Benedire il cammino: dalla “Via Crucis di un ragazzo gay” alla svolta della Chiesa in Germania
Dopo il grido di dolore e speranza di Luigi Testa, la Chiesa tedesca approva ufficialmente le benedizioni per tutte le coppie che si amano.

Dopo il grido di dolore e speranza di Luigi Testa, la Chiesa tedesca approva ufficialmente le benedizioni per tutte le coppie che si amano.
Essere un giovane gay nella Chiesa cattolica, per decenni, ha significato portare una croce invisibile fatta di silenzi, esclusioni, fede ostinata.
Lo racconta con voce autentica e poetica Luigi Testa nel suo libro Via Crucis di un ragazzo gay (Castelvecchi Editore, 2024), dove ripercorre simbolicamente le 14 stazioni tradizionali della Via Crucis cattolica, reinterpretandole come tappe di una sofferenza personale e di un cammino di riscatto nella fede.
Non una denuncia, ma una preghiera profonda che tiene insieme ferite e speranza.
Oggi, forse, quel cammino può trovare una nuova accoglienza.
Il 4 aprile 2025, in Germania, il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi (ZdK) e la Conferenza Episcopale Tedesca hanno approvato una guida che consente ufficialmente la benedizione delle coppie che si amano, comprese le coppie LGBT+.
Un gesto che non rappresenta solo una novità pastorale, ma un atto di restituzione di dignità e di fiducia a tante storie di amore e di fede.
Il cambiamento non è improvviso: affonda le radici in un cammino di ascolto e discernimento iniziato anni fa, soprattutto nel Nord Europa.
Già nel 2022, i vescovi delle Fiandre avevano pubblicato una liturgia di benedizione per le coppie dello stesso sesso, riconoscendo, pur nella distinzione dal matrimonio sacramentale, il valore teologico di ogni relazione improntata alla fedeltà e all’amore responsabile.
In Germania, il Cammino Sinodale ha rappresentato un laboratorio ecclesiale unico: attraverso assemblee, testi ufficiali e consultazioni diffuse, è maturata una nuova consapevolezza.
Non si trattava di adattarsi al “mondo”, ma di ritrovare il cuore del Vangelo: quello che riconosce, in ogni storia di amore e dedizione, il segno discreto ma potente dello Spirito Santo.
La testimonianza dei gruppi cristiani LGBT+ è stata decisiva.
Attraverso celebrazioni, incontri di preghiera, laboratori teologici, realtà come HuK Deutschland o i Queergottesdienste di Francoforte hanno costruito lentamente una nuova grammatica ecclesiale, basata sull’accoglienza, sulla fedeltà e sulla gioia della fede vissuta.
Le loro storie hanno mostrato che la grazia di Dio non conosce confini artificiali, e che l’amore vissuto con autenticità è sempre una possibilità di Vangelo.
Papa Francesco è stato il motore silenzioso e irrinunciabile di questo cambiamento.
Già nella sua prima intervista da pontefice, nel luglio 2013, rispondendo a una domanda sulle persone omosessuali, disse parole destinate a tracciare un solco: “Chi sono io per giudicare?”.
Non era solo una battuta: era il segno di una nuova postura ecclesiale, fondata sull’incontro e sulla misericordia, temi che sarebbero diventati l’asse portante di tutto il pontificato.
Nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia (2016), Francesco ha più volte insistito sulla necessità di accompagnare tutte le situazioni di vita, comprese quelle “irregolari”, con uno sguardo di comprensione e misericordia.
Con l’enciclica Fratelli Tutti (2020), ha rilanciato l’idea di una fraternità aperta a tutti, senza esclusioni, ribadendo che “ogni essere umano ha diritto a una vita degna”.
Questa visione si è tradotta, nel dicembre 2023, nella dichiarazione Fiducia Supplicans, in cui il Dicastero per la Dottrina della Fede – con la probabile approvazione di Francesco – ha aperto ufficialmente alla possibilità di benedire le coppie che chiedono l’aiuto di Dio, indipendentemente dalla loro situazione canonica.
Non un cedimento dottrinale, ma un ritorno al Vangelo della prossimità, dove l’amore è riconosciuto come spazio in cui Dio già opera.
Papa Francesco non ha imposto rivoluzioni: ha semplicemente spalancato le porte a processi che già lo Spirito aveva messo in moto nella vita delle comunità.
La benedizione delle coppie LGBT+ non è un compromesso pastorale.
È un segno profetico che ricorda alla Chiesa la sua vocazione originaria: riconoscere Dio all’opera ovunque fiorisca amore, fedeltà, cura reciproca.
Queste benedizioni sono semi di un rinnovamento ecclesiale che parte non dalle strutture, ma dai volti concreti delle persone.
Sono liturgie della speranza, capaci di guarire ferite antiche e di ricostruire legami di appartenenza e di fede.
Luigi Testa, Via Crucis di un ragazzo gay (Castelvecchi Editore, 2024).
In questo testo intenso e poetico, Testa ripercorre le 14 stazioni tradizionali della Via Crucis, trasfigurandole nel racconto della sua personale ricerca di Dio come giovane omosessuale credente.
Con la prefazione del vescovo Francesco Savino e la postfazione di Sergio Massironi, il libro si pone come uno dei primi contributi in lingua italiana che unisce fede, esperienza LGBT+ e spiritualità della croce.
Non una denuncia, ma un canto di resilienza che aiuta a comprendere perché, oggi più che mai, la benedizione non è concessione ma riconoscimento.
Il tempo della solitudine si spezza.
La croce diventa via di speranza.
La benedizione diventa risposta.