(English translation below)
L’Europa ha un problema di tumore al fegato. La diagnosi è impietosa e i dati preoccupanti: negli ultimi due decenni, nella regione c’è stato un aumento del 70% della mortalità correlata a questo tumore. Nel solo 2020, a 87.000 europei è stato diagnosticato un cancro al fegato mentre 78.000 sono morti a causa della malattia. La diagnosi tardiva è un problema serio. Circa la metà dei pazienti viene diagnosticata solo in uno stadio avanzato di cancro con un’aspettativa di vita di meno di un anno.

I maggiori fattori di rischio

Le malattie croniche del fegato causate da epatite virale, alcol o malattia del fegato grasso sono i principali elementi favorevoli allo sviluppo del tumore al fegato, con una differenza sulla base delle fasce di età e delle condizioni fisiche, tra cui il sovrappeso. Ad esempio la steatoepatite non alcolica (NASH) è spesso una conseguenza dell’obesità e del diabete. E’ la malattia a più rapida crescita a livello globale (una persona su quattro nel mondo ne è colpita), risulta la principale causa di malattia epatica cronica e la maggior responsabile del  carcinoma epatocellulare, la forma più comune di cancro al fegato. Si teme che nel prossimo decennio diventerà la causa di trapianto di fegato.

Disinnescare una “bomba a orologeria”

Davanti a una vera e propria bomba a orologeria per la salute pubblica in Europa, è necessario agire tempestivamente, immediatamente, per prevenire e curare questa malattia evitando che i sistemi sanitari collassino, aggravati da future epidemie. Bisogna evitare il peggioramento delle condizioni cliniche del paziente e gli stati precancerosi (come la cirrosi) riducendo il rischio di diventare vittima di questo male. Rispetto ad altri tumori la consapevolezza e conoscenza pubbliche del tumore al fegato restano limitate, sebbene la sua incidenza e mortalità siano in continuo aumento, con conseguenti possibili fenomeni di stigma nelle vite dei pazienti, anche in ambito medico.

Prevenire e trattare il tumore al fegato

Negli ultimi tempi le modalità di trattamento del cancro del fegato sono indubbiamente migliorate rispetto al passato. È quindi necessario puntare e investire maggiormente sulla diagnosi precoce, elemento cruciale e prioritario, in particolare nei soggetti a rischio come previsto nelle linee guida cliniche. Va considerato il ruolo dell’ambiente, ahinoi, tra i corresponsabili delle malattie e del tumore al fegato e dei programmi di vaccinazione contro l’epatite B che vanno continuati e ampliati a scopo preventivo (si pensi che il potenziale di protezione di questo vaccino dal tumore è pari al doppio dei casi di quello contro il papilloma virus (HPV).

All’inizio di quest’anno la Commissione europea ha lanciato il suo Piano di lotta contro il cancro, necessario per portare insieme società scientifiche, esperti e pazienti nello sviluppo di misure di prevenzione e lotta contro i tumori, compreso quello del fegato. Sotto il coordinamento della Commissione occorre la partecipazione e l’impegno di tutti gli Stati membri, innanzitutto, nel definire standard comuni per la consapevolezza, la prevenzione e la gestione del cancro al fegato, sensibilizzando operatori sanitari, pazienti e famiglie, gruppi a rischio, responsabili politici e pubblico in generale.

Poi strategie di prevenzione, tenuto conto che il cancro al fegato di solito si verifica come conseguenza di una malattia epatica cronica e/o di una cirrosi. Tra queste le azioni per favorire la riduzione del consumo di alcool e dell’obesità basate su prove scientifiche, e diagnosi precoce. Quest’ultima, attraverso programmi ad hoc già esistenti, è fondamentale per quei pazienti con malattie del fegato associate ad un alto rischio di cancro al fegato come l’epatite virale B e C o la steatosi epatica di natura alcolica e non. Un buon esempio per individuare precocemente i casi di malattie del fegato è rappresentato dallo screening salivare per l’epatite C utilizzando il test point of care.

Una gestione multidisciplinare
del tumore al fegato

Un migliore accesso a una migliore gestione della malattia per i pazienti con cancro al fegato in tutti gli Stati membri dell’UE si attua attraverso un percorso strutturato per la diagnosi e il trattamento dei pazienti, in ospedale, in regime ambulatoriale e a domicilio. Seguendo un approccio di cooperazione interdisciplinare tra epatologia, oncologia e altre discipline pertinenti. Se la ricerca di base continua ad essere fondamentale per migliorare gli esiti dei pazienti affetti da cancro al fegato, sono necessarie ancora ulteriori conoscenze sull’eziologia, sulle entità rare, sui marcatori e sulla diagnostica che potrebbero facilitare la diagnosi precoce anche nelle cure primarie.

