Hanno brillato per tutto il mese, con un picco nella notte di San Lorenzo (il 10 agosto) un momento che ci ha obbligato a volgere lo sguardo al cielo. Finalmente.

Un percorso, quello tra le stelle, che affascina sempre più giovani, anche sulla scia della tradizione positiva che il nostro Paese si sta (lentamente) costruendo. C’è un’astronoma italiana nella lista dei dieci scienziati più influenti del 2017 stilata dalla rivista Nature.
Si chiama Marica Branchesi e ha ricevuto il prestigioso riconoscimento in virtù del suo contributo alla ricerca sulle onde gravitazionali. Ed è proprio l’astronomia uno dei campi che sembrano destinati a contribuire in maniera più rilevante al superamento del gap di genere negli studi e nelle carriere in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). L’Italia, oltre a essere una delle dieci nazioni più produttive nell’International Astronomical Union, è anche tra le prime per presenza femminile con il 27%. Amara consolazione.

Donne calcolatrici

E dopo avere guardato le stelle, sarebbe opportuno dare una letta anche a Le stelle dimenticate. Storia delle scienziate che misurarono il cielo un libro di Dava Sobel che parte dalla morte di Henry Draper (1837-1882), medico e professore all’Università di New York e appassionato di astronomia, che si era messo d’impegno a fotografare il cielo stellato con l’intento di farne un catalogo. Nel corso della lettura, oltre a nomi maschili di pietre miliari dell’astronomia, escono dall’ombra quelli di un gruppo di donne assunte all’osservatorio di Harvard come calcolatori umani (chi avrebbe immaginato i computer?) che portarono avanti un lavoro certosino di catalogazione, misurazione della posizione, della luminosità e della classe spettrale delle stelle, redazione e correzione delle tabelle del catalogo HD, ma che seppero anche ragionare sulle cose che vedevano e che furono le ideatrici del sistema di catalogazione degli spettri stellari e scopritrici delle doppie spettroscopiche e della relazione periodo-luminosità delle cefeidi, vedendo riconosciuto il loro lavoro solo dopo moltissimi anni: solo nel 1937 Cecilia Payne Gaposckin venne nominata Phillips Astronomer.

Donne e misteri astrali

Negli ultimi due o tre anni, l’astrologia è passata da interesse di nicchia a grande snodo di entusiasmo: sempre dal 2017 è in costante aumento il numero di persone che fanno ricerche su Google sulla compatibilità astrologica. Tutto questo interesse ha dato una spinta notevole all’editoria, con un incremento nelle vendite di libri su mente, corpo e anima. Eppure non tutti condividono questo entusiasmo e tra i principali detrattori dell’astrologia, così per come è consumata, ci sono soprattutto i maschi etero. Secondo un sondaggio della Gallup UK del 2005, le donne che fanno ricorso all’astrologia sono circa il doppio rispetto agli uomini (il 30% contro il 14% su un campione di 1.010 persone). Uno studio del 2017 del Pew Research Center ha rilevato che il 20% degli uomini adulti negli Stati Uniti crede nell’astrologia, mentre le donne sono il 37%.

Nel mondo della magia generale, le donne hanno sempre assunto una funzione pratica e concreta. Sono in grado di interpretare con un’intuizione particolare la lettura dei tarocchi e questo le consente di avere delle risposte chiare e precise. Guardando indietro nel passato, ci si rende conto che le donne hanno sempre praticato e amministrato la magia. Sono state loro a tramandare nelle generazioni i segreti e le formule magiche affinché un incantesimo possa funzionare. Nonostante siano presenti anche uomini in questo settore, spesso le donne prevalgono.

Nei tarocchi, infatti, la parità di genere e le quote rosa del mazzo sono ineccepibili: tra gli Arcani Maggiori ci sono sette carte con personaggi femminili e sette carte con personaggi maschili. Su questo argomento è stato fatto anche un cortometraggio documentario dal titolo Tarocchi e femminismo: la storia di Pixie, che ripercorre le tappe fondamentali della vita e dei lavori dell’artista, fino all’impegno attivo nel movimento femminista per i diritti delle donne. Pamela Colman Smith (Pixie) è donna e mulatta, e la sua battaglia è duplice: contro il sessismo e il razzismo. Per dare forma ai suoi ideali e agire concretamente nella lotta, nel 1904 Pixie fonda la casa editrice The Green Sheaf, un affronto al mondo prettamente maschile e impregnato di patriarcato come quello della cultura umanistica dell’epoca, un atto di autodeterminazione ed emancipazione, uno spazio da dedicare alla pubblicazione delle opere di tutte quelle poetesse e scrittrici a cui era negato l’accesso al mondo editoriale. Ma qualche anno prima Pixie aderisce all’Ordine Ermetico dell’Alba Dorata e realizza un mazzo di tarocchi, ispirandosi al mazzo di Sola Busca (l’unico antico sopravvissuto ad oggi completo di 78 carte, attualmente conservato presso la Pinacoteca di Brera): nasce così uno dei mazzi di tarocchi più diffusi ed imitati al mondo.

Negli stessi anni un’altra donna di nome Sarah Moulton brevetta un mazzo di carte da gioco con un’unica serie di simboli, in modo tale da poter utilizzare lo stesso mazzo sia per giochi ordinari sia per la cartomanzia.

Maschi, così potete fingere di essere ancora tutti etero.

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