Integratori o disintegratori? Vi spiego, studi alla mano, perché non giovano
Sfatiamo il mito degli integratori: se presi senza ragione li eliminiamo appena assunti. E talvolta non solo non servono, ma sono anche dannosi.
Sfatiamo il mito degli integratori: se presi senza ragione li eliminiamo appena assunti. E talvolta non solo non servono, ma sono anche dannosi.
Sono “prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali vitamine e minerali o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”, come definiti nel testo di legge del 30 07 2004.
Sottolineo subito un punto cruciale: sono sostanze nutritive, non farmaci e quindi non soggette all’approvazione degli organi regolatori. Questo significa che per la loro commercializzazione non servono studi e, di conseguenza, non sono noti i loro effetti collaterali.
Il legislatore, comunque, continua imponendo che in etichetta sia chiaramente indicato il contenuto e l’esatto dosaggio delle compresse, gocce, polveri o liquidi che sono le forme commerciali più diffuse degli integratori in commercio.
Sottolinea, inoltre, di prestare attenzione alle cosiddette sostanze naturali facilmente ritenute sinonimo di sostanze non dannose e quindi da potersi assumere senza alcun limite. E ancora, l’etichetta non deve indurre a pensare che siano cure miracolose laddove il soggetto assume una dieta equilibrata e variata.
Detta così, gli integratori andrebbero prescritti solo a soggetti denutriti, quelli affetti da malattie croniche e debilitanti o a chi ha un aumentato fabbisogno nutrizionale come atleti o donne in gravidanza.
Ma, se guardiamo i dati ISTAT, la percentuale di soggetti sottopeso è meno del 3% e, pur considerando quelli con maggiori fabbisogni, non si giustifica come in Italia, nel periodo da marzo 2018 a marzo 2019, il valore del mercato degli integratori sia stato di 3,5 miliardi. Un fatturato enorme, che corrisponde a 256 milioni di confezioni vendute, più di quattro a testa.
In realtà nel mondo le carenze esistono. Sono miliardi le persone che presentano carenze di vitamina A, di acido folico, di ferro, di iodio e non solo. Secondo stime dell’International Micronutrient Malnutrition Prevention and Control Program, tali carenze aumentano la prevalenza di malformazioni neonatali, disabilità e difficoltà di apprendimento, cecità, ritardo mentale, sistema immunitario indebolito, ridotta capacità di operare e lavorare, perfino morte prematura.
In questi casi, gli integratori alimentari sono strumenti efficaci per combattere le carenze patologiche finché non sarà possibile assicurare a queste popolazioni un miglioramento dell’apporto alimentare.
Ma, paradossalmente, gli integratori sono ampiamente presenti e diffusi specialmente nel nostro mondo ricco e panciuto. Ne sono disponibili più di 4500 tra vitamine, sali minerali, componenti di altre sostanze nutritive, vegetali, secondo i dati riportati dall’Istituto Superiore della Sanità e, senza nessuna prova della loro efficacia, sono assunti per mille motivi: quando ci si sente stanchi e stressati, quando si crede di aiutare la digestione, la circolazione, o di lenire i dolori osteoarticolari, l’insonnia o il colesterolo in eccesso.
Vengono usati anche con l’idea di ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari, prevenire i tumori e per rinforzare il sistema immunitario. E ancora, per dimagrire, per aumentare la massa muscolare e le prestazioni sessuali. E poi, caso speciale e più frequente, per ristabilire una flora batterica sana, anche senza sapere se questa è alterata e, se lo è, nemmeno quanto e come.
E allora viene subito da chiedersi se questo diffuso e generalizzato uso di integratori, ha prodotto un significativo aumento del benessere e una evidente riduzione degli eventi patologici? Beh, la risposta è difficile perché sono pochi gli studi controllati, ma in alcuni casi specifici possono essere utili anche alle nostre latitudini. Vediamo alcuni esempi.