Per questo sia l’UE che i singoli Stati membri dovrebbero sostenere tali progetti di ricerca e la collaborazione transnazionale creando piattaforme e strutture con l’obiettivo di condividere i dati e registri specifici per il cancro al fegato per facilitare il monitoraggio e la gestione complessiva dei pazienti. La centralità di questi non deve essere sottovalutata, e neppure quella dei loro familiari che devono aver accesso completo alle informazioni e alle cure mediche.  Per arrivare ad avere gli stessi standard di cura in tutta Europa.  Non ci si può non rimboccarsi le maniche e lavorare a questo obiettivo ambizioso ma  doveroso.

ENGLISH VERSION

Fighting liver cancer in the EU:
data tells us it’s a race against time

Over the past two decades, liver cancer-related mortality has increased by 70%. The struggle in Europe is underway, but we need to ask ourselves a few questions.

Europe has a liver cancer problem. The diagnosis is merciless and the data worrying: in the last two decades, there has been a 70% increase in mortality related to this cancer in the region.
In 2020 alone, 87,000 Europeans were diagnosed with liver cancer while 78,000 died from the disease.

Late diagnosis is a serious problem. About half of patients are diagnosed with only advanced cancer with a life expectancy of less than a year.
The situation is no better in the rest of the world: liver cancer is the sixth most common cancer and the third leading cause of cancer-related deaths globally. In short, a threat to health that should not be underestimated.

Main risk factors

Chronic liver disease caused by viral hepatitis, alcohol, or fatty liver disease is the main contributor to liver cancer, with a difference based on age groups and physical conditions, including overweight. For example, non-alcoholic steatohepatitis (NASH) is often a consequence of obesity and diabetes. It is the fastest-growing disease globally (one in four people in the world is affected), it is the main cause of chronic liver disease and the main cause of hepatocellular carcinoma, the most common form of liver cancer. It is feared that in the next decade it will become the cause of liver transplantation.

Defusing a ticking time bomb

Faced with a real-time bomb for public health in Europe, it is necessary to act promptly, immediately to prevent and treat this disease, preventing the health systems from collapsing, aggravated by future epidemics.
The worsening of the patient’s clinical conditions and precancerous conditions (such as cirrhosis) must be avoided by reducing the risk of becoming a victim of this disease.
Compared to other cancers, public awareness and knowledge of liver cancer remain limited, although its incidence and mortality are continuously increasing, with consequent possible phenomena of stigma in the lives of patients, including in the medical field.

Preventing and treating liver cancer

In recent times, the ways of treating liver cancer have undoubtedly improved compared to the past. It is, therefore, necessary to focus and invest more in early diagnosis, a crucial and priority element, particularly in subjects at risk as envisaged in the clinical guidelines.
The role of the environment must be considered, alas, among the co-responsible for liver disease and cancer and the hepatitis B vaccination programs that must be continued and expanded for preventive purposes (think that the protection potential of this vaccine from tumor equal to twice as many cases as that against papillomavirus (HPV).

Earlier this year, the European Commission launched its European Cancer Beating Plan, necessary to bring together scientific societies, patient experts in the development of cancer prevention and fight measures, including that of the liver. Under the coordination of the Commission, the participation and commitment of all Member States is needed, first of all, in defining common standards for awareness, prevention and management of liver cancer, raising awareness of health professionals, patients and families, groups at risk, policymakers and the general public. Then prevention strategies, bearing in mind that liver cancer usually occurs as a consequence of chronic liver disease and/or cirrhosis. These include actions to promote the reduction of alcohol consumption and obesity based on scientific evidence and early diagnosis. Early diagnosis through existing ad hoc programs is essential for those patients with liver diseases associated with a high risk of liver cancer such as viral hepatitis B and C or hepatic steatosis of an alcoholic and non-alcoholic nature. A good example for early detection of liver disease is salivary screening for hepatitis C using the point of care test.

A multidisciplinary management
of liver cancer

Better access to better disease management for liver cancer patients in all EU Member States through a structured pathway for patient diagnosis and treatment, in hospital, on an outpatient basis, and at home. Following an interdisciplinary cooperation approach between hepatology, oncology, and other relevant disciplines.

While basic research continues to be key to improving liver cancer patient outcomes, further knowledge is needed on etiology, rare entities, markers, and diagnostics that could facilitate early diagnosis even in primary care.

This is why both the EU and individual Member States should support such research projects and transnational collaboration by creating platforms and structures with the aim of sharing liver cancer-specific data and registers to facilitate monitoring and overall management of liver cancer patients. The centrality of these must not be underestimated, and neither should that of their family members who must have complete access to information and medical care. To achieve the same standards of care throughout Europe. We cannot help but roll up our sleeves and work towards this ambitious but necessary goal.

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