Conosciuta per lo più per i brani di musica leggera portati al successo negli anni ’60 e ’70, Marisa Sannia, scomparsa prematuramente nel 2008, è stata un’artista poliedrica e appassionata, quanto discreta.

Il suo amore per l’arte negli anni l’ha portata a coltivare la sua vena autoriale, tanto da scrivere testi e musiche per se stessa (Nanas e Janas) e musicare versi di poeti sardi quali Antioco Casula (Sa oghe de su entu e de su mare) e Francesco Masala (Melagranada).

Una musicista raffinata e originale come Grazia Di Michele ne ha raccolto l’eredità nello spettacolo Poesie di carta che ha debuttato al Teatro Golden di Roma (12 gennaio) per poi proseguire il 30 gennaio a Macomer, in provincia di Nuoro (ex caserme mura), il 31 gennaio ad Oristano al Teatro Garau e il primo febbraio al Teatro comunale di San Gavino Monreale, con altre date in arrivo per i mesi di febbraio e marzo. 

Grazia Di Michele e Marisa Sannia: una commovente storia di amicizia femminile, saremmo lieti di ascoltare il racconto di ciò che vi ha unite.
Penso che siamo molto simili, caratterialmente e nel modo di vivere la musica. Non ci siamo conosciute quando Marisa era in vita, ma forse non avrei avuto lo stesso slancio di conoscerla attraverso le sue opere, le sue parole, le sue riflessioni, se non avessi ereditato i suoi ultimi lavori e se non avessi deciso di farla conoscere ed amare come la amo io. Mi sono avvicinata molto al suo mondo e l’amicizia è nata ora, non importa il tempo, lo spazio, le dimensioni nelle quali siamo immerse, l’amicizia va oltre.

Ci piacerebbe anche conoscere i fondamenti della collaborazione instaurata con i musicisti di Marisa stessa.
Ho contattato  il produttore e arrangiatore dei suoi ultimi progetti discografici, Marco Piras, senza di lui non ce l’avrei fatta a organizzare lo spettacolo “Poesie di carta”. A sua volta lui ha recuperato il percussionista, Bruno Piccinnu e il violoncellista Fabrizio Fabiano. Io ho portato  due musicisti che collaborano con me, il chitarrista Fabiano Lelli e il contrabbassista Ermanno Dodaro e abbiamo creato il gruppo. C’è un’intesa pazzesca tra noi, forse siamo tutti mossi dallo stesso amore.

L’opera di Lorca è a fondamento dello spettacolo stesso: in che modalità? E quanto la poesia ha influito sulla formazione artistica di Grazia Di Michele?
Marisa aveva dedicato un album, ‘Rosa de papel‘, e scritto uno spettacolo teatrale omonimo, musicando alcune poesie di Federico Garcia Lorca. Il disco è uscito postumo; del copione teatrale, che purtroppo non ha visto la luce, ho l’esclusiva grazie alla famiglia. Nello spettacolo riproponiamo molte canzoni del disco e stralci di riflessioni appuntate sul copione ma anche brani in cui Marisa aveva musicato poesie di due poeti sardi, Antioco Casula e Francesco Masala. Io amo da sempre la poesia, la sua forza espressiva, la capacità di dire l’indicibile. Sono affascinata da quella di Lorca, a volte fatta di versi brevi e folgoranti.

Esibirsi in grandi città … esibirsi in una terra speciale come la Sardegna? Ci sono risposte differenti dal pubblico e in che senso?
Troppo presto per dirlo, sto tornando in Sardegna per tre concerti, a Macomer, Oristano e San Gavino, credo che questo spettacolo vada oltre qualsiasi confine geografico. C’è la Spagna, la Sardegna, la penna italiana cantautorale e un’artista stimata e apprezzata  ovunque.

Grazia Di Michele spettatrice: va spesso a teatro? Cosa ama e di cosa pensa ci sia oggi maggiore necessità?
Si, vado spesso, l’ultima volta qualche giorno fa al Palladium a vedere il Prometeo di Eschilo, bellissimo! E’ il momento in cui ci si astrae da tutto e ci si immerge nell’arte. Di cosa c’è necessità? Esattamente di questo, di avvicinarsi alla bellezza e alla cultura, sempre. Di provare emozioni positive, tanto più in questo momento in cui siamo bombardati da negatività.

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