Ha colpito anche me, che di animali mi occupo da anni tutti i giorni, vedere così tanti ucraini in fuga dalla guerra con i loro cani e gatti, nei rifugi con i loro cani e gatti, oppure scegliere di rimanere nel loro Paese per salvare i loro cani e gatti.

A riprova che i quattrozampe domestici, sempre di più nella realtà, non sono da qualcosa (guardia, compagnia, caccia, affezione, eccetera) ma, semplicemente, di famiglia. Animali familiari, appunto. 

Anche in un Paese che fino a qualche anno fa (ricordate i Campionati europei di calcio da loro organizzati nel 2012?) tollerava i dog hunters, le squadre che combattevano il randagismo, e qualche loro problema psichico, a colpi di fucile.

Per quegli animali, si è accesa una incredibile gara di solidarietà: sul sito della Lav è è possibile visionare il diario quotidiano delle azioni di salvataggio. Non solo: è stata anche creata una pagina di Faq per rispondere a tutte le domande sul salvataggio e l’introduzione di questi animali nel nostro paese. E naturalmente la pagina per effettuare una donazione, regolare o occasionale.

Tantissimi sono gli aiuti a quel Paese. E’ gravissima la situazione di un rifugio vicino Kyiv gestito dall’italiano Andrea Cisternino, con i suoi quasi 400 animali di ogni genere salvati da strada, macellazione, eutanasia, per il quale è necessaria un’urgentissima azione del nostro Governo, che però sembra avere le mani legate. La Farnesina infatti, il 21 marzo scorso, ha dichiarato che al momento la possibilità di fare giungere viveri nell’area è legata ad una sospensione dei combattimenti da parte dei belligeranti. Chi volesse aiutarlo personalmente può contattare la sua pagina Facebook e chiedere le coordinate per inviare un bonifico, oppure andare sul sito del rifugio Kj2.

Anche Human Society International si occupa di salvare centinaia di migliaia di animali domestici, randagi, animali selvatici e da fattoria colpiti dal conflitto e dalla sofferenza. Qui le donazioni singole saranno devolute al Fondo per il Soccorso di HSI, le donazioni mensili sosteranno invece le operazioni salvavita di HSI.

Sono tantissimi gli aiuti alle frontiere con Polonia, Ungheria, Slovacchia e Romania, il sostegno in Italia con cibo, cure veterinarie, regolarizzazione con vaccinazione, microchip e passaporto comunitario per i quattrozampe al seguito dei rifugiati. 

Subito è stato infatti detto opportunamente all’ingresso dei quattrozampe anche senza certificazioni, al seguito dei profughi, e chiediamo al Ministro della Salute Speranza e alla Commissaria europea Kyriakides di non alzare il muro contro l’ingresso in Unione Europea di quelli salvati dalle strade e trasportati dai rifugi, assicurando nel frattempo il rispetto della prevenzione della diffusione della rabbia che all’Est è una malattia mai debellata. 

E’ stato detto che questa guerra ci colpisce di più perchè è in Europa, perchè è più vicina, perchè non c’è in mezzo fra noi e loro quel mare che ci separa dalla più vicina Libia, o dalla Palestina e Israele, dalla Siria.

La storia di Mela e di Fayrouz

Ma sappiamo che la sofferenza di una guerra è esattamente la stessa. Quindi non è di Kuzma, di Venia, di Sasha o di Elena con i loro colori giallo e blu che vi voglio raccontare, ma delle meno conosciute Mela e Fayrouz. Con altri colori, latitudini e religioni. C’è infatti chi in questi giorni ha magnificamente scritto che gli animali sono i nostri corridoi umanitari per sentirci, appunto, più umani. 

Come quel corridoio di salvezza che è stato percorso il 26 agosto 2014, da un barcone carico di circa 500 persone fra donne e uomini, arrivato in Sicilia¸ dopo 14 giorni di traversata in mare. Dopo essere stati avvistati da un mercantile, ad attenderli a Pozzallo c’erano i soccorsi.

Quando i naufraghi si riversarono sulla terraferma i soccorsi si accorsero che sull’imbarcazione c’era anche una gattina, in un angolo sola e spaventata. Una giovane donna siriana l’aveva portata via con se dal suo Paese stravolto dalla guerra.

Fu avvertita subito l’Asl locale e la nostra sede di Ragusa. «Ci sarebbe da prendere un gatto su un barcone di immigrati» questa la chiamata che il nostro volontario Biagio ricevette in piena notte prima di correre al porto a recuperare la gatta.

La donna siriana Fayrouz e la gatta Mela ci misero due giorni per ritrovarsi, ma la gatta nel frattempo era stata messa in quarantena e Fayrouz doveva proseguire per forza il suo viaggio per la Svezia dove avrebbe iniziato l’iter per ottenere asilo politico.

«Non capivo una sola parola di quello che diceva, ma le sue lacrime davanti a quella gattina mi commossero», ha raccontato Biagio che, dandole il suo numero di telefono, si fece carico di una promessa: «Ti riporteremo Mela, ovunque sarai». E qualche mese dopo, risolti i problemi di regolarizzazione sanitaria e burocratica, Mela ha raggiunto in Svezia la sua Fayrouz.

E’ questa la speranza che coltiviamo, che non perdiamo, per la pace, fra gli umani, in tutte le decine di guerre in corso sul nostro pianeta e con gli altri animali.

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