Essere disobbedienti, oggi, è forse l’unico modo di restare umani e diventa un atto di coscienza. Nella storia, ogni gesto che ha scalfito l’ordine stabilito è stato definito sovversivo. Ma non c’è nulla di più giusto, a volte, che sovvertire. Oskar Schindler, imprenditore tedesco, falsificò elenchi e documenti per salvare centinaia di ebrei dallo sterminio: un atto illegale, eppure profondamente umano. La disobbedienza, quando è mossa dall’amore, diventa giustizia che precede la legge, luce che attraversa l’oscurità del potere.

La flotta — la nostra flotta — Global Sumud Flotilla nasce da questo spirito. È un atto di disobbedienza civile, un gesto che riconnette le persone alla parte più viva e autentica di sé, quella che chiamiamo umanità.

È resistenza, è resilienza. E la resilienza non è fuga, ma presenza: restare dentro l’avversità e rispondere con sostanza, con coraggio, con voce.

Perché il silenzio, oggi, è complicità. È la stessa complicità di chi, nei momenti più bui della storia, si è limitato a obbedire. È il silenzio di uno Stato che non riconosce la Palestina, mentre il mondo intero avverte — da 75 anni — la necessità di due popoli, due stati, due diritti di esistere.

Oggi, chiedere di esistere è diventato un atto sospetto

Ma non è un peccato voler vivere: è un diritto, anzi, un dovere. Etichettare gli attivisti come terroristi, usarli come strumenti di propaganda, significa piegarsi alla logica dei regimi totalitari, dove la paura diventa la misura del controllo.

Ma questa volta la paura non vince. Milioni di persone sono scese in piazza — in Italia e nel mondo — per gridare ciò che per troppo tempo si è  urlato soffocato nel cuscino.

È tempo di uscire.

È tempo di alzare la voce, di manifestare in modo civile e consapevole il proprio dissenso. Perché non si può accettare che il valore di una vita valga meno di una striscia di gas. Non si può restare immobili mentre i potenti disegnano piani di pace fondati sull’avidità e sull’interesse.

E allora eccoci qui, i pirati. Non fuorilegge, ma liberi. Pirati urbani che cercano la poesia oltre il confine e, questa volta, la realtà dentro la poesia. Pirati che hanno scelto la follia come forma di lucidità, la disobbedienza come linguaggio d’amore, la parola come atto politico. Come un cappello di paglia divenuto simbolo di resistenza, anche noi trasformiamo l’immaginario in presenza.

È già accaduto: la letteratura ha acceso rivoluzioni. E accade ancora, ogni volta che qualcuno sceglie di non tacere. Non distogliamo lo sguardo. Non crediamo che pensare, parlare, schierarsi sia pericoloso. Non restiamo in silenzio oggi per doverci pentire domani.

Benvenuti tra i Pirati.

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