Quasi tutte le chitarre hanno la cassa tonda, ma non quelle di Bo Diddley, che invece sono tutte quadrate. Questo perché, dopo un’esperienza poco piacevole, il giovane Bo decise che si sarebbe costruito da solo una chitarra più maneggevole e meno ingombrante, che gli consentisse di saltare sul palco senza rischiare di far danni.

Così si presenta sul palco una delle leggende meno note del blues e quindi del rock, salito agli onori delle classifiche e dei grandi media agli inizi degli anni ’50 e trasformato in leggenda da quella generazione di musicisti, britannici e americani, che negli anni ’60 hanno recuperato l’esperienza fondamentale dei grandi bluesmen per dar vita al rock come lo conosciamo oggi. (qui alcuni brani del suo repertorio)

Diddley, non solo chitarre ma punto di riferimento per tanti

Esattamente ottanta anni fa iniziava la carriera di una delle leggende della storia del rock e del blues, spesso misconosciuto, amato più dai musicisti che non dal pubblico, personaggio riservato e poco appariscente, al di la della forma delle sue chitarre, ma assolutamente fondamentale nello sviluppo del rock’n’roll e della popular music. Scomparso a 79 anni, Diddley è stato un punto di riferimento per tanti, da Mick Jagger e Keith Richards agli U2, dalla generazione californiana degli anni Sessanta fino ai musicisti della new wave.

Influenzato a sua volta da mostri sacri come Muddy Waters e John Lee Hooker, Bo Diddley (nome d’arte che significa niente in particolare nello slang degli afroamericani del sud degli Stati Uniti; il suo vero nome è Elias McDaniel) ha saputo creare uno stile e soprattutto un tipo di ritmo unici. Attingendo alla rumba e ad altri tipi di sonorità e mischiandoli alla ripetitività tipica del blues classico, Diddley ha creato un nuovo filone per la musica di strada che, in virtù della sua ritmica particolarissima, poteva anche fare a meno di complesse armonie.

Molte sue canzoni consistono di un solo accordo ripetuto per tutto il brano, come dimostrano i successi I’m A Man, I’m Looking For A Woman e Who Do You Love?.

Sperimentatore e molto ironico nei suoi testi, Bo si è segnalato subito per uno stile tutto suo, sia nelle accordature sia per il suono che dà alle sue chitarre elettriche.
Queste ultime non sono ancora distorte e sporche come quelle di Hendrix e dei primi hard rockers, ma nemmeno pulite come quelle dei suoi predecessori, in virtù di un uso del feedback che ha fatto scuola per le generazioni successive. Le chitarre quadrate di Diddley sono le prime a suonare con tremolii e toni particolarmente alti, ampliando di fatto le possibilità espressive dello strumento secondo modalità mai sentite in precedenza.

Il successo arrva anche in Europa

Elias, nato Ellas Otha Bates, diventato poi Elias McDaniel e, in arte, Bo Diddley, ha iniziato a frequentare la musica a Chicago, prima nelle chiese poi nelle orchestre e pian piano in piccole blues band. Il suo palcoscenico per molti anni è stato Maxwell Street, fino al 1954, quando riesce a incidere I’m a Man e Bo Diddley, arrivando al numero 1 della classifica R’n’B. Da quel momento il successo è continuo. Tra il 1958 e il 1963 incide 11 album per la Checker e poi muove alla conquista dell’Europa, dove approda nel 1963 in tour con Little Richard. I giovani del rock lo trasformano in un eroe e Diddley suona, negli anni, con la Band, con gli Stones, con i Clash, i Grateful Dead e molti altri, celebrando nel 2005 i suoi 50 anni di professione al fianco di Eric Clapton.

Insomma, conoscere il rock vuol dire anche conoscere Bo Diddley, il suo suono, la sua musica, le sue leggendarie chitarre rettangolari.

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