Arimondi Circle è un’inedita piattaforma relazionale (non virtuale!!) di innovazione sociale attraverso la cultura e le arti, per promuovere progetti e azioni di sviluppo sostenibile, coesione sociale, empowerment e ben-essere delle persone. Un progetto mai visto, originale da qualsiasi angolazione lo si guardi, vero atto di riscrittura della contemporaneità.

Voluto, promosso, sostenuto da una mecenate 3.0, Luisa Melara, avvocato e manager specializzata in crisi di impresa, ex Presidente di Ama, ma soprattutto donna visionaria, con un’abilità nell’uso del pensiero divergente, laterale. Timida, suona la batteria, cucina da dio e ha una casa mozzafiato. Che, no, non tiene tutta per sè: “A ottobre scorso, ho deciso di aprire casa per accogliere Arimondi Circle, ArtCityLab dedicato alla promozione di un ruolo attivo, integrato e necessario della cultura e delle arti in tutti gli ambiti della società contemporanea, per la rigenerazione dei luoghi, l’innovazione industriale sostenibile e per nuove politiche sociali. Un luogo concepito per leggere e interpretare le complessità dei nostri tempi, per affrontarne le sfide e coglierne le opportunità“. Insieme, ci tiene a sottolineare Melara, perché casa sua – pardon, Arimondi Circle – ex studio di un artista del calibro di Piero Pizzi Cannella, è un hub relazionale, prima di tutto. Non ho detto salotto, badate bene: i salotti li lasciamo agli anni ’90, perchè adesso c’è urgente bisogno di innovazione sociale per contribuire a una visione che si può definire di welfare culturale.

Si tratta – dice Barbara Santoro, coordinatrice di Arimondi ma soprattutto cara amica di Melara – di promuovere le interazioni e gli impatti della cultura e delle arti con la sostenibilità ambientale-economica-sociale, promuovendo la coesione delle comunità, l’innovazione, l’empowerment delle persone e il loro ben-essere psicofisico“.

Insomma, una vera e propria filosofia, uno stile, una presa di posizione sul mondo: “Vogliamo che questa casa – continua Cesare Biasini Selvaggi, direttore editoriale di Exibart, alla direzione scientifica e artistica di Arimondi, vulcanico e poliedrico changemakersia un luogo dove confrontarsi per leggere e interpretare le complessità dei nostri tempi, per affrontarne le sfide e coglierne le opportunità“.

L’idea, effettivamente, è nata dall’amicizia di questi tre intellettuali: un grande legame affettivo, una profonda sintonia di visioni, tanta voglia di fare e innovare, il bisogno di condividere per generare valore, e di sentirsi parte di una comunità – diremmo noi – di “riscrittori”. Situata ai confini del popolare quartiere romano di Portonaccio, la casa di Melara, sede aperta a tutti di Arimondi Circle (la porta è effettivamente sempre spalancata: confermo), è essa stessa un esempio di ciò che promuove: la riconversione di spazi industriali.

La prima mostra con cui la casa ha inaugurato il suo nuovo destino è Exhibit #1, con quattordici artisti emergenti italiani – Giuseppe Abate, Thomas Braida, Davide Bramante, Luca De Leva, Emmanuele De Ruvo, Pamela Diamante, Michele Gabriele, Silvia Giambrone, Corinna Gosmaro, Alessia Iannetti, Marta Mancini, Luana Perilli, Fabio Ranzolin, Vincenzo Schillaci – realizzata in collaborazione con le principali gallerie di ricerca romane.

Di sicuro l’obiettivo di avvicinare all’arte contemporanea un pubblico nuovo, di stimolare una nuova generazione di collezionisti e mecenati, nella consapevolezza che la ricerca artistica, in particolare quella dei più giovani, ha bisogno di essere sostenuta anche in questo modo, è molto prezioso in questo momento storico. Così come la modalità, assolutamente anticonformista: sembra di entrare in un ecosistema circolare e aperto, in cui, attraverso il confronto, la condivisione del pensiero e l’interazione tra esseri umani, culture e arti (in particolare visive, ma non solo), nascono sinergie, progetti e pratiche che mettono al centro il bene comune.

Spazio ovviamente anche e soprattutto alle donne, tanto che il 30 ottobre scorso ha inaugurato il primo murales della bravissima Alice Pasquini dal titolo “Valori di strada”, dedicato alla memoria di Ebru Timtik (1978-Istanbul, 27 agosto 2020), l’avvocata e attivista turca per i diritti umani, morta a fine agosto in sciopero della fame per “la giustizia”. Dove? Ma sul muro di via Arimondi! Primo di una serie, tutti parte del progetto One City, sempre sostenuto da Luisa Melara e da Arimondi Circle, in collaborazione con Fillea CGIL e Nuove Ri-Generazioni: “Ho scelto la street art perché è una forma di arte straordinariamente inclusiva, e con una dirompente carica pedagogica per l’individuo, per le comunità e per gli attori pubblici che governano. La street art ci ricorda di ‘non dimenticare’. Questo perché la filosofia della street art si è affermata nel tempo come nuova forma di attivismo per i diritti civili, come invito partecipativo alla riflessione comunitaria, come atto di sprone per il risveglio delle coscienze, come forma di protesta per non restare in silenzio”, spiega Luisa Melara.

Ognuno dei 15 Municipi di Roma ospiterà un’opera permanente di street art, a firma di autori di rilievo internazionale, per riscoprire il senso di unità tra concittadini e di appartenenza a Roma e ai suoi valori culturali e laici del bonus civis. Valori che, dall’antichità classica, sono diventati fondativi delle democrazie contemporanee, dello Stato di diritto e delle libertà civili che rappresentano una conquista dell’umanità.

Condividi: