Il 2025 che arriva, il futuro incerto nella testa dei giovani
L'anno inizia con una serie di dati statistici contraddittori e le stesse incognite del passato. Il rapporto Eikon aiuta a decifrarli visti dagli occhi delle nuove generazioni.
L'anno inizia con una serie di dati statistici contraddittori e le stesse incognite del passato. Il rapporto Eikon aiuta a decifrarli visti dagli occhi delle nuove generazioni.
L’anno appena iniziato porta con se aspettative e tante incognite. Da un lato il governo che celebra oltre due anni di attività con i numeri significativi diffusi dall’Istat, uno su tutti: creati più di 800 mila nuovi posti di lavoro. Dall’altro però il Censis che dipinge un paese in preda all’incertezza, che galleggia senza fiducia nel futuro, e che vede il ceto medio lentamente evaporare come categoria di persone che hanno raggiunto un relativo benessere.
Ancora: la Ue certifica che la crescita economica Italiana è migliore di quella tedesca e francese, ma la Banca d’Italia segnala che la spinta seguita alla paralisi generata dal Covid ha ormai perso slancio. Infine l’inflazione è sotto controllo ma il conflitto in Ucraina genera nuove tensioni sui prezzi del gas e si aspettano bollette energetiche salate per le famiglie.
In questo quadro nebuloso, cosa si aspettano i giovani, che questo futuro lo dovranno vivere da protagonisti e non da spettatori, e come intendono interagire con le scelte che li aspettano?. Una su tutte si avvicina: l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che impegna i 193 paesi sottoscrittori a intervenire su 17 temi per sradicare la povertà, proteggere il pianeta e garantire prosperità e pace. Nove di questi temi riguardano la sostenibilità sociale.
Il rapporto Eikon 2024, appena pubblicato e basato su una campionatura statisticamente rilevante di persone tra i 16 e i 34 anni racconta di una popolazione giovanile che su alcuni temi, come l’ambiente, ha convinzioni ben radicate, ma che su altri fronti é ancora smarrita e incerta, fotografia speculare di un Paese distratto o poco interessato ai dibattiti su diritti, uguaglianza, riforme sociali, condizioni di lavoro.
Eikon ci dice ad esempio che la conoscenza dell’agenda 2030 è molto alta. La conosce il 78% degli interpellati, ma 9 su 10 non hanno mai sentito parlare dell’acronimo ESG. Svelato il mistero dell’acronimo si scopre che la lettera E (Environment, ambiente) è centrale: il 90% del campione ne ha sentito parlare ed il 57% sa di che si tratta. Diverso il discorso per la lettera S (Social): il 64% ne ha sentito parlare ma solo il 24% sa spiegare di cosa si tratta. E tra tutti gli obiettivi dell’agenda la parità di genere (G, governance) è considerata importante solo per il 25% del campione.
Giovani a sensibilità intermittente, dunque, e soprattutto concreti nel badare all’interesse immediato. Alla domanda quale caratteristica dovrebbe avere l’azienda o l’organizzazione nella quale ti piacerebbe lavorare, il 47% ritiene la retribuzione la cosa più importante, seguita da un contratto stabile e sicuro (45%). Salute e welfare sono solo al sesto posto, con il 22% delle preferenze, stesso livello della possibilità di smart working. E l’attenzione all’ambiente è ritenuta importante solo per il 20% del campione. Come a dire: attenzione al pianeta, certo, ma comincino ad attivarsi prima gli altri; e pazienza se il mio datore di lavoro non è abbastanza green, io a fine mese le bollette le devo pagare.
Anche l’impegno personale nel raggiungimento degli obiettivi 2030 è controverso. Molto attenti al consumo dell’acqua (si dice proattivo il 72% degli interpellati) , all’efficienza energetica (78%) ed alla gestione dei rifiuti (75%), sono meno impegnati sulla parità di genere.
Soltanto il 58% del campione è contrario al gender gap in ambito professionale. E, in contraddizione alle risposte date sull’azienda in cui vorrebbero lavorare, l’85% ritiene fondamentale che il lavoro tenga conto della propria vita personale e l’80% giudica importante la coerenza tra quello che si vuole essere ed il proprio lavoro. Il 72% è ancora più radicale e dichiara di non essere disposo a scendere a compromessi sugli aspetti contrattuali pur di lavorare.
A parole solo l’8% ritiene che il suo immediato futuro (spazio temporale 5 anni) sarà legato al sostegno della famiglia (il 29% lo lega alle possibilità economiche ed il 13% alla fortuna). Il 28% immagina di vivere dove è adesso , ed il 20% sempre in Italia ma in un’altra città (il 19% però sogna di espatriare e lamenta di non avere i mezzi per farlo.
Rispetto ai propri genitori il 37% è convinto che avrà più opportunità di quante ne abbiano avute loro, ed il 34% invece teme che ne avrà di meno. Il campione è anche diffidente sull’intelligenza artificiale. Il 41% del campione ritiene che aiuterà a risolvere problemi importanti a condizione che sia sempre l’intelligenza umana a guidare, mentre un ancor più prudente 40% pensa che porterà dei vantaggi come operazioni più facili e veloci, ma che prevarranno gli svantaggi.
Solo il 9% vede l’AI come fondamentale per superare le sfide del futuro quasi lo stesso numero i coloro che (il 10%) ritengono che non porterà nulla di buono e farà perdere posti di lavoro. Una sorpresa viene dalla mobilità. Il mezzo di trasporto viene scelto in base alla distanza da percorrere, ma solo il 25% punta al binomio comodità e rapidità. Il 49% però vorrebbe avere un’auto elettrica, anche se costa di più.
L’energia comunque è al centro dell’attenzione, sia per come risparmiarla, sia per come produrla. In un paese che con dei referendum ha cancellato la parola nucleare dalle sue possibilità produttive, il campione di Eikon racconta adesso una storia diversa dai decenni precedenti. Il 36% ha risposto positivamente all’affermazione il nucleare è un’opzione energetica green più efficiente, ed il 21% si è detto addirittura molto d’accordo. Gli irriducibili anti-atomo atomo sono appena il 16% e gli scettici il 27%. Di fatto, un’altra Italia….