“Vogliamo una società che metta al centro la vita e la sua dignità, che sappia di essere interdipendente con la natura, che costruisca sul valore d’uso le sue produzioni, sul mutualismo i suoi scambi, sull’uguaglianza le sue relazioni, sulla partecipazione le sue decisioni. Lotteremo tutte e tutti assieme per renderla realtà”.
E’ questo il cuore del Manifesto per una società della cura cui si ispirano oltre 800 tra organizzazioni nazionali e locali, singole attiviste, attivisti, sindacalisti, ecologisti, contadini, lavoratori, cooperanti. Persone che stanno cercando di ricostruire un filo di ragionamento e di intervento comune, socialmente e ambientalmente diversi per il nostro Paese, a maggior ragione dopo l’impatto della crisi post Covid.

Decenni di politiche di tagli, privatizzazione e aziendalizzazione della sanità, di globalizzazione guidata dal profitto – è il ragionamento condiviso dalle organizzazioni e le persone che promuovono questo percorso – hanno trasformato un serio problema epidemiologico in una tragedia di massa, dimostrando quanto essenziale ed ampia sia invece la dimensione sociale del diritto alla salute. La pandemia, secondo la loro lettura, ha messo in evidenza come un sistema basato sul pensiero unico del mercato e sul profitto, su un antropocentrismo predatorio, sulla riduzione di tutto il vivente a merce, non sia in grado di garantire protezione ad alcun@.

Qual è la risposta? Reimpostare la società dal paradigma del profitto a quello della cura. Rendere visibile un progetto di società alternativa, già praticata da centinaia di realtà solidali in tutto il Paese. L’obiettivo più immediato è di evitare che i diversi diritti e bisogni vengano messi uno contro l’altro a partire dalla destinazione della spesa pubblica che il Governo italiano sta mettendo in campo per risollevare il Paese in questi mesi, fino alle risorse attese dalla Recovery facility dell’Unione europea dal prossimo anno.

Dalla cura dell’ambiente alle migliori politiche per l’agricoltura e il cibo; dalla garanzia di un reddito universale per tutte, a come fermare la strage di migranti in mare e nelle spire dello sfruttamento, alle alternative possibili all’attuale intenso consumo di energia generata da combustibili fossili. Raccontare, confrontare, condividere pratiche e teorie di cambiamento può servire per non sprecare le lezioni della pandemia, affrontare il collasso climatico e l’ingiustizia sociale ripudiando la gerarchia di valori e poteri che governa il mondo, per costruire la società della cura di sé, degli altri, del pianeta.

La prima assemblea online, con oltre 70 interventi in due sessioni, ha visto la partecipazione diretta in piattaforma di oltre 450 persone e oltre 10mila visualizzazioni in diretta e differita Fb. Chiunque voglia informarsi e contribuire al progetto può partecipare direttamente agli incontri e al percorso che porteranno, il prossimo 21 novembre, in tutta Italia, alla prima mobilitazione nazionale “LA CURA C’E’:  nessun@ si salva da solo, nessun@ deve essere lasciato indietro. Ci saranno dei presidi fisici in molte città, una grande maratona online, gesti simbolici tutti collegati tra loro per ricucire una narrazione pratica di una società solidale, ecologica, giusta e inclusiva, per tutt@.

Per portare i propri contenuti e pratiche, commentare le proposte di altri, per collaborare anche a distanza con persone e realtà che fanno già parte del processo di convergenza, c’è uno spazio di confronto a disposizione nella community indipendente Demosfera. Per adesioni e info: societadellacura@gmail.com.

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