Le vitamine sono sostanze chimiche che facilitano varie funzioni fisiologiche e possono agire come ormoni (vitamina A e D), come antiossidanti (vitamina C e E), come catalizzatori enzimatici o co-enzimi (gruppo B). Non siamo capaci di produrle per cui dobbiamo assumerle con gli alimenti e, anche se tendono a degradarsi con la cottura, le quantità necessarie alle varie funzioni sono talmente piccole per cui, in condizioni normali, è molto difficile che si producano dei deficit.
Eppure, dati del 2016 ci dicono che, di vitamine, ne sono stati venduti poco meno di 50 milioni di pezzi e da allora il mercato è cresciuto a doppia cifra ogni anno fino a oggi.
Come abbiamo detto, la supplementazione vitaminica è necessaria nell’iponutrizione, che interessa solo il 3% della popolazione, in gravidanza (lo 0,6), nelle persone affette da alcolismo cronico che rappresentano poco più dell’1,1% e in alcuni casi di malattie croniche. Quindi, facendo un conto a spanne e anche a voler ragionare per eccesso, una integrazione vitaminica potrebbe essere utile nel 5-10% della popolazione e per periodi limitati.
E cosa succede a tutti gli altri, quelli che non ne hanno bisogno e le assumono comunque? Migliorano le loro attività fisiche e metaboliche? La risposta è no.
Le vitamine prese senza ragione vengono semplicemente eliminate così come sono state assunte. O almeno, questo succede per quasi tutte. Infatti, in alcuni casi c’è anche il rischio di accumulo dannoso come accade per l’ipervitaminosi da vitamina A che può produrre danni permanenti a fegato e milza, per la vitamina D con calcificazioni di vari organi, contrazioni e spasmi muscolari o per la vitamina C con disturbi gastrointestinali di vario genere .
In gravidanza, invece, e anche prima, quando si intende concepirla, l’acido folico è utile nella prevenzione di alcune malformazioni congenite, come quelle a carico del tubo neurale, la labio-palatoschisi e alcuni difetti cardiaci, specialmente in caso di familiarità.
E’ utile anche in presenza di assunzione di alcol, barbiturici o malattie tipo diabete insulino-dipendente. Utile potrebbe essere anche durante l’allattamento. Sempre bene associarlo alla vitamina B12 che, insieme alle altre del gruppo B è utile anche negli alcolisti.
Multivitaminici associati a sali minerali sono sicuramente necessari nel caso di patologie debilitanti e vitamine del gruppo B potrebbero essere utili anche a chi segue una dieta vegetariana o vegana.
Un altro elemento che potrebbe essere integrato in gravidanza e nell’allattamento è lo Iodio, comunque contenuto nell’acqua, nei prodotti di mare e caseari che, in caso di carenza (rara in Italia) andrebbe somministrato, sempre e solo su suggerimento medico.
Le vitamine non servono per migliorare o conservare le funzioni cognitive come dimostrato da uno studio su un vasto campione di sessantacinquenni a cui è stato quotidianamente somministrato un multivitaminico o un placebo per ben dieci anni. Alla fine dello studio le funzioni cerebrali sono risultate identiche in entrambi i gruppi. Dieci anni di un multivitaminico buttato. Così come le vitamine assunte per mancanza di concentrazione, stanchezza o per un generico rinforzo.
Un altro ambito in cui gli integratori vengono molto usati è quello per rinforzare il sistema immunitario, per prevenire i raffreddori o comunque i malanni della stagione fredda. Anche in questo caso si confonde il fatto che il sistema immunitario, per funzionare bene, ha bisogno di tante sostanze, per esempio la vitamina C, col fatto che, una quantità maggiore lo fa funzionare di più.
Non è vero, come sottolinea qui il nostro Istituto Superiore di Sanità. A tutt’oggi, l’unico sistema è quello che tutti conosciamo e ribadito, se ce ne fosse ancora bisogno, anche dall’Harvard Medical School: una vita sana.
