La difesa della famiglia naturale è un problema internazionale, come dimostra il discorso dell’ex presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, tenuto il 24 febbraio del 2004 nel corso della sua campagna elettorale. Nel suo discorso Bush promuove un emendamento della costituzione volto a restringere la definizione il concetto di matrimonio a un’unione tra uomo e donna, negando così il matrimonio a persone dello stesso sesso. Bush afferma che l’unione tra uomo e donna è “the most enduring human institution honored and encouraged in all cultures and by every religious faith. Ages of experience have taught humanity that the commitment of a husband and wife to love and to serve one another promotes the welfare of children and the stability of society”.

Nel discorso di Bush si legge che l’unione tra uomo e donna (quindi la famiglia monogamica classica) è frutto di un insegnamento e dell’esperienza di anni, è la forma perfetta di famiglia in grado di garantire ordine e stabilità non solo al gruppo familiare stesso, ma all’intera società. Bush nel suo discorso afferma inoltre, consapevolmente o no, un qualcosa di completamente falso, ovvero che questo tipo di unione è riconosciuto da ogni cultura ed ogni religione, senza prendere in considerazione le numerose società in cui la normalità è costruire matrimoni poliandrici o poliginici. Infatti, seppure la famiglia monogamica sia statisticamente la più diffusa, dire che l’unione monogamica tra uomo e donna sia un qualcosa di universalmente riconosciuto in tutte le religioni e in tutte le culture corrisponde ad affermare il falso.

Più avanti ancora si legge che il matrimonio “cannot be severed from its cultural, religious and natural roots without weakening the good influence of society”. Anche in questa frase il matrimonio viene presentato come un qualcosa di naturale e, in quanto naturale, positivo per la società. Nel discorso si parla di “proteggere” il matrimonio come di proteggere la natura delle cose, senza che interventi umani (e quindi culturali) possano indebolirlo o mettere in pericolo la sua sacralità. Il paradosso di questo discorso (così come di tanti altri) risiede nel fatto che si faccia passare il matrimonio come un qualcosa di naturale che vada difeso da malvagie influenze culturali, quando invece, come si è già dimostrato, anche il matrimonio è un fatto perfettamente culturale. Il discorso di George Bush può essere letto sul seguente sito (http://www.johnstonsarchive.net/policy/bushmarriage.html), che fa riferimento direttamente al sito ufficiale della Casa Bianca (http://www.whitehouse.gov).

In conclusione, ciò che appare chiaro analizzando il discorso di George W. Bush, è che in nome di una presunta naturalità della famiglia è possibile e giusto passare sopra i diritti di milioni di individui, in quanto secondo certe ideologie tutto è legittimo se il fine è giustificato dalla bontà del nostro modello di famiglia. A pagarne il prezzo in questo caso sono le coppie omosessuali, che in quanto considerati “non naturali” non devono avere diritto al matrimonio, dal momento che il loro essere contro natura rappresenterebbe, secondo questa idea di superiorità della nostra famiglia, una minaccia per l’ordine e la stabilità dell’intera società.

Sul tema consiglio l’ottimo articolo di Roberta Favia, pubblicato all’interno della rivista Rewriters (https://rewriters.it/famiglie-non-banali-i-libri-cartonati-di-teresa-sdralevich-editi-da-minibombo/).

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