Di fronte a me i gamberetti fritti di Simi, quelli piccoli, croccanti che si mangiano tutti interi. Il sole sta tramontando dietro la collina e una luce fine si stende sul mare greco.
Infilo un pezzo di pita in una ciotola piena di Tzatziki. Afferro il bicchiere di Ritsina e guardo il libro appoggiato sulla tovaglia a quadri.
Una copertina bianca con melograni arancioni. Le relazioni culinarie di Andreas Staïkos. E’ piccolo, leggero sia come oggetto che come contenuto.
Sorseggio il vino e lo sfoglio.
Ho bisogno di leggerezza.


Due uomini si contendono l’amore per l’affascinante Nanà. E’ un vero duello per conquistare un amore sensuale, erotico. Le armi sono i piatti che preparano alla donna, mussaka, insalate di ricci di mare, involtini di foglie di vite, polpo in vino bianco.


Nanà, annusando voluttuosamente e socchiudendo le palpebre appesantite dal trucco, sussurrò con voce flebile il solito ritornello: «Che cos’è? Cosa sarà? Sono coralli, coralli di riccio di mare annegati in un cucchiaio d’acqua dell’Egeo». «E la ricetta? La sai la ricetta?» domandava Damocle, ricevendo sempre la stessa, rituale risposta: «Mettere in una terrinetta dieci ricci, due raffiche di meltemi e una goccia di limone».


Alzo la mano per attirare l’attenzione del cameriere. Voglio guardare di nuovo il menù, voglio vedere se hanno quell’insalata di ricci di mare, voglio anch’io sentire il sapore del mar Egeo. Ma i ricci non ci sono.

Osservo una coppia seduta nel tavolo accanto, di fronte a loro un piatto ovale bianco coperto da una montagna di gamberi rossi.
Mi viene in mente l’immagine del ricettario di Dalì Les Dîners de Gala. E’ un’immagine truce, una montagna di gamberi rossi formano un’ampia gonna di una donna trafitta. Al posto delle braccia zampilla sangue che ricade giù coprendo cadaveri che giacciono ai suoi piedi.
Per la prima volta scanso il piatto ancora mezzo pieno con i gustosi gamberetti di Simi.

“Vorremmo affermare chiaramente che, a partire dalle prime ricette, con i suoi precetti e le sue illustrazioni, è dedicato ai piaceri del gusto. Non si devono ricercare ricette dietetiche. Qui abbiamo intenzione di ignorare quei grafici e tabelle in cui la chimica prende il posto della gastronomia. Se sei discepolo di uno di quei contatori di calorie che rivoltano la gioia di mangiare e la rendono una forma di punizione, chiudi questo libro. Esso è troppo vivace, troppo aggressivo e troppo impertinente per te”. Dice il grande maestro nella prefazione.

Ho voglia di dolce, di un dessert, o come avrebbe detto Marinetti un peralzarsi.
Marinetti, quanto si sarà divertito a cercare nuove parole per italianizzare il vocabolario culinario. Il risultato insolito è generato da neologismi bizzarri che mi fanno sorridere, nomi futuristici dagli echi bellici e patriottici. Il cocktail diventa la polibibita, il picnic il pranzoalsole, il bar il quisibeve.
E si inventa nuove ricette il pollo d’acciaio, il carneplastico, l’antipasto intuitivo. Ma quello che mi piace di più è il porcoeccitato una fettina di salame crudo, immerso in una miscela di caffè bollente e acqua di colonia.
Le serate a casa Marinetti non dovevano essere molto commestibili.

Andreas Staïkos Le relazioni culinarie 1997
Salvador Dalì Les Dîners de Gala 1973
Filippo Tommaso Marinetti e Luigi Colombo La cucina futurista 1932
Filippo Tommaso Marinetti e Alfredo Panzini Piccolo dizionario della cucina futurista 1932

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