Angelo Orlando, appuntato dei carabinieri, e Giuseppe Pezzuto, parrucchiere, si sono uniti civilmente. Non si sono sposati perché in Italia il matrimonio egualitario non esiste, a differenza della maggior parte dei paesi dell’Europa Occidentale e dell’Unione Europea in genere (14 paesi su 27 lo hanno dichiarato legale).

E’ avvenuto l’8 maggio 2023, in provincia di Brindisi. Una festa con famiglia e amici, senza particolari differenze con quanto avviene per un matrimonio di una coppia eterosessuale: commozione, qualche lacrima, un banchetto, festeggiamenti.

Ma una differenza evidentemente c’è, anzi due: ad unirsi erano due uomini e uno dei due ha voluto unirsi civilmente in divisa d’onore e seguendo in tutto e per tutto il cerimoniale dedicato dall’Arma, incluso picchetto d’onore.

La notizia ha fatto scalpore. Sono fioccati commenti sui social accomunati da un certo spirito che definirei con eleganza non inclusivo...

L’omosessualità maschile è più scandalosa?

Molto più scalpore si è scatenato stavolta rispetto a una notizia simile, accaduta solo pochi mesi fa: l’unione civile tra Elena Mangialardo, carabiniera vicebrigadiera e Claudia De Dilectis, imprenditrice, avvenuta a luglio 2022 a Cefalù. In questo caso le reazioni sono state leggermente più contenute, come se l’omosessualità maschile generasse qualche elemento di disgusto in più.

Anche qualche intellettuale si è cimentato nella proclamazione della propria contrarietà. Tra questi il giornalista e scrittore Marcello Veneziani, che dal suo blog si interroga sul “Perché ci turbano le nozze omo del carabiniere”.

In un mondo normale, quale il mondo che io vagheggio forse ingenuamente, dovrebbe essere logico chiudere il dibattito con Veneziani rispondendo brevemente “Parlane con il tuo psicologo”. Oppure “Chi ti ha chiesto di commentare un evento privato?”.

Invece voglio provare proprio partendo dal post di Veneziani a tratteggiare il contesto di questo turbamento che, comunque, ha sempre a che fare con le ragioni del disgusto illustrate brillantemente da Martha Nussbaum in “Disgusto e umanità. L’orientamento sessuale di fronte alla legge”

Veneziani ci parla del suo disagio e non lo fa in tono personale, investigativo, per dirci “Perché io non riesco a fregarmene del fatto che due persone decidano di festeggiare la loro unione con amici e famiglia?”.

Lo fa, invece, cercando di convincere il lettore, usando stratagemmi retorici che mirano a fondare il suo disagio che è e rimane indiscutibilmente personale e privato.
Veneziani punta sulla tradizione (“Quell’immagine scuote un’abitudine”, “Infrange una tradizione”, laddove “L’uomo ha bisogno di tradizioni, di continuità, di regole, di confini”), per poi passare, senza soluzione di continuità, all’ostentazione (“Nella misura c’è la discrezione, la non ostentazione, la capacità di discernere ciò che è intimo da ciò che è pubblico, ciò che è privato da ciò che è solenne”) e non si rende conto che sta parlando di unione civile o di matrimonio (nel caso di una coppia etero) che ogni giorno viene celebrata e festeggiata in modalità spesso centrate sull’ostentazione, sullo sfarzo e perché no, anche sul trash.

Ci siamo scordati il matrimonio tra Pippo Baudo e Katia Ricciarelli? Quello tra Fedez e Chiara Ferragni a Noto? Marcello Veneziani, da bravo pugliese, non ha mai partecipato a uno dei pomposi matrimoni in una delle masserie della sua regione?

Evidentemente Marcello Veneziani ci parla di se stesso. Ce ne accorgiamo quando scrive “Ogni scelta che si fa nella vita ti apre delle cose e te ne preclude delle altre, non si può essere tutto e il contrario di tutto, volere tutto e anche di più. Bisogna accettare un ruolo, sposare uno stile e ogni stile è fatto di cose da fare, altre da evitare”.

Marcellooooooooo (mi verrebbe da scuoterlo imitando Anita Ekberg ne “La dolce Vita”), la vita è delle persone e finché non si infrange la legge o non si nuoce ad altri, ognuno deve essere libero di viverla come la desidera e come vuole immaginare il proprio futuro. Oppure vogliamo essere liberisti solo quando parliamo di economia?

Il blog di Marcello Veneziani ci ripropone lo stigma di sempre, che colpisce tutte quelle persone omosessuali che desiderano essere altro, a livello di estetica, di professione, di stile di vita, rispetto a quello che l’immaginario collettivo vorrebbe imporre loro.

Ecco perché è importante tornare a godersi la visione dello struggente I segreti di Brokeback mountain di Ang Lee, Leone d’Oro a Venezia nel 2005, e candidato al premio Oscar nel 2006. Un film intimista e profondo, tratto dall’omonimo romanzo di Annie Proulx, che evidenzia la sofferenza di chi viene stigmatizzato dalla società in cui vive.

Cosa ci insegna l’unione civile
del carabiniere

Basterebbe sedersi in un luogo comodo, sorseggiare la nostra bibita preferita, per riflettere a mente fredda e capire alcune cose da questa unione civile del carabiniere. E allora proviamo a rispondere a Marcello Veneziani punto per punto:

  • No: non si infrange alcuna tradizione. Non esiste una tradizione che ci dice che un carabiniere non possa essere gay. Come non esiste una tradizione che dica che un carabiniere non possa essere donna. E infatti ora ci sono molte carabiniere impegnatissime ed efficientissime. Esiste una cultura che ci condiziona e che ci fa credere che ciò che è sempre stato non può cambiare. E invece, da quando l’essere umano è comparso sulla terra, tutto cambia in continuazione, anche quello che ci sembra immutabile o immutato.
  • No. Non c’è stata alcuna ostentazione. Anzi. Il carabiniere si identifica talmente tanto con il suo lavoro e con l’Arma di cui fa parte, da aver scelto di unirsi civilmente in divisa e di voler celebrare con il picchetto d’onore. Non è questo forse un bellissimo gesto d’amore e fedeltà?
  • No. Non bisogna rinunciare a nulla nella vita (sempre nel rispetto delle leggi e della convivenza). Si può desiderare di essere carabiniere e unirsi con il proprio compagno. La verità è che si apre un nuovo mondo. In cui i carabinieri gay non sono più obbligati a nascondersi e magari a sposarsi con una donna. Possono scegliere di essere se stessi e se stesse. E questo è un bene, non un male.
  • Sì. Succederà proprio quello che dici tu, Marcello. Ci abitueremo, per fortuna, anche a queste immagini. E finalmente avremo una società in cui i condizionamenti di genere non saranno più attivi. Ci saranno ragazze che vorranno fare le meccaniche e ragazzi che vorranno fare i maestri di scuola d’infanzia. Ci saranno carabinieri gay e carabiniere lesbiche che si sposeranno con i loro compagni e le loro compagne. E come ci profetizzava Lucio nel lontano 1979 dalle parole di “L’anno che verrà”, “E si farà l’amore, ognuno come gli va. Anche i preti potranno sposarsi ma soltanto a una certa età”.
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