Angels In America

Un testo teatrale, divenuto miniserie TV poi, che non può mancare nella cultura del mondo LGBT sicuramente è ANGELS IN AMERICA del drammaturgo statunitense Tony Kushner. Un testo che si divide in due parti IL MILLENNIO SI AVVICINA e PERESTROIKA; conosciuto molto bene da alcuni ma che, nonostante il suo valore e un cast di stelle hollywoodiane nella miniserie TV, non è diventato così popolare nella comunità LGBT soprattutto in Italia.
Ricordo che nel 2001, appena trasferito a Milano, lo vidi pubblicizzato su quella che un tempo era Telemontecarlo, che annunciava a breve la messa in onda di una miniserie TV (tema gay) con un cast stellare; già stupisce come un evento tv come quello venisse mandato in onda per la prima volta in un canale minore, ma su questo potremmo rispolverare le ipocrisie e mentalità poco aperte a certi argomenti dei media. Rimasi incuriosito e vidi solo la prima puntata; per qualche strano motivo lo trovai complesso, visionario, non riuscii ad avere pazienza forse o non ero maturo io per alcuni temi e per quella modalità di narrazione. Tornando indietro con il senno di poi capii che mi trovavo di fronte ad una vera e propria opera oltre quel che poteva essere un testo teatrale o un’eccezionale miniserie TV.
Circa 10 anni dopo sono tornato in contatto con quel testo. Mio marito era lo scenografo della messa in scena del testo dal teatro Elfo Puccini di Milano. Fu un’ondata di emozioni uniche.
Il testo è una fotografia dell’America, e dell’umanità, conservatrice reaganiana degli anni ’80 quando si abbatté il flagello dell’AIDS. Storie di coppie, di rapporti familiari, di rivelazioni, di singole vite che si incrociano o si sfiorano raccontando a noi stessi chi siamo. Con l’avvicinarsi del millennio i protagonisti fanno i conti con se stessi, con il timore di una fine del mondo oppure con un nuovo inizio, con la paura di una malattia e con la verità. In questo testo c’è tutto: amore, rabbia, paura, desiderio di verità, ironia, sarcasmo; alcuni pesonaggi del testo sono realmente esistiti così come alcuni eventi a cui si fa riferimento sono realmente accaduti; questo permette al testo di aderire ad un preciso momento storico americano descrivendo un momento umano e politico.
Potremmo dire che i personaggi di questo testo possono rappresentare molti di noi: ci si può riconoscere nel malato che affonta quasi con spirito mistico la malattia, nel suo fidanzato che fugge incapace di affrontare la situazione, nell’avvocato, gay in segreto, che ha messo su famiglia per convezione sociale e la cui moglie fugge in luoghi immaginari, nei tanti momenti in cui viene lasciata sola a casa, con una manciata di psicofarmaci; altri sono i personaggi dai tratti caratteriali forti e carismatici come la mamma dell’avvocato e l’infermiere afroamericano amico della coppia gay che irrompe in scena con un sarcasmo esilarante.
Il testo in teatro dura ca. 3 ore per ogni singola parte ma scorre con un ritmo quasi da telefilm; in TV ovviamente trovano spazio scene, effetti speciali e un’interpretazione di star che lascia senza fiato; in teatro, come nella miniserie TV, gli stessi attori interpretano più ruoli dando una grande prova di recitazione.
Questo testo non è solo una storia gay, è molto di più, racconta l’umanità di oguno di noi, il desiderio di amore, di risposte, e tutto con un linguaggio e storie che fanno passare da momenti di grande commozione a momenti estremamente divertenti, perché così è anche la vita. Alla fine della visione ci si sente meno soli, forse vicini ad uno dei personaggi o forse consci che tutti viviamo le stesse paure anche se si fa di tutto per mascherarle.
Perché la presenza di un angelo nel titolo? Questo dovrete scoprirlo guardando la serie TV o leggendo il testo.
Non sto ad elencare i premi che ha vinto dopo il debutto in teatro nel 1991 in America, ma vi invito a comprare il testo o a cercare la miniserie TV che vale la pena vedere anche per gli interpreti (Emma Thompson, Meryl Streep, Al Pacino ed altri).
Tra le tante… una battuta che mi è rimasta scolpita è quella dell’infermiere afroamericano: “L’uomo bianco che ha scritto l’inno americano sapeva cosa stava facendo. Ha messo la parola “libertà” su una nota così alta di modo che nessuno potesse arrivarci”.
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