Il profilo Instagram del marchio Calvin Klein è a tutti gli effetti un buon esempio di riscrittura dell’immaginario contemporaneo. L’ultimo post ad oggi che scrivo è quello sul modello con la vitiligine @yvesmark.chery che dice: “Crescendo ho sempre voluto togliere la vitiligine dal viso per evitare di essere diverso. Le persone ora catturano la mia vulnerabilità ogni giorno… mi amo. Amo la mia vitiligine“. Il claim del brand associato all’immagine dice: Quando ti senti più vulnerabile? Scopri Calvin Klein Defy. #ckdefy.

Proprio pochi mesi fa, il brand aveva annunciato la collaborazione di 2 anni con Trevor Project, l’organizzazione più grande al mondo per la prevenzione dei suicidi tra i giovani della comunità LGBT+, mentre da tempo sostiene l’International Lesbian and Gay Association e ha stanziato fondi per la Transgender Legal Defense e l’Education Fund. Intanto, insieme alla PVH Corp., continua a sostenere il National Pulse Memorial & Museum (onePULSE Foundation), ONG fondata dal locale Pulse dopo la sparatoria in Orlando (Florida, 12 giugno 2016). Un marchio decisamente impegnato nella riscrittura di nuovi immaginari su moltissimi temi e fronti, esempio per tante altre griffe.

Per il body positivism posa invece @stef_mitchell, e si legge: “Abbracciamo questa piattaforma come un ambiente inclusivo e rispettoso per l’autostima e l’espressione di sé. In Calvin Klein, tolleriamo tutto tranne l’intolleranza: qualsiasi commento intollerante verrà rimosso e qualsiasi account che emette dichiarazioni di odio potrebbe essere bloccato. Non vediamo l’ora di continuare un dialogo positivo e inclusivo in collaborazione con la nostra comunità“.

Lei è @zoeterakes, nota per essere nel cast insieme alla Kidman della serie tv da poco su Amazon Prime Nine Perfect Strangers, che sul suo profilo si definisce : trans masc nonbinary guy“.

In effetti il mondo della moda, come quello della comunicazione e dell’arte, ha una grande responsabilità in quanto a scrittura dell’immaginario, dato che la sua mission è creare mode, modelli, tendenze, stili (anche di vita). Per fortuna la mobilitazione è in atto, anche nei marchi più pop:

Spot di Zalando

L’estate 2021 poi è stata decisamente curvy: da Versace hanno sfilato Jill Kortleve, Precious Lee e Alva Claire (anche volto della campagna PE), mentre da Fendi si sono aggiunte Ashley Graham e Paloma Elsesser, insieme per la prima volta sulle passerelle di due dei marchi di moda più famosi al mondo. A dicembre – lo ricordo – è stata la volta della copertina di Vogue Italia con Alva Claire, Paloma Elsesser, Ashley Graham e Jill Kortleve, mentre a giugno Alva Claire era la copertina Elle UK vestita dalla maison della Medusa e nella campagna lingerie di Calvin Klein.

Leggi l’intervista alle modelle su Vogue Italia

La moda dunque ha un potenziale enorme per innescare una rivoluzione sociale contro il body shaming, ossia la vergogna del proprio corpo indotta da commenti, haters, giudizi sui social, fino a vere e proprie discriminazioni. Rappresentare corpi unici, difformi, non conformi, imperfetti, queer, fluidi è una grande occasione per affermare nuovi canoni estetici basati piuttosto sull’autenticità e nel segno della non omologazione.

La bellezza è certamente armonia, ma non necessariamente quella dedotta da simmetrie e algoritmi, perchè senza luce, emozione, carisma, vitalità tutto è spento: “Cos’è la poesia, non chiedermelo più, guardati allo specchio, la poesia sei tu“, diceva Benigni.

La moda può rappresentare tutti i corpi e così costruire contronarrazioni che possano contrastare il bullismo, l’omolesbotransfobia, il razzismo, e tutte le varie discriminazioni, contribuendo alla creazione di una cultura dell’inclusione e dell’accettazione sociale: persone LGBTQI+, disabili, sovrappeso, e ogni aspetto non convenzionale.

Naturalmente questo cambiamento di prospettiva non è semplice nè veloce, perchè gli stigma, gli stereotipi, i luoghi comuni e i pregiudizi sono difficili da decostruire, e spesso sono proprio le persone “diverse” ad avere difficoltà ad accettarsi (discriminazione sociale introiettata). Ma la moda, come ogni forma di incursione nell’immaginario collettivo, può ampiamente intervenire.

Una recente ricerca di Lookiero ci dice che una donna su due afferma di non amare il proprio corpo:
· L’88% delle donne cambierebbe qualcosa del proprio corpo.
· Il 61% delle donne hanno rinunciato a intraprendere un’attività perché non si sentivano a loro agio con il proprio corpo.
· Il 63% delle donne riconosce di essere troppo autocritica con sé stessa.
· Un buon 60% delle intervistate fa abitualmente shopping online, e molte hanno dichiarato che la scelta è dettata dal sentirsi a disagio nel provare i vestiti in store e vedersi nello specchio del camerino.

Tra le quattro donne recentemente scelte dal brand di personal shopper on line, un servizio che aiuta a valorizzarsi con look non solo di moda, ci sono Sonia Peronaci, imprenditrice digitale e food influencer di successo, Licia Fertz, 89 anni, guru di stile e intraprendenza, Nicole Soria, protagonista di body shaming durante la sua partecipazione a Matrimonio a prima vista Italia, Marina di Guardo, scrittrice e madre delle Ferragni.

Il punto è infatti anche quello di scegliere testimonial self-compassion, gentili con se stessi, in modo da insegnare agli altri ad amarsi, a partire da empowerment e self confidence. Lookiero stesso ha basato la sua campagna sulla woman-kindness, e cioè donne gentili con se stesse e tra loro, per creare una cultura del supporto e della sorellanza con l’obiettivo di aiutare le donne ad accettarsi in ogni versione di sé.

E allora grazie a tutti e a tutte le testimonial che ci mettono la faccia, come Ambra Angiolini che, nello scorso marzo ha fatto brillare le rughe con piccoli swarovski per rendere omaggio all’8 marzo, di fatto donando un bellissimo messaggio di age-positivism.

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