Il mio primo suggerimento per questa nuova rivista (stella danzante a cui auguro lunga vita e tante sorprese) è una storia, nella sua doppia versione di libro e film. Partiamo dalla carta: The Price of Salt è un romanzo di Claire Morgan del 1952. Indimenticabile, e chi lo ha letto lo sa. Indimenticabile per la potenza con cui l’umanità trabocca da ogni capitolo, paragrafo, riga, aggettivo. Un’umanità che non ha definizioni o codici, se non quelli attribuibili alla natura stessa dell’essenza umana.

Molti di voi già lo sanno: stiamo parlando di Carol, secondo romanzo di Patricia Highsmith e terzultimo film di Todd Haynes. Stiamo parlando del libro scritto sotto pseudonimo e censurato nella metà del secolo scorso ma anche del film del 2015, il più acclamato dalla critica specializzata mondiale secondo Metacritic. Stiamo parlando del quarto romanzo lesbico mai scritto dopo Carmilla (1872), Il pozzo della solitudine (1928) e La foresta della notte (1936) e del film premiato dalla più importante organizzazione di critica cinematografica statunitense (National Society of Film Critics).

Una storia di quelle che cambiano un’epoca e, per restare in tema con questa rivista, appunto la riscrivono. Talmente scandalosa che l’editore di Highsmith, Harper & Brothers, si rifiutò di pubblicarlo. Sessualmente scandalosa? Non credo. Carol, che ormai non possiamo più immaginare con un volto diverso da quello di Cate Blanchett, non solo ama un’altra donna, non solo divorzia, ma, per amore di lei è disposta a separarsi dalla figlia. Stiamo parlando degli anni Cinquanta del secolo scorso: NB.

Eccolo il tabù. Ed ecco la potenza. No, Carol non è una storia lesbica, Carol  è una storia di volizione, di desiderio, di amore, di passione, di autodeterminazione, di empowerement, di emancipazione, di coraggio, di fiducia.
Carol parla alla parte più timida di ognuno di noi e dice: si può! Si può sopportare tutto quel dolore. Si può sopportare l’umiliazione. L’emarginazione, il disonore, la messa al bando. Si può in nome di se stessi e di ciò che si è, si prova. In nome della propria autenticità.
In questo senso Carol non è un film lesbico e nemmeno femminista. Carol è una storia scandalosa perché scardina tanti, troppi collanti che compattano le nostre società borghesi, allora come oggi. E li scardina semplicemente attraverso l’affermazione dell’autenticità a discapito dell’ipocrisia, la quale sì, tanto ci costa, ma anche è capace di schermarci, proteggerci, nasconderci. Anche di fronte a noi stessi.

Carol è un grido contro l’umanità sacrificata, il falso sé, l’urlo che libera la vita e che ci insegna che l’unico modo per sviluppare valore è quello di non tradire mai se stessi, di non andare mai contro di sé, di sostenere sempre la propria indole, il proprio desiderio, i propri sentimenti, le proprie volizioni. Nessun egoismo, nonostante tutto, perché l’affermazione di sé, in questa storia esemplare e rivoluzionaria, non è a discapito di qualcuno: non è contro, è “con”. “Con” amore, “con” responsabilità, “con” coraggio, “con” desiderio, “con” vulnerabilità, “con” rischio. L’apoteosi dell’integrazione di tutte le parti di sé. Compreso il baratro del dolore.

Ah già, la trama: siamo a New York, Therese è una giovane scenografa che non trova lavoro e si mantiene facendo la commessa in un grande magazzino. E’ lì, per caso, che conosce Carol, una cliente. Esplode una passione irreversibile, vissuta in maniera molto diversa dalle due donne: una, più giovane e inesperta della vita, fidanzata con un ragazzotto, l’altra, Carol, bisessuale da tempo, madre di una bambina e in attesa di divorzio. Ma si tratta di un portone spalancato su un amore per entrambe mai vissuto prima. Carol però è in un labirinto: il marito, se venisse a sapere di questa relazione, potrebbe denunciarla per indegnità e farle togliere la custodia della figlia (all’epoca i rapporti omosessuali erano illeciti).
Per chi ancora non avesse letto il libro o visto il film, evito lo spoiling. Su una cosa invece allerto: a mio avviso, insieme a “Secretary”, “Lezioni di piano” e “Fur”, si tratta di un film tra i più sensuali mai raccontati.

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