Il mondo piange Tina Turner, una grande artista, una voce inconfondibile e indimenticabile, che ha regalato al pubblico di appassionati grande musica e grandi emozioni.

Morta a 83 anni dopo una lunga malattia, in questi giorni continuano gli omaggi, i ricordi, la celebrazione di una grande artista, ma noi vogliamo ricordarla anche per quella che era prima ancora di essere un idolo delle classifiche discografiche: una donna coraggiosa in grado di ribellarsi alla violenza e ai soprusi, rinunciando a tutto pur di continuare la sua vita libera dalle catene degli abusi.

La ribellione alla violenza e
la rinascita come regina del rock

La notte in cui Tina Turner riuscì a fuggire dal marito violento si presentò a un portiere d’albergo ancora sanguinante e bisognosa di un rifugio, ma ormai determinata a dire basta a una vita che non era più vita.

Lui, Ike, era il suo tutto in quel momento. Il mentore che l’aveva scoperta e portata con lui sulla vetta dell’Olimpo musicale, il marito a cui l’aveva sin da subito legata una passione bruciante, ma anche l’aguzzino, che in preda agli eccessi, all’alcol e alla droga, la usava per sfogare ogni frustrazione.

L’autobiografia sincera e coraggiosa
di Tina Turner

“Ha usato il mio naso come un sacco da boxe così tante volte che ho potuto sentire il sangue che mi scorreva giù per la gola quando cantavo […] Non riuscivo a ricordare com’era non avere un occhio nero”

ha raccontato Tina Turner nella sua autobiografia My Love Story, un racconto onesto e trasparente, in cui l’artista ripercorre la propria storia, le difficoltà, i trionfi.

Erano gli anni ’60 e poi ’70, e tante donne erano state educate al silenzio e all’accettazione di cose che oggi riteniamo tutte assolutamente inaccettabili.

 Tina Turner, in più, aveva anche molto da perdere, alzando la testa e dicendo basta! Non solo un marito ma il suo lavoro, il successo, la possibilità di esprimere il suo talento: tutto questo fino a quel momento era legato alla figura di Ike. Un marito di cui però non ne poteva più, tanto da arrivare addirittura a tentare il suicidio pur di liberarsene.

Ma arrivata sul fondo, Tina Turner ha trovato la forza per risalire, facendo l’unica cosa che poteva darle la possibilità di ricominciare. Ha detto addio all’uomo che la torturava, si è rimboccata le maniche e ha ricominciato da zero, come donna e come artista, finalmente libera.

Aveva aperto i concerti dei Rolling Stones, aveva conquistato le classifiche dei dischi più venduti, aveva avuto applausi, fama e concerti sold-out, ma il prezzo da pagare era troppo salato e, mandato al diavolo Ike, Tina Turner ha ricominciato il suo percorso da capo, suonando in bar e piccoli locali.

Ma un talento così, illuminato da coraggio e fiducia, non poteva non ritrovare uno spazio nel panorama della musica mondiale e, dopo qualche anno di gavetta bis, sono arrivate quelle occasioni che l’hanno consacrata nel ruolo che noi tutti oggi le riconosciamo: la leonessa del rock.

Aveva 45 anni suonati quando duettò con David Bowie in Tonight, ricordandoci che lei, la sua voce, il suo talento, la sua energia, erano ancora lì, pronti ad esplodere per il grande pubblico. E infatti è quello che successe. Era il 1984 e What’s love got to do with it riportò Tina Turner nel posto che le competeva: al centro della scena.

Da lì iniziò una nuova vita carica di successi, soddisfazioni e anche di un amore sano e grande, che inizia proprio in quegli anni e non finisce più, quello con Erwin Bach, 15 anni meno di lei, sposato solo nel 2017, e che le è stato a fianco in anni di grande musica, grande riscatto, grande vita. Fino all’ultimo respiro.

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