‘EO’ di Jerzy Skolimowski ci aiuta ad avere uno sguardo più ampio e sereno sul futuro
Il capolavoro di Jerzy Skolimowski è da poco disponibile in piattaforma: un piccolo gioiello del cinema contemporaneo sul genere umano.
Il capolavoro di Jerzy Skolimowski è da poco disponibile in piattaforma: un piccolo gioiello del cinema contemporaneo sul genere umano.
Giunge finalmente in piattaforma il piccolo capolavoro dell’enfant terrible della Nouvelle Vague polacca Jerzy Skolimowski.
La pellicola uscita in Italia nel dicembre 2022 è rimasta ben poco in sala ed è una fortuna l’arrivo in piattaforma per gustare questo piccolo gioiello di cinema contemporaneo.
Vincitore al 75º Festival di Cannes, del premio della giuria, ex aequo con Le otto montagne, ha ricevuto una nomination agli Oscar 2023 come migliore film internazionale.
Il regista polacco, classe 1938, è stato il regista di punta della Nouvelle Vague polacca negli anni ’60 con un cinema libero e dinamico che lo porta ad ottenere con Le départ del 1967 l”Orso d’oro al Festival di Berlino.
Una pellicola dichiaratamente emotiva che tra ispirazione dal capolavoro di Robert Bresson Au hasard Balthazar del 1966.
La storia di una asino che viene portato via da un circo polacco in chiusura è il pretesto per un racconto lucido e disperato sulla società attuale con uno spirito animalista confermato da un’intervista dello stesso regista.
Un progetto che pone l’attenzione sull’inquadratura, sulla scelta dell’immagine piuttosto che sulla narrazione e sui dialoghi, che sono pochissimi; esattamente al contrario del film di Bresson in cui, come ricorda il critico René Prédal nel volume Tutto il cinema di Bresson:
“…ogni inquadratura continua a veicolare poca informazione e a essere molto spoglia, ma Bresson fa letteralmente lussureggiare il racconto, accumulando personaggi e situazioni in modo tale che il significato di ogni inquadratura si trovi moltiplicato da tale frammentazione.”
Il regista francese riconosce solo al reale la maggiore importanza e quindi toglie ogni parvenza di emozione all’immagine, i suoi personaggi trasudano solitudine. Jerzy Skolimowski al contrario rende emotivo il suo racconto e anche se il protagonista è un animale e dalla sua espressione non trasudano intenti, al contrario dai suoi comportamenti tutto è evidente: non c’è la voglia di attenersi alle regole degli uomini e quindi l’intento, vuoi per fortuna vuoi per curiosa fatalità, è sempre la fuga per tornare tra i suoi simili.
Forse è questa la domanda che accarezza tutta la pellicola, la risposta non è delle più confortanti: la civiltà umana è un coacervo di amarezze, delusioni, rancori, incomprensioni, crudeltà e ferocia.
Il colore rosso e la penombra prevalgono per sottolineare alcune scene cardine create con eccedenza visiva e una capacità allucinatoria che riporta in campo l’originalità e il fervore della Nouvelle Vague.
Anche il finale, nella visione di Jerzy Skolimowski, sembra più ottimista di Bresson, quando si vede l’asino in cima ad un ponte e poi in una fattoria. Forse c’è ancora speranza per il genere umano, la soluzione è scovare la visione dei fatti con l’ingenuità e l’innocenza di un animale, uno sguardo più ampio e sereno al futuro, forse è questo il messaggio finale del regista.
Il film è disponibile su diverse piattaforme: Amazon Prime Video, Rakuten TV ecc.