Convivenza. Cosa difficile, ma non impossibile. Non solo tra due esseri umani o più, ma anche tra animali, tra persone ed animali, tra animali e natura, ed infine anche tra persone e natura. È un equilibrio che va rispettato e mai forzato. Come si dice solitamente, bisogna trovare il giusto compromesso per una convivenza serena per tutte le parti coinvolte. Perché quando questo equilibrio viene meno, il risultato non cambia: avviene un dramma. Come ciò che si verificò 60 anni fa nel Vajont.

Il 9 ottobre 1963 alle 22:39 esatte una frana partita dal Monte Toc, precipitò nel lago artificiale, creato dal torrente Vajont, che si trovava esattamente sotto il monte. L’impatto con il lago fu talmente violento che si alzò dal cielo una massa d’acqua che riuscì a superare la diga. Il risultato fu che i paesi sottostanti furono completamente rasi al suolo. Quella sera l’acqua, i detriti e il fango, lasciarono una scia di morte e distruzione. Le vittime di quella tragedia indimenticabile furono troppe: la stima più attendibile è di 1910 persone morte.

Tre sono stati gli errori umani commessi: la costruzione di una diga in una valle non idonea dal punto di vista geologico, l’innalzamento del livello del lago artificiale oltre i margini di sicurezza, ed infine non aver dato l’allarme quella sera stessa per consentire l’evacuazione di tutte le persone residenti in quella zona.

Dopo 60 anni il dramma del Vajont è ancora indimenticabile. E non dovrà essere dimenticato. Le maggiori cariche dello Stato hanno ricordato questa tragedia. E quest’ultima, ricorda a noi che occuparsi della natura, dell’ambiente, del clima è indispensabile, e ci fa capire che l’uomo non può piegare la natura a suo piacimento: deve rispettarla.

Chissà se 60 anni fa ci fosse stato l’IT-alert ed i cellulari, la popolazione avrebbe ricevuto il messaggino di allerta?

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