Se ci si ferma a riflettere sulle avversità e criticità che vivono quotidianamente nella vita professionale, ma anche sociale, le persone con sindrome di Down si apre uno scenario vasto di ostacoli alla piena realizzazione ed esercizio di diritti fondamentali che invece sono  concessi naturalmente a chiunque. Talvolta, ed è una parte assai complessa, queste difficoltà non vengono neppure riconosciute e dunque individuate.

Inclusione e pari opportunità sono diritti negati ad una fetta ampia di cittadine e cittadini e addirittura, nel caso di soggetti Down, vi è la ferma convinzione che non ne siano titolari, soprattutto in ambito lavorativo.  

Opportunità di lavoro per le persone con sindrome di Down

Nel nostro Paese ci sono moltissime realtà associative che sono impegnate a promuovere iniziative e progetti mirati a far crescere le opportunità di lavoro per le persone affette dalla sindrome di Down o da altre disabilità, ma a causa di pesanti pregiudizi è ancora diffusa scarsa fiducia nelle loro abilità o capacità lavorative. Ovviamente ciò non fa che aumentare la percentuale di coloro che non lavorano – arrivando fino all’85%.

Qualcosa sta migliorando rispetto a qualche anno fa come dimostra un’indagine Censis-AIPD del 2022, secondo la quale i lavoratori con sindrome di Down sono sempre più presenti all’interno delle aziende, spesso anche con contratti a tempo indeterminato, grazie anche all’intervento di una normativa stringente in questo ambito che ne rende obbligatoria l’assunzione. Oltre agli ostacoli di tipo culturale vi sono delle procedure non sempre conosciute che si frappongono ad una piena realizzazione del diritto al lavoro, di rango costituzionale.

Secondo un’indagine condotta lo scorso anno da CoorDown– Coordinamento nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down –  sui percorsi di accertamento della disabilità delle persone con sindrome di Down, poiché l’accesso al sistema di collocamento mirato (legge 68/1999) richiede di possedere una specifica valutazione, essa diventa più che una opportunità, un impedimento.

Difatti, la stessa indagine dimostra che ne dispone solo il 48,2% dei maggiorenni, mentre il  restante 51,8% ne è privo o perché non l’ha richiesta (35,4%) o perché è in attesa di convocazione (5,8%) o perché è stato dichiarato incollocabile (10,6%).

Strada lunga e tortuosa per il riconoscimento di piena cittadinanza

La strada per una piena cittadinanza è ancora  lunga e tortuosa, ma qualche riconoscimento inizia ad arrivare. L’ultimo è il caso di Alice Gennaro, giovane ventenne di Prato, affetta da sindrome di Down, la prima, in Italia, ad aver ricoperto il ruolo di doppiatrice. Il film spagnolo è Valentina, vincitore nel 2022 del Premio Goya come miglior film d’animazione in cui proprio la protagonista ha la sindrome di Down. Valentina è arrivato  nelle sale italiane  lo scorso 21 marzo, in occasione della Giornata mondiale della sindrome di Down. Un avvenimento straordinario, che speriamo presto diventi quotidianità e normalità, con una forza incredibile nell’ attestare il successo personale di una giovene riconosciuta pubblicamente per le sue capacità e per la sua professione di doppiatrice, ma anche  simbolo di un riscatto di tutte le persone con sindrome di Down completamente capaci di affrontare le sfide della vita in tutte le sue sfaccettature e di vivere le opportunità del quotidiano.

Marino Bottà, nel suo libro L’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. Metodi e strumenti per l’accompagnamento, l’inserimento, la valutazione evidenza che la classe dirigente in tutti gli ambiti, sia  perlopiù concentrata sul tema, pur importante dell’integrazione scolastica e all’assistenza economica trascurando drammaticamente l’aspetto lavorativo, che, oltretutto offrirebbe una maggiore autonomia ed indipendenza delle persone con disabilità. Manca un piano sociale strategico sull’accompagnamento alle professioni, ad esempio, che si legherebbe all’inclusione delle persone affette da sindrome di Down nel mondo del lavoro. L’AIPD organizza programmi di inserimento costanti e molte aziende stanno prendendo esempio. A inizio anno, ad esempio, l’Associazione ha siglato un accordo con l’azienda Chef Express per la formazione e l’inclusione lavorativa delle persone con sindrome di Down che si sostanzia nell’attuazione di progetti di tirocinio presso i punti vendita di proprietà delle società afferenti all’azienda che si renderanno disponibili.

CoorDown parla, addirittura, della necessità di eliminare il concetto di categoria protetta sul lavoro, sostenendo che tutti i lavoratori, chi più e chi meno, necessitano di una guida all’interno dell’azienda, soprattutto all’inizio del proprio percorso lavorativo. A questo si aggiunge il dato emerso da recenti ricerche, secondo cui assumere persone affette da sindrome di Down ha vantaggi reciproci: loro acquisiscono una migliore qualità di vita e tante opportunità di sviluppo, mentre le aziende parlano di miglioramenti della loro situazione organizzativa e dell’umore dei dipendenti.

Assumere persone con sindrome di Down fa bene al lavoro, fa bene al cuore.

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