Han Kang: ecco il nuovo libro dell’autrice Premio Nobel
Con “Nella notte più buia il linguaggio ci chiede di cosa siamo fatti” Han Kang illumina ancora una volta le zone più buie dell’anima.

Con “Nella notte più buia il linguaggio ci chiede di cosa siamo fatti” Han Kang illumina ancora una volta le zone più buie dell’anima.

Nel suo discorso di accettazione del Premio Nobel, la scrittrice sudcoreana Han Kang ne aveva approfittato ancora una volta per rendere un esplicito omaggio alla letteratura. Questo accadeva nel 2024 e, ora, sfogliando Nella notte più buia il linguaggio ci chiede di cosa siamo fatti (pubblicato in Italia da Adelphi) possiamo ripercorrere le tappe di quel passaggio.
Ricevendo un riconoscimento così importante, infatti, l’autrice poneva di nuovo al centro dell’attenzione le questioni irrisolte che affrontano i suoi scritti, sottolineando la necessità di farsi comunità e di saper scorgere anche nei momenti più bui un barlume di speranza, una fiducia precaria ma incrollabile in un’umanità che, a volte, ci sembra data per dispersa.
Un libricino di sole 39 pagine diviso in due parti. Prima La luce e il filo in cui Han Kang parte da un piccolo episodio, l’aver ritrovato in un ripostiglio dei vecchi diari personali e, in particolare, una raccolta di poesie scritta quando aveva otto anni per, poi, trascinarci nell’universo tematico del suo lavoro.
In un secondo momento, Discorso del banchetto che ha la forza di soffermarsi sul calore che genera la letteratura, sull’empatia davvero unica che riesce a infondere in chi legge, su quanto la scrittura possa essere strumento di indagine ma anche di ribellione.
“Leggere e scrivere letteratura vuol dire opporsi a ogni atto che distrugga la vita”.

Non mancano riferimenti ad altri suoi scritti. Da La vegetariana a L’ora di greco, da Atti umani a Non dico addio. Chi ha già letto qualcosa di suo sa bene quanto spazio lei riservi alla riflessione sulla violenza, al perché gli esseri umani sembrino incapaci di sottrarvisi e, al tempo stesso, al come sia possibile sopravvivere senza corrompersi totalmente. E, ancora: può il presente aiutare il passato? Possono i vivi salvare i morti? O, al contrario, è il passato ad andare in soccorso del presente e sono i morti a salvare i vivi?
Queste le domande che si rincorrono senza sosta. A impressionare da sempre l’autrice è anche il coesistere nello spazio e nel tempo di forme di ferocia inaudite accostate ad atti di nobiltà d’animo sorprendenti. La perenne tensione tra orrore e bellezza è una costante dei suoi testi e, proprio lì, nella luce che arriva a schiarire le zone d’ombra si toccano i livelli più alti della sua poetica. Quando ancora una volta, grazie al linguaggio, la letteratura arriva a unire i cuori.
