Tonino Guerra, storia di un poeta che in primavera si trasformò in farfalla
Tonino Guerra ha insegnato sceneggiatura a migliaia di giovani cineasti. La poesia "La farfalla", il documentario "Tempo di Viaggio".

Tonino Guerra ha insegnato sceneggiatura a migliaia di giovani cineasti. La poesia "La farfalla", il documentario "Tempo di Viaggio".
Ha insegnato sceneggiatura a migliaia di giovani cineasti provenienti dai due paesi oggi in conflitto. Nei lunghi ed interminabili giorni di dolore e smarrimento dinanzi alla guerra fratricida fra Russia e Ucraina mi sono venuti in mente i racconti e la voce di Tonino Guerra.
Il grande poeta romagnolo era stato prigioniero in Germania, ritornò a piedi nel suo paese. Suo padre, incapace di abbracci per quella distanza apparente di sentimenti che si crea fra padre e figlio, gli rase la barba. E questo fu più dolce di qualsiasi abbraccio. Tonino raccontò la guerra nella poesia La farfalla
“Contento, proprio contento sono stato molte volte nella vita/ma più di tutte quando mi hanno liberato in Germania che mi sono messo a guardare una farfalla/ senza la voglia di mangiarla”.
Con una barzelletta mi raccontò degli storici contrasti fra Ucraina e Russia.
“Un bambino entusiasta corre dal nonno e dice – nonno, i russi sono andati sulla luna! E il nonno risponde – Tutti?”.
Quanto ci manca la sua poesia. Ho vissuto il parto del suo ultimo sogno: grandi sculture che ricordino gli elefanti di Annibale nella piana di Canne della Battaglia. L’idea di realizzare degli elefanti era nata da un viaggio in Puglia nell’estate del 2011.
“Immagino cose magiche da chiedere a qualche artista o qualche grande architetto, per aggiungere bellezza all’Italia e soprattutto a quella che è chiamata la piccola Italia. Così l’incontro con la Puglia sarebbe subito magico e felice. Qualche struttura gigantesca di elefante. Presenze alte 5 metri, coperte da semplici reti metalliche che diventano sagome verdi d’estate e rosse d’autunno. Sono per ricordare gli elefanti di Annibale”.
La sua curiosità di bambino novantenne lo aveva portato a girare in lungo e in largo questa parte di Sud che lui tanto ha amato (con Andrej Tarkovskij girò a Trani Tempo di viaggio).
Era la sua voce leggera come l’aria, la sua inflessione romagnola, la sua aura magica e stralunata. Quelle parole apparivano come tavole bibliche dinanzi al degrado urbanistico.
“Voglio solo arricchirmi – diceva – vorrei godere della vista, non servono troppe cose per rendere bella una città”.
Al suo fianco c’era l’affascinante e dolce Lora, la moglie russa, che non perse l’occasione per andar a far visita alla basilica di San Nicola a Bari. Grazie a Lora oggi esiste la Fondazione che porta il nome di Tonino Guerra. Poi ci fu l’abbraccio con Abbas Kiarostami a Martina Franca in un indimenticabile tenzone a suon di poesia, raccontando Fellini, Wenders e Rosi, fra versi in dialetto romagnoli e le poesie persiane di Rumi. Fra Abbas e Tonino si creò una vera magia.
Guerra appariva come un albero di ulivo secolare, un albero gibboso che aveva guardato la devastazione della guerra e poi ha trovato la poesia nella vita. Ogni sua oliva è colorata ed ha il sapore della prima spremitura. Il suo “sogno” è stata una idea preziosa, “la bellezza si regala”, diceva.
Era commovente il suo sguardo che ancora si meravigliava davanti ad un ceramista di Ostuni che realizzava animali giganti. Al ristorante regalava ai camerieri i suoi disegni di farfalle, di vasi di fiori e di donne con cappelli. L’amicizia con il Maestro si alimentava delle nostre lunghe telefonate al mattino sempre alla ricerca di nuove storie da raccontare. Tra queste, ne è rimasta una inedita
“cinque monache di clausura messe in subbuglio da un baule indirizzato ad una di loro, erede di Eleonora Duse, contenente tanti abiti di scena”.
Il film, dal titolo Il ballo proibito dovevamo girarlo in Salento, ero alla ricerca di un monastero. Tonino aveva anche già pensato alla colonna sonora che avremmo affidato a suo figlio Andrea. Guerra si era appassionato alla pizzica salentina, gli inviai alcune canzoni tradizionali e le ascoltò fino alla fine. Fino a quando nella primavera del 2012 entrò il silenzio nella sua casa di Pennabilli e Tonino si trasformò in farfalla.