Giacomo Bisordi: “Qui provocat”
Intervista a Giacomo Bisordi, provocatore ironico e sagace ideatore della scena, tra i registi della nuova generazione teatrale italiana.

Intervista a Giacomo Bisordi, provocatore ironico e sagace ideatore della scena, tra i registi della nuova generazione teatrale italiana.
Giacomo Bisordi è regista che pratica le drammaturgie contemporenee di autori e autrici quali: Brad Fraser, Steven Berkoff, Penelope Skinner, Alice Birch, Martin Crimp e Alexander Zeldin, Arne Lygre e Marius Von Mayenburg. E’ assistente alla regia di Peter Stein, Giorgio Barberio Corsetti, Veronica Cruciani, Eleonora Danco, Matthias Langhoff e Thomas Ostermeier e anche un punto di riferimento italiano per il regista Milo Rau.
Giacomo Bisordi è docente di recitazione nelle accademie più prestigiose d’Italia…ed è proprio in una di queste che lo conobbi tempo fa. Vidi un suo lavoro con dei giovani allievi: folle, apparentemente disordinato (ma chiaramente gestito da maestria registica), carnale, ironico, provocatore, divertito, cinico.
Quando uscimmo dalla presentazione del lavoro, sembrava stupito/stranito che noi spettatori ci complimentassimo per quello che aveva fatto, come se fosse naturale “spingere il pedale” ad un laboraotrio di recitazione con delle giovani anime; evidende lui è così, senza mezzi termini, attento e deciso, osservatore e rezionario: un toscanaccio di quelli di una volta, vecchio stile oserei dire, praticante delle bestemmie colorite, nonostante sia tra i registi più contemporanei del nostro teatro.
E dunque, caro Giacomo, se dovessi raccontare di te in terza persona, come ti racconteresti?
Lucchese, finge di non esserlo. Quindi provinciale. Sempre in affanno, senza dio, ma tutto sommato morbido.
Che significa, per te, essere un regista?
Avere la possibilità di lavorare sulla propria violenza e di condividere i risultati di quella ricerca senza metodo con chi guarda. Magari può essere utile. O almeno divertente. Spero.
Cosa ti spaventa, di più, del mondo del Teatro?
La pretesa di essere rilevanti.
Cosa ti fa “perdere la testa” (in positivo e anche negativamente)?
Kermit dei Muppet quando si accartoccia per imbarazzo, in senso positivo.Il fascismo, in senso negativo.
Quali difficoltà trovi, se ne hai, nella direzione degli attori/trici?
Non credo si possano dirigere gli attori-attrici. E so che questa risposta sembrerà l’ennesima posa. Però si possono aiutare a lavorare su loro stessi-e e questo è particolarmente difficile perché è faticoso e spesso viene percepito come qualcosa per cui non valga davvero la pena impegnarsi. Ecco, il nichilismo strisciante è un bell’ostacolo da superare assieme, regista e attore-attrice.
Quali è la parte più bella del tuo lavoro di regista?
L’occasionale senso di comunità che si instaura in sala prove.
Che tipo di spettatore sei, quando vai a teatro?
Tifoso. Tifo per il successo di quel che vedo e di chi lo fa.
Cosa ti diverte di più del racconto che fanno di te gli amici/che…oppure le persone che non conosci ma delle quali percepisci cosa pensano di te?
Cerco di non sapere nulla di quel che dicono di me. È il mio eccesso di narcisismo al contrario. Qualche volta mi diverte percepire il rapporto che le persone hanno con le mie bestemmie continue ed insistite. Ormai ampiamente oltre il patetico.
Cosa abbiamo (fortunatamente) lasciato nel Teatro del passato?
Le pause.
Cosa stiamo abbiamo (purtroppo) perso del Teatro del passato?
Il fantasmino, la lampada sul palco che ti impedisce di spezzarti l’osso del collo cadendo dalla ribalta quando il teatro è al buio.
Sei diventato ciò che sognavi di diventare da bambino?
No.
Cosa pensi del “Pubblico”?
Che andrebbe messo in scena, una volta.
Chi è il tuo punto di riferimento, oggi (cinema teatro musica arte vita privata…)?
Satana. Ch’è anche il nome della mia compagna.
Cos’è che ti fa scoraggiare?
Rendermi conto che non sto mai facendo abbastanza.
L’ultima volta che ti sei commosso per un’opera d’arte (cinema teatro musica musei)?
Lullaby for scavengers di Kim Noble. Un monologo di un performer inglese. Perché ti rendevi conto guardandolo che Noble, se non avesse trovato il palco, si sarebbe probabilmente ammazzato.
In cosa credi?
Nel talento altrui.