Prima di ogni altra cosa, guardate questo video (oltre 70 mila visualizzazioni): schermo intero e volume appalla. E, mi raccomando, do not judge, just look!

Credo di essermi definitivamente innamorata di questo fotografo, Anthony Patrick Manieri, del suo sguardo puro, decostruito, libero da qualsiasi pregiudizio, anche estetico, capace di riscrivere parametri, significati, orizzonti, non solo del maschile, anche se il tema è quello, il man empowerement (o body positivism per l’universo maschile). Buffo, sì, parlare di acquisire potere per gli uomini, in una contemporaneità che cerca strenuamente di decostruire proprio quel potere che per secoli, che dico, millenni, ha sottomesso e violentato le donne, carnalmente, politicamente, socialmente, nella relazione privata, in quella professionale, ovunque. Sembra anacronistico questo progetto, Arrested Movement, in era #MeToo.

Eppure la provocazione è interessante, soprattutto se si pensa che potere e assertività non sono sinonimi, e che molti uomini, come molte donne, come molti esseri umani in generale, soffrono di minority stress disorder, ossia di stress per il fatto di essere diversi dalla maggioranza, dalla norma, a-normali.

I “luoghi” più efficaci per inserire nuovi codici nel conformismo dei linguaggi sono credo pubblicità, arte e fotografia, cinema, moda, fumetti, social media e videogiochi. Dagli anni ’70 in poi, grazie alle femministe, è stato percorso un viaggio molto importante nella presa di coscienza di alcuni stereotipi infestanti per una sana self confidence e empowerement delle donne con il loro corpo ma anche per un sano rapporto degli uomini con le donne e coi loro corpi. Ma questo percorso ha escluso gli uomini, che, dal canto loro, non sono riusciti a percorrere un viaggio parallelo per decostruire molti stereotipi, diversi ma simmetrici in quanto a infestazione, legati al mondo maschile. Il cosiddetto doppio standard, insomma, non ha fatto bene nè alle donne nè agli uomini, solamente che gli uomini sono indietro di 50 anni nel percorso di autodeterminazione.

Cosa intendo per autodeterminazione maschile? Poter piangere, ad esempio, O essere impotenti. Non performanti, emozionali, affettuosi. Non essere aggressivi, predatori, prevaricatori. Preferire la relazione al potere. E così via. Banalità? Forse, ma sarei cauta nel liquidare la cosa. In ogni caso, non c’è “letteratura” su accettazione e inclusione di differenti tipi di bellezza del corpo maschile, cui si continua a chiedere di essere forte, virile e statuario, generando un senso di frustrazione e minando l’autostima di chi non si rispecchia in certi modelli o non vi può accedere.

Manieri, con il suo progetto, diventa un’avanguardia e sensibilizza le nostre società sul body positivism per uomini: auto-accettazione, autostima e inclusività di ogni tipo di bellezza maschile. Gli scatti, straordinari, sono una sorta di manifesto del suo movimento culturale che, per fortuna, in un battito di ciglia sta riscuotendo moltissimo interesse da parte di gallerie ed editori in tutto il mondo. Volano felici nell’aria della loro vita, i protagonisti degli scatti di Manieri, come nell’attimo della loro gioiosa e autentica rivelazione, quando, consapevoli e fieri del loro corpo, mettono a nudo la propria verità davanti l’obbiettivo del fotografo.

E, allora, viva la morbidezza, la disabilità, il transgenderismo, i colori della pelle, le cicatrici, la diversità, l’unicità.

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