Iniziamo da qui. La chiamano generazione Greta da quando una ragazzina si è seduta per la prima volta di fronte al parlamento svedese nell’agosto 2018 e ha scioperato dalla scuola per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla crisi climatica. Greta Thunberg ha ispirato e mosso milioni di follower in tutto il mondo. Oggi, il movimento giovanile per il clima è considerato da molti una voce forte, ma soprattutto unita, che trova un’enorme risonanza a livello internazionale e coinvolge sempre più gli esponenti, della Generazione Z, nata dopo il 1995. Nel libro Nessuno è troppo piccolo per fare qualcosa, sono raccolti i discorsi più importanti della giovane Greta, dal primo intervento pubblico in occasione della Marcia per il clima di Stoccolma al suo intervento alla manifestazione FridaysForFuture di Vienna.

Greta e il movimento FridaysforFuture rappresentano sicuramente l’esempio di come un’esperienza collettiva possa avere successo e portare alla transizione. Il movimento non solo prova come si sia evoluto il senso di confidenza verso temi per molti astratti, come quelli della sostenibilità, ma soprattutto dimostra come sia necessario attivarsi localmente, applicando strategie creative direttamente nelle proprie comunità. Come leggiamo anche nel blog di Friday for future su Rewriters, il movimento si batte per la giustizia climatica e ambientale, ma prima di tutto riconosce che esiste una Emergenza Climatica ed è ora di fare tutti qualcosa (non solo i giovani!).

E i giovani italiani cosa ne pensano?

Sono ben disposti nei confronti delle battaglie per ridurre l’impatto dei comportamenti umani sul cambiamento climatico, ma non sono sufficientemente informati ed educati sulle strategie da mettere in atto per cambiare e ottenere risultati a lungo termine. Conoscono poco l’Agenda 2030 dalle Nazioni Unite e non sanno quanto la produzione agricola e il sistema cibo che consumiamo ogni giorno, abbiano un impatto sulla sostenibilità locale e globale. Lo dimostra un’indagine condotta nel 2019 da IPSOS, per conto di Fondazione Barilla su un campione di 800 giovani tra i 14 e i 27 anni.

Sostenibilità e cibo: un rapporto stretto ma non sempre compreso

Solo 1 su 3 dei giovani italiani che conoscono il concetto di sostenibilità, pensa infatti che il benessere del Pianeta dipenda anche da cosa mettiamo nel piatto. Un peccato se si pensa che, in realtà, proprio la produzione agricola è responsabile del 24% delle emissioni di gas serra. Tuttavia, anche tra chi meglio segue le buone regole di comportamento e un’alimentazione sana e sostenibile con una dieta di tipo mediterraneo, manca ancora una visione sistemica di cosa significhi sostenibilità attraverso il cibo che mangiamo.

Una sola consapevolezza emerge tra i ragazzi italiani: ridurre lo spreco alimentare è il più importante comportamento sostenibile da adottare (più che scegliere cibo a KM0 o ridurre gli imballaggi). Lo pensa infatti il 50% dei ragazzi. Una visione sicuramente ecologica, e attenta all’ambiente. Ma non sufficiente per cambiare le cose.

Uno dei dati più interessanti della ricerca IPSOS, secondo me, è su come i giovani percepiscono lo sviluppo sostenibile. Il 60% dei giovani intervistati non lo ritiene un obiettivo di oggi (quindi non proprio),e lo reputa un obiettivo delle future generazioni (quindi per chi verrà dopo di loro).

Se è vero che i Fridays for future continuano ad attrarre sostenitori con iniziative online o nei luoghi pubblici, a seconda delle misure di contenimento della pandemia, e chiedono misure concrete, immediate a supporto di una giustizia climatica, contestando le vuote promesse di aziende e policy maker, dall’altra serve attivare politiche di educazione alla sostenibilità alimentare, sia formali che non, per alimentare una maggiore consapevolezza, e soprattutto responsabilizzare tutte le generazioni sul nostro futuro. Non dimentichiamo che per progettare un mondo per Nativi Sostenibili, serve il supporto di tutti.

E’ fondamentale responsabilizzare i giovani ed educarli alla sostenibilità attraverso il cibo! Serve insegnare  loro il collegamento tra cibo e sostenibilità, tra cibo e clima, tra cibo e futuro. Con il voto e le nostre scelte alimentari possiamo fare la differenza! Questo è un tema cruciale, e se vogliamo veramente attivare una transizione verso un mondo più equo, l’educazione deve fare parte di questo progetto.

Un libro per iniziare a progettare? Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perché il clima siamo noi di Jonathan Safran Foer.

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