Lo scorso 24 agosto, il co-fondatore di Telegram, Pavel Valeryevich Durov, è stato arrestato vicino Parigi in quanto ritenuto complice dei crimini commessi dagli utenti della sua app di messaggistica.

Classe 1984, Durov è nato a Leningrado ma trascorre l’infanzia in Italia, precisamente a Torino per via del lavoro del padre, latinista e professore universitario di filologia classica. Nel 2001 torna in Russia dove si laurea con lode, nella stessa disciplina insegnata dal padre, presso l’Università di San Pietroburgo. Negli anni ha fondato numerosi social network, tra cui Telegram, e la criptovaluta Gram.

La sua storia nel mondo della rete, raccontata nel dettaglio nel libro Il codice Durov. La vera storia di VK e del suo creatore, inizia nel 2006 quando, insieme al fratello Nikolaj fonda VK, abbreviazione di Vkontakte, dal russo in contatto. Attivo ancora oggi, VK è un social network molto simile a Facebook che attualmente rientra tra i 30 siti più visitati al mondo.

Nel 2014, dopo aver rifiutato di consegnare al governo federale russo i dati personali di un gruppo che protestava contro Putin sulla piattaforma social, decide di abbandonare definitivamente il progetto dichiarando:

Preferisco essere libero che prendere ordini da qualcuno.

Un anno prima, nel 2013, fonda Telegram, una piattaforma in cui gli utenti possono liberamente comunicare tra loro in maniera sicura, veloce e privata. Telegram, infatti, è stata tra le prime app ad adottare la crittografia end-to-end per la sicurezza delle chat, poi ripresa anche dal competitor Whatsapp. Oggi è uno dei social network principali, accanto a giganti come Facebook, Instagram, TikTok, Youtube, Whatsapp e WeChat.

Libertà di parola e protezione della privacy: non è tutto oro ciò che luccica

La libertà di espressione che promette la piattaforma, così come la protezione della privacy degli utenti, ha fatto sì che nel corso degli ultimi anni Telegram sia diventato l’unica finestra su notizie diverse da quelle condivise dai canali istituzionali. Durante la guerra in Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky ha utilizzato l’app per rivolgersi ai cittadini postando video e foto di ciò che stava accadendo. Un caso più recente è quello che vede lo scoppio delle rivolte anti-immigranti nel Regno Unito, fomentate e coordinate attraverso i canali presenti nell’app di messaggistica.

Tuttavia, Telegram, che all’apparenza sembra un’app in cui gli utenti possono sentirsi al sicuro, cela un lato nascosto. Proprio la sua estrema segretezza ha consentito ai più di portare avanti pratiche illecite, quali diffusione di immagini pedopornografiche, ideali neonazisti, informazioni non verificate, teorie cospirazioniste, sextorsion, spaccio di stupefacenti e chi più ne ha più ne metta.

Per questo motivo, alcuni Paesi europei, come la Spagna, hanno deciso di sospendere l’app cercando di mitigare questo tipo di comportamenti.

L’arresto il 24 agosto

Sono le 23:00 quando il jet privato di Durov atterra all’aeroporto di Bourget, vicino a Parigi, il 24 agosto 2024. Ad attenderlo c’è la polizia francese che lo dichiara in arresto in quanto complice dei crimini commessi dagli utenti della sua app. Secondo gli inquirenti, il suo netto rifiuto a porre un qualsiasi tipo di limitazione agli utenti per mantenere la sua app una piattaforma neutrale lo renderebbe co-responsabile dei reati perpetrati.

Il 39enne di origini russe ma con cittadinanza francese, emiratina e nevisiana, sarà detenuto per un massimo di 96 ore, quelle previste dall’ordinamento francese per le accuse più gravi. Una volta terminate, il giudice deciderà se liberarlo o rinviarlo in custodia cautelare.

Il sostegno e le proteste

Dopo la diffusione della notizia del suo arresto, molti dei magnati del mondo tech si sono esposti. Tra questi, Elon Musk, fondatore di Tesla, SpaceX, Neuralink e proprietario dell’ex social Twitter, ora X, ha scritto:

POV (point of view, ndr.): Sono le 20:30 in Europa e vieni giustiziato per aver messo like ad un meme. Liberté! Liberté! Liberté? # FreePavel

Anche Robert F. Kennedy Jr, che di recente ha dichiarato il suo appoggio a Donald Trump per le presidenziali di novembre, ha scritto su X:

La Francia ha appena arrestato Pavel Durov, fondatore e CEO della piattaforma Telegram crittografata e non censurata. La necessità di proteggere la libertà di parola non è mai stata così urgente.

Dall’Italia arriva invece l’appoggio del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che su Instagram condivide questo post:

In Europa siamo ormai alla censura, alla puzza di regime. Viva la libertà, di pensiero e di parola. Chi sarà il prossimo ad essere imbavagliato? Il grande (e scomodo) Elon Musk?

Anche in Russia la notizia dell’arresto di Durov ha destato non poco sgomento. Alcuni manifestanti si sono riuniti davanti all’ambasciata francese a Mosca per chiedere il rilascio del CEO di Telegram disponendo a terra degli aeroplanini di carta, rimandando al logo dell’app.

In seguito a questi episodi, il presidente francese Emmanuel Macron ha tenuto precisare che l’arresto del fondatore di Telegram non ha niente a che fare con la politica:

L’arresto del presidente di Telegram sul territorio francese è avvenuto nel quadro di un’indagine giudiziaria in corso. Non si tratta in alcun modo di una decisione politica. Spetta ai giudici pronunciarsi. In uno Stato di diritto, sui social network come nella vita reale, le libertà si esercitano in un quadro stabilito dalla legge per proteggere i cittadini e rispettare i loro diritti fondamentali.

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