Anglana è un cognome salentino, piuttosto diffuso anche ai giorni nostri. Anglana è anche il cognome di un ufficiale dell’esercito coloniale italiano padre di Saba, cantante e attrice italiana di madre etiope che da qualche settimana si è cimentata con successo con la scrittura letteraria. Il suo libro è uscito per la casa editrice Sellerio ed ha per titolo La signora Meraviglia (pp 304, euro 17.00).

Solo in parte si tratta un libro che ricostruisce la storia di una famiglia, in prevalenza di un gruppo di donne, in un passato che dal colonialismo italiano degli anni Trenta arriva fino a noi. Una sorta di memoir etnico?. No, è vero invece il contrario. Si tratta di un racconto libero e leggero anche se a tratti duro e drammatico che ci regala una sicura omogeneità dei piani narrativi sia quando ci propone racconti italiani, in prevalenza romani, che quando si parla di Mogadiscio. Nessuna retorica, nessun facile pietismo, nessuno sperticato innamoramento né per il presente né per il passato, ma solo una forte empatia per le vicende umane, tanto rispetto e una dose formidabile di saggia ironia.

Saba Anglana, nel libro anche
la sua musica

Qui e là, l’amore di Saba per la musica fa capolino: a un certo punto, i rumori e i suoni che cirondano le protagoniste sono definiti come una tempesta sinfonica. L’autrice governa magistralmetne la struttura narrativa alternando senza scossoni vicende ambientate a Roma, a Ostia o nel Nord est del nostro paese, con quelle che accadono a Mogadiscio. Mostra una libertà spaziale che si sposa benissimo con scelte temporali diverse tra loro. Irride la rappresentazione della povertà dei bambini africani coperti di mosche che trova negli uffici immigrazione. Smaschera i comportamenti supponenti e presuntuosi di impiegati che si sentono superiori senza esserlo nemmeno un po’. Ridiamo amaramente quando durante i festeggiamenti per i mondiali del 1982, per strada a festeggiare, un’auto con dei bulli italiani ferma lei e le altre e le apostrofa come brasiliane de merda!!. L’Italia aveva vinto contro il Brasile…

Con il procedere delle narrazioni, fatalmente tutto si mescola. Prima di tutto con il colonialismo e la conseguente presenza della chiesa cattolica quando ai nomi mussulmani si affiancano e/o si sostituiscono i nomi cristiani. Poi con lo scambio di cibi e ricette infine con la conoscenza dei diversi riti alcuni dei quali terribili e illegali come l’infibulazione o la magia nera.

L’ironia pungente della scrittrice

In tutto questo quello che fa emergere definitivamente la sensibilità ironica e pungente della scrittrice è anche il ridicolo in cui è precipitata la nostra arroganza. Senza nessuna acredine, si fa notare come il siciliano Frank Sinatra, per noi non sia un emigrato ma un italiano all’estero.  Delle vicende di chi arriva nel nostro paese non si sa nulla o quasi. La fuga dalla dittatura di Siad Barre, la rivalità cruenta tra somali e etiopi, la povertà e, quando si è in Italia, la lurida connivenza illegale tra certi esponenti di alcune comunità straniere e gruppi di avvocati italiani.

Infine le norme. Per avere il permesso di soggiorno disogna vivere in una stanza di almeno 14 metri quadrati. L’esame di italiano è quasi offensivo visto che i discorsi, le domande e gli esercizi a cui vengono sottoposte le protagoniste sono del livello di bambin* delle elementari.

Un libro importante questo di Saba Anglana che, oltre ogni cosa, non ci da mai la sensazione di essere estranei a quello ci racconta.

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