Sono passati quasi 40 anni dalla comparsa anche in Italia dei primi gruppi di omosessuali cristiani e molta strada è stata percorsa ma senza che cambiamenti sostanziali possano essere riscontrati nelle pratiche pastorali e comunitarie cattoliche.

Tutto iniziò a Pinerolo, con la visione profetica di Ferruccio Castellano che cercò di intercettare il bisogno di tanti credenti, sparsi per tutta Italia, di trovare una chiave per conciliare il proprio orientamento sessuale con la fede.

Solo molti anni dopo, a ridosso del World Pride 2000 di Roma, alcuni dei gruppi riuscirono a maturare le condizioni per un timido percorso di visibilità che, nel corso di questi ultimi 20 anni, ha consentito di fare un ottimo lavoro di sensibilizzazione soprattutto delle parti più di frontiera della Chiesa e, comunque, di far evolvere i cristiani LGBT+ dalla dimensione catacombale del nascondimento a quella della aggregazione, del fare rete e della formazione di una consapevolezza di gruppo.

Negli ultimi anni la richiesta di accoglienza e aiuto che arrivava, spesso non ascoltata, dalle persone LGBT+ ai loro pastori e comunità, ha lasciato il passo ad una nuova voglia di proattività e partecipazione e i gruppi di cristiani omosessuali e transessuali, spronati anche dalla rivoluzione semantica e pastorale (non dottrinale) di papa Francesco, hanno ri-iniziato a popolare le parrocchie, comunità, movimenti, a richiedere battesimi per i loro figli, benedizioni per le loro unioni, inserimento nelle attività e nei gruppi.

Tutto questo avviene in un contesto ancora molto frammentato dove da un lato campeggia la resistenza alla presa in carico della questione LGBT+ da parte di una fetta della Chiesa Istituzione, come evidenziato dalla lotta più o meno esplicita al DDL Zan, e dall’altra segnali più o meno forti di apertura e voglia di dialogo.

La novità dal fronte CVX:
l’esigenza di un cammino di inclusione

Una delle novità più eclatanti è la presa di posizione della CVX italiana (Comunità di Vita Cristiana), una realtà presente in 62 Paesi, che riunisce adulti e giovani di ogni condizione con vicinanza particolare con l’ordine dei padri Gesuiti e un forte legame con la spiritualità ignaziana.

Dopo le sorelle di Malta, Cile e Spagna, anche la CVX italiana ha approvato recentemente, in occasione del 46mo congresso nazionale che si è svolto a Ciampino (RM) dal 29 ottobre al 1 novembre 2021, un documento che, per la prima volta in Italia, riconosce ufficialmente l’esigenza di un cammino di inclusione e accoglienza delle persone LGBT+.

Il documento (che si può trovare integralmente qui) tra i vari punti evidenzia che:

“la Comunità di Vita Cristiana è felice che al suo interno le persone LGBT+ siano fraternamente accolte e prendano parte al cammino comunitario, con tutte le responsabilità che ne derivano; che siano a servizio degli ultimi e mettano a frutto i propri talenti, così come tutti siamo chiamati a fare, senza la paura di doversi rivelare, ma sapendo di essere accolti e amati.”

Insomma, un segnale di inclusione espresso in quotidianità e naturalezza che si affianca ad altre due positive novità emerse negli ultimi giorni: la lettera di papa Francesco a New Ways Ministry, una delle organizzazioni storiche LGBT+ cristiane americane, e alla sua fondatrice, suor Jeannine Gramick in cui ringrazia il gruppo per il lavoro di accoglienza fraterna, esprime un giudizio molto positivo di suor Jeannine che definisce una donna valorosa che ha sofferto molto per la sua pastorale; il sostegno espresso alle persone LGBT+ da don Giorgio Riccoboni, parroco della cattedrale di Treviso che, insieme ad altri confratelli preti, religiosi e alcune suore, ha scritto una lettera ad Avvenire prendendo spunto dalla bocciatura del ddl Zan per chiedere scusa alle persone omosessuali.

Un messaggio di suor Jeannine Gramick alla comunità dei cristiani LGBT+

E’ molto interessante capire come si riesca ad arrivare a un documento condiviso ed approvato come quello della CVX Italia. Per farlo ho contattato due autorevoli rappresentanti: Romolo Guasco, presidente della CVX Italia, e Maria Letizia D’Amico, coordinatrice cittadina per Roma della CVX.

Buongiorno Maria Letizia e Romolo. Quale è stato il percorso che la CVX Italia ha fatto per arrivare a un documento sulle persone LGBT+?
MLDA:  la CVX in Italia è composta da diverse realtà locali quindi dobbiamo parlare dei cammini che hanno portato a questo documento: a Palermo, ad esempio, la comunità ha deciso di declinare l’invito del Papa di andare alle frontiere cercando proprio il contatto e la vicinanza con i gruppi cristiani lgbt+ e così da anni l’intera comunità è  coinvolta nell’organizzazione della veglia annuale per il superamento della transomofobia. A Roma, alcune persone, con il mandato della comunità, hanno iniziato un percorso di spiritualità e condivisione rivolto soprattutto a genitori (genitori di persone lgbt+ e persone lgbt+ genitori) in collaborazione con la Comunità di Base di Ssn Paolo e il gruppo di gay credenti Cammini di Speranza.

