Ti sei mai fermat* a guardare dalla finestra cosa si vede nelle case degli altr*? Cosa hai visto, o credi di aver visto? A tutt* credo sia capitato di immaginare storie, vite, accadimenti, ricostruendoli da poche parole o solo da qualche silhouette alla finestre. A volte può accadere che quello che vediamo lo interpretiamo male e il libro di oggi è qui proprio per ricordarci che l’apparenza può ingannare e che l’immaginazione può fare perno sugli stereotipi invece che sulla fantasia.

“Finestre” il libro senza parole,
per riflettere

Oggi vi racconto Finestre di Lola Svetlova edito da Carthusia, il libro vincitore del Silent Book Contest 2024, un libro senza parole dunque, a cui di parole, riflessioni, discussioni con bambini e bambine potrete dedicarne tante.

Il gioco narrativo che Svetlana ci propone è semplice e efficace: siamo in una grande città, una bambina è alla finestra e dalla sua finestra osserva le altre. Il libro prima ci fa vedere cosa vede la bambina

e poi cosa c’è davvero dietro la finestra.

L’interpretazione di ciò che vediamo

Nel gioco apparirà immediatamente chiaro che l’interpretazione che daremo di ciò che ci sembra stia accadendo dietro ogni finestra sia qualcosa di brutto, riprovevole, violento, mettiamo in moto immediatamente dei processi di difesa tirando su uno scudo di diffidenza fatto di paure e pregiudizi.

Le realtà, scopriremo pagina dopo pagina, sono davvero diverse da come le avremmo immaginate, una addirittura assurda e divertente ma non vi svelo di che si tratta.

Insomma arriviamo alla fine del libro rendendoci conto che la bambina protagonista ha forse misinterpretato le situazioni e se ne è fatta impaurire. Ma siamo poi così sicuri che le interpretazioni errate siano quelle della bambina e non le nostre?

Il libro è senza parole, il nostro solo compito è quello di girare pagina e interpretare ciò che accade, lei, la bambina, mentre noi voltiamo le pagine, resta non la vediamo mai, la ritroviamo solo alla fine quando smette di guardare dalla finestra, accende la luce della camera e tutta serena e sorridente si mette a giocare con il gatto. Come ha notato qualcun* durante l’ultimo incontro sui senza parole, la bambina non sarebbe così serena se avesse davvero immaginato di vedere quelle scene paurose alle finestre del palazzo di fronte alla sua.

Dunque?

Dunque non sappiamo cosa abbia visto e quali interpretazioni la nostra bambina protagonista abbia fatto, osservando dalla finestra le finestre degli altr*, ciò di cui però siamo certi è che siamo noi lettori e lettrici, di tutte le età, ad essere indott* dalle illustrazioni a immaginare scenari violenti che certo potrebbero anche darsi ma che in effetti il libro ci rivela essere falsi dalla realtà.

Apparenze e pregiudizi

Finestre è un bell’albo senza parole che ci fa giocare con le apparenze e i pregiudizi che prendono il sopravvento quando osserviamo l’altro da noi, sconosciuto, lontano, lo stereotipo perfetto per generare diffidenza ma una diffidenza che prende sempre più gli adulti rispetto ai bambini e alle bambine.

E nella speranza che in effetti bambini e bambine si allenino ad aguzzare la vista e il pensiero allontanandosi dai pregiudizi Finestre li spinge da lettori e lettrici a immedesimarsi nella nostra bambina protagonista, di cui di fatto per quasi tutto il libro prendiamo il punto di vista grazie ad una rarissima soggettiva dell’illustrazione, e a non credere a ciò che a prima vista qualcosa può pensare.

Potremmo anche giocare con le diverse finestre di Finestre a immaginare le storie che ci sono dietro, tante possibili, oltre quelle che Svetlova ci mostra o a creare un simile gioco con ciò che capita di vedere dalle finestre di casa di ognun*, o della scuola, quante storie per ogni cosa che si vede? Quanti punti di vista per interpretare la stessa cosa?

Finestre mi è parso un libro perfetto per i Rewriters che sanno benissimo che un punto di vista altro non è che la vista da un punto.

Condividi: