La pelliccia sembra essere outdated e non più fashionable, soprattutto per la Gen Z, che è il golden target dell’industria della moda e del lusso. L’industria europea delle pellicce è tornata sotto i riflettori dopo le dichiarazioni di Armani che bandirà l’uso di lana d’angora dalla prossima stagione invernale.

Pare definitivamente segnato il destino di questo settore se si pensa che già nel 2020 la più grande casa d’aste di pellicce del mondo, Kopenhagen Fur, ha anche annunciato una chiusura controllata per due o tre anni.

La decisione del Gruppo Armani di non utilizzare più la lana d’angora a partire dalla stagione A/W 2022-23, aggiungendola all’elenco dei materiali esclusi dalla sua policy fur-free, si inserisce nel programma del Fashion Pact sottoscritto nel 2019, documento che sancisce una coalizione e un impegno tra le aziende leader del settore del lusso e del tessile impegnate per un cambiamento del settore.

“Una questione di etica prima ancora che di strategia” ha rivelato Armani, da sempre impegnato nella ricerca di materiali tessili alternativi e sostenibili, dalla lana al poliestere, fino ad arrivare all’utilizzo della canapa, appositamente coltivata in Emilia Romagna.

L’impegno del fashion system verso una moda fur-free rappresenta un altro step verso forme di convivenza più gentili e sostenibili e pertanto auspicabili tra l’uomo e l’ecosistema.

Gen Z e ambientalisti gli acceleratori
del processo fur-free

Viene da chiedersi perché questo processo verso una maggiore sostenibilità abbia subito una brusca accelerazione e la risposta sta in due fattori: la pandemia, motore di molte trasformazioni dei sistemi economici globali, e la generazione Z.

La pandemia non ha dato il via alla rivoluzione della sostenibilità ma l’ha accelerata. E fattore traino è stata l’azione congiunta dei Gen Z o zoomers e delle organizzazioni ambientaliste. I primi perché rappresentano il nuovo target del fashion system e i secondi per le campagne di informazione e sensibilizzazione.

La pandemia di Coronavirus si colloca tra gli eventi finanziari più dirompenti della storia moderna ed è stata un disastro finanziario per molti. Ma a differenza della Grande Recessione che ha portato ad un brusco cambiamento, la pandemia ha rallentato tutta una serie di processi economici e non solo. 

Abbiamo imparato a fare meno, spendere meno e sprecare meno e nessuna generazione è stata così profondamente influenzata come la Gen Z.

Secondo un recente studio sui comportamenti d’acquisto, i Gen Z sono consumatori conscious e nelle decisioni di acquisto danno la priorità a motivazioni basate su valori e principi (personali, sociali e ambientali).

La Gen Z vuole una moda responsabile, etica e innovativa.

Nell’ambito dei brand moda impegnati in questo senso c’è da segnalare sicuramente il Kering Group che si sta muovendo nella direzione di un sistema moda sostenibile, in alcuni casi facendo anche da battistrada.

Leggiamo tra le pagine del sito Kering Group: “per molti anni, Kering ha cercato di assumere un ruolo guida nella sostenibilità, guidata da una visione del lusso che è inseparabile dai più alti valori e standard ambientali e sociali. [..] È giunto il momento di fare un ulteriore passo avanti ponendo fine all’utilizzo della pelliccia in tutte le nostre collezioni. Il mondo è cambiato, insieme ai nostri clienti, e il lusso deve naturalmente adattarsi a questo”, ha dichiarato François-Henri Pinault, Presidente e CEO di Kering. 

La targettizzazione della gen Z ha comportato l’adesione a valori di equità e sostenibilità non solo da parte di marchi moda ma anche da parte del settore dell’editoria.

Elle è stata la prima grande casa editrice del settore moda a impegnarsi a porre fine alla promozione della pelliccia animale nei suoi contenuti editoriali e pubblicitari.

L’obiettivo dichiarato: “promuovere un’industria della moda più umana“.

Le 45 edizioni globali della rivista hanno firmato una carta scritta con il gruppo per i diritti degli animali Humane Society e il gruppo di riforma del settore Creatives4Change.

Tra le organizzazioni un promotore di cambiamento particolarmente attivo è stato il gruppo People for the Ethical Treatment of Animals, PETA.

PETA, è un’organizzazione no-profit a sostegno dei diritti animali fondata nel 1980 in Norfolk, Virginia, da Ingrid Newkirk, il suo attuale presidente a livello internazionale.

L’organizzazione può contare sul sostegno di persone dello star system come Billie Eilish, icona Gen-Z, già nominata due anni fa come miglior voce in difesa degli animali per il suo attivismo online, e insignita dalla PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) come Persona dell’anno 2021.

Ci auguriamo che il sistema Moda, ma non solo, che tutti i sistemi economici di produzione e consumo aderiscano progressivamente a forme di convivenza più gentili con gli animali e con il pianeta che condividiamo con loro.

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