RG: difficile scappare da questo tema oggi. E’ sempre all’attenzione dell’opinione pubblica, caro alla maggior parte dei giovani e sempre nell’agenda istituzionale, prima con le Unioni Civili e poi con la proposta di legge Zan. Ed è anche difficile sottrarsi alle strumentalizzazioni politiche. Dopo alcuni anni ed alcune prese di posizione sia delle comunità locali, sia dell’Esecutivo nazionale, abbiamo deciso di proporre un documento nella più vasta assemblea nazionale, che è stato approvato unanimemente. Spero sia un contributo di chiarezza e in qualche modo di comune responsabilità.

Si erano affacciate prima alla vostra porta persone, coppie LGBT+?
RG: si, in questi anni è emersa in alcune comunità locali, più o meno apertamente, la volontà e la necessità di confrontarsi sul tema, anche per la presenza di qualche fratello e sorella omosessuale. Abbiamo avuto delle forti e significative testimonianze di vita. Importante anche l’accompagnamento fatto ad un gruppo di persone LGBT e loro genitori da alcuni appartenenti alla CVX: il metodo del “discernimento” proposto da Sant’Ignazio appare quanto mai utile.

MLDA: in realtà all’interno delle comunità, nelle varie realtà locali, sono diverse le persone omosessuali che da sempre fanno parte della cvx, alcune più grandi, altre più giovani. Le storie sono diverse: qualcuno si è sentito di poter dire apertamente di sé  all’interno della propria comunità, altri no (senza però nascondere la propria convivenza e il proprio legame con persone dello stesso sesso) e così, grazie anche un po’ alle nuove abitudini dettate dal covid, ci si è cercati via zoom prima per confrontarsi sulla partecipazione della CVX in Italia alla veglia online nazionale  (che però poi non si è tenuta), poi per redigere un documento in appoggio al ddl Zan e quindi con l’idea di redigere il documento presentato e poi approvato all’unanimità in assemblea.

L’incontro con loro ha favorito la crescita della consapevolezza?
RG: certamente: dietro ad un certo clamore e senso rivendicativo dei gruppi LGBT, si coglie ancora timore e solitudine nelle persone, anche nei luoghi dell’incontro con Dio, che invece è sempre amore e liberazione. E perdono, se ce ne fosse bisogno. Sia chiaro: non vogliamo, e certo né possiamo e sappiamo, cambiare il catechismo cattolico. Ma chi vede tutto ciò come un pericolo per la tradizione della famiglia cattolica forse ha dimenticato che la famiglia sacramentale è vocazione profonda, che se è autentica e non formale, certo non può essere messa in crisi dalla diversità. E’ allora urgente porre due punti chiari, come si fa nel documento: la necessità di accogliere con autenticità e senza paternalismo nella comunità cristiana le persone LGBT che lo desiderano, e l’urgenza di attivare percorsi di ricerca biblica, teologica ed etica, su questi temi.

MLDS: si è di fatto creata all’interno della cvx una specie di “commissione” (molto informale) sensibile a queste tematiche che ad un certo punto ha voluto spingere la comunità nazionale a esplicitare un messaggio di accoglienza e condivisione che finora era rimasto implicito e che certamente continuerà a condividere e confrontarsi.

In che modo il documento approvato da CVX Italia diventerà operativo?
RG: intanto parla a tutti gli appartenenti alle CVX, coinvolgendo migliaia di persone in Italia, e parla anche ai padri Gesuiti che assistono le nostre comunità. C’è un percorso anche personale da fare per un “incontro autentico delle diversità” come scriviamo. Sarà poi diffuso nelle diverse occasioni ecclesiali e non: c’è un lavoro anche di cultura collettiva da fare, che non va banalizzato.

MLDA: crediamo che davanti al Signore siamo persone e in quanto tali ci incontriamo; l’accoglienza all’interno delle nostre comunità è già  un dato di fatto. Vorremmo però approfondire queste tematiche magari con giornate di studio a livello nazionale o locale o percorsi di formazione ma non abbiamo ancora progetti concreti.

Volete lanciare un messaggio per le persone LGBT+ che ci leggono?
MLDA: la chiesa siamo noi: l’incontro e l’accoglienza, l’ascolto e la condivisione sono già una realtà.

RG: a chi è credente e cristiano vorrei chiedere di continuare a sperare nella Salvezza annunciata da Gesù, e vorrei bussasse alle porte delle comunità cristiane: nonostante l’emarginazione subita e qualche ipocrisia incontrata è maturo il tempo dell’incontro fraterno.

Insomma, per citare il sommo maestro Franco Battiato, “segnali di vita nei cortili e nelle case all’imbrunire”. Che la distanza tra l’evoluzione delle dinamiche sociali e la visione della Chiesa Istituzione si possa ridurre con un’azione dal basso.

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