“Ogni cosa che puoi immaginare, la natura, l’ha già creata”. Albert Einstein.
Negli ultimi decenni si è andata sviluppando sempre più una disciplina in ambito tecnologico, che prende il nome di biomimetica, ed è l’insieme di tutte quelle tecnologie che, traendo spunto dalla natura animale e vegetale, ne riproducono, o tentano di riprodurne, forma e funzioni. Come dice la parola stessa, la biomimetica imita la vita, quella presente in natura, studiandone quei processi biologici e biomeccanici che la natura ha messo appunto durante la sua evoluzione, nell’arco di migliaia di anni.

La biomimetica viene ormai utilizzata in diversi ambiti, da quello architettonico a quello medico, e più che le forme in sé e per sé, della natura, si tenta di imitarne le funzioni ed i meccanismi che quelle forme sono in grado di determinare.

Il primo caso di biomimetica documentato riguarda l’architettura e risale alla seconda metà dell’800, quando il botanico inglese Joseph Paxton progettò la struttura dell’imponente palazzo delle esposizioni londinese Crystal Palace, traendo ispirazione dalla particolare struttura a coste di cellulosa, delle foglie della pianta aquatica Victoria amazonica (Poepp. J.C.Sowerby), capace di sorreggere il peso di una persona.

In realtà sono tantissimi i casi di biomimetica, in cui l’attenzione a certe caratteristiche di questi processi, ha portato a scoperte e realizzazioni incredibili, come ad esempio l’invenzione del velcro da parte dell’ingegnere svizzero George de Mestral, nato dall’osservazione dei semi della Bardana (Articum lappa L.), rimasti impigliati ai sui abiti in seguito ad una battuta di caccia; i semi di questa pianta infatti, dotati di particolari uncini, sono in grado di aggrapparsi al pelo degli animali, al fine di diffondersi sul territorio per garantirsi la riproduzione.

Oppure lo studio, ancora in corso, per la realizzazione di vernici idrorepellenti che ricalchino  quella straordinaria capacità idrofobica delle foglie del Loto (Nelumbo nucifera Gaertn.), che fa si che queste, uscendo dall’acqua, anche da quella più melmosa, restino sempre perfettamente pulite, ed ancora, in questo caso guardando al mondo animale, le proprietà della pelle di squalo, che hanno ispirato i progettisti della speciale tuta del nuotatore olimpionico Michael Phelps, capace di ridurre notevolmente l’attrito dell’acqua.

Prorio da un’osservazione di questo tipo, basandosi sulla biomimetica, sono stati realizzati dei contenitori per la conservazione dei liquidi dalla forma ovoidale, quella forma che in natura dal mondo animale a quello vegetale, ha il compito di contenere la vita. Già da qualche anno in diverse aziende vitivinicole è stato adottato, per la fermentazione dei vini, l’utilizzo di botti ovoidali in terracotta o cemento, perché tale forma influenzando i gas che si sviluppano durante la fermentazione, ne migliora le caratteristiche organolettiche, ma in particolare, la recente realizzazione di bottiglie e borracce ad uso personale prodotte da un’azienda spagnola con il marchio VITBOT, che non solo mimano la forma dell’uovo, ma vengono realizzate  tenendo conto della proporzione aurea Phi, che sappiamo essere il modello di crescita che regola ogni forma geometrica in natura.

La scelta di bottiglie dalla forma ovoidale, garantisce la perfetta conservazione del liquido e delle sue qualità originali fino al momento del consumo, vediamo perché.
Omne vivum ex ovo recita un adagio latino, ogni essere vivente nasce da un uovo, che si tratti di un mammifero generato da un ovulo fecondato (la stessa placenta nel grembo materno assume la forma di un uovo), di un pesce, un rettile, un anfibio o un uccello. Lo stesso vale per il mondo vegetale, dove piante ed alberi germogliano dalla schiusa di un seme, anch’esso dalla forma ovoidale. 

Per questo l’archetipo dell’ovale è già dai tempi antichi importante elemento di simbologia cosmica, in quanto la continuità della sua forma, senza un inizio ed una fine, lo rende simbolo della perfezione divina, tanto che nel mondo alchemico, il vaso di forma ovoidale è il recipiente nel quale covare la materia prima, che darà vita alla pietra filosofale.

Al di là della forma in sé, quello che è interessante è il suo aspetto funzionale, in quanto, l’uovo è l’unica forma chiusa capace di generare al suo interno un movimento in vortice spontaneamente (Viktor Schauberger), questo vuol dire che anche quando il contenitore è posizionato su di un piano, il liquido al suo interno non è mai fermo.

Mantenendo lo sguardo alla natura, possiamo constatare che il vortice, è il movimento più efficace che essa utilizza per contenere l’energia. Dall’atomo, alla galassia, tutto è caratterizzato da questo tipo di movimento, siamo in un vortice, e così anche l’acqua dei fiumi e dei mari.

La bottiglia ovoidale dunque, ripropone questo tipo di movimento che è già presente in natura. A livello molecolare le molecole di acqua si muovono in maniera spontanea e continuativa, ed all’interno di una forma ovoidale, in assenza di linee rette o di angoli, tale movimento, non viene interrotto. 

La differenza sostanziale tra una bottiglia comune e queste bottiglie speciali, è costituita proprio dal fatto che nella bottiglia alla quale siamo abituati, pareti rette, fondo piano ed angoli, determinano la rottura dal vortice spontaneo che si crea nell’acqua o nel liquido contenuti, così come quello generato,dalla manipolazione stessa della bottiglia, mentre nella bottiglia ovoidale il vortice è spontaneo, che la bottiglia sia ferma o in movimento.

Viene da sé, che l’acqua, muovendosi continuamente, come del resto fa in natura, rimane viva perché è il movimento stesso a dinamizzarla ed inoltre, i minerali e gli elettroliti contenuti e disciolti in essa, si mantengono in una dissoluzione uniforme che ne migliora l’assimilazione stessa.

Le bottiglie ad uso personale sono realizzate in diversi formati, bottiglie e borracce in vetro blu privo di piombo, oppure borracce in silicone chirurgico, molto pratiche per i bambini.

Ovviamente nel caso in cui utilizziamo le bottiglie per la conservazione dell’acqua, l’acqua utilizzata dovrà essere acqua corrente, così da sfruttarne a pieno le caratteristiche. L’acqua conservata in questo tipo di bottiglie, potrà essere impiegata anche per la diluizione di preparati fitoterapici come tisane, fitoestratti o gemmoderivati, potenziando in tal modo la biodisponibilità del rimedio.

Infine il fatto che le bottiglie siano realizzate in vetro blu, per chi lo volesse, permette, attraverso l’esposizione alla luce del sole per un tempo che va da un minimo di 1 ad un massimo di 12 ore, di ottenere un’acqua solarizzata, dalle ulteriori proprietà benefiche, secondo quelli che sono i principi della cromoterapia.

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