Ma vorrei anche sottolineare una recente revisione della letteratura che ha dimostrato che un miglioramento delle risposte del sistema immunitario si possono ottenere da interventi psicoterapeutici mirati a ridurre lo stress, senza alcun integratore.
Altro uso improprio è quello della prevenzione. Sono tante le sostanze che promettono di essere capaci di prevenire le malattie cardio-vascolari. Particolare attenzione è stata posta sugli acidi grassi polinsaturi, in particolare gli Omega-3.
Una vasta revisione di 86 studi controllati che hanno arruolato più di 160.000 soggetti ha dimostrato non c’è alcun vantaggio se non minimo nella prevenzione di eventi e mortalità per malattie cardiovascolari inclusi ictus e aritmie cardiache, mentre un lieve vantaggio è stato rilevato sulla mortalità da malattie delle coronarie (bisogna però trattare 334 pazienti per salvarne uno).
Bisogna ricordare che per una buona dose di acidi grassi polinsaturi basterebbe mangiare qualche noce al giorno. Nessun beneficio viene fornito dalle vitamine.
Anche sulla prevenzione del cancro ci sono molte credenze e poche evidenze. Vitamine o altre sostanze sono state proposte a questo scopo, ma basterebbe leggere questo recente studio dell’US Preventive Services Task Force per rendersi conto di quanto infondate siano le raccomandazioni a consumare integratori.
Anzi, c’è un allarme sul fatto che sembra possano favorire lo sviluppo di alcuni tumori. Inoltre, alcuni integratori possono ridurre l’efficacia terapeutica di alcuni chemioterapici. Quindi attenzione. L’unica prevenzione si fa con lo stile di vita e con gli strumenti medici che hanno dimostrato una efficacia in studi controllati.
Ma c’è chi arriva a sperare in una vita più lunga e sana con gli integratori, in particolare con alcune vitamine o con i polifenoli. I risultati riportati da una review della Cochrane Library ha ribadito che le vitamine non solo non servono, ma possono essere addirittura dannose.
Anche i polifenoli hanno proprietà antiossidanti, ma la quantità sufficiente per ottenerne tutti i loro benefici si possono trovare assumendo due mele al giorno, anche se il loro effetto per il 60% è legato al tipo di microbiota, cosa che varia da soggetto a soggetto. Ma i benefici dei polifenoli si possono ottenere anche da piccole quantità di olio extravergine di oliva come sottolineato dall’European Food Safety Authority.
Non abbiamo detto tutto, ma è chiaro che gli integratori alimentari sono strumenti preziosi in particolari condizioni come impossibilità di una dieta completa o quando aumentano le esigenze come nel caso di persone vulnerabili, gravidanza, performance sportive etc. Ma per il resto non servono e, come abbiamo visto, in alcuni casi possono essere anche dannosi.
Ma, come ho sottolineato all’inizio dell’articolo vengono commercializzati senza controllo delle autorità regolatorie. Questo è un problema, come è stato segnalato da una recente ricerca che ha scoperto che alcuni preparati non solo non contenevano ciò che era scritto in etichetta, ma qualcuno conteneva anche sostanze dannose.
Veramente non si capisce come in una società che annovera tra i suoi componenti solo il 3% di soggetti sottopeso, ci sia un consumo così diffuso di integratori. Considerando anche la presenza di circa il 50% di soggetti in sovrappeso o obeso avremmo bisogno eventualmente, se esistessero, di disintegratori.
E cosa scopriamo alla fine di questo articolo? Che il grande segreto per ottenere il massimo di benessere possibile per la vita di tutti i giorni e per il nostro futuro è una vita sana e una dieta variata ed equilibrata, ricca di vegetali freschi. Invece, è forte la tentazione di assumere qualcosa di facile e magico che ci promette un benessere già dal nome o da ciò che c’è scritto sulla scatola. Ma perché siano efficaci, bisogna crederci.