Mi vengono spesso chiesti consigli su letture che aiutino a guarire da un disturbo alimentare. Rispondo che non esistono libri terapeutici, al massimo ce ne sono alcuni in grado di migliorare conoscenza e consapevolezza.

I libri scritti da chi ha vissuto un Dca (Disturbi del comportamento alimentare) possono essere molto interessanti e utili per chi vive accanto a una persona malata, così come lo sono quelli scritti dai professionisti che se ne occupano ma non ne consiglierei mai la lettura a chi sta vivendo in prima persona la malattia.

Se sei malata e vuoi un libro che ti aiuti, scegli una bella storia, un romanzo, possibilmente che non parli di quello che ti fa stare male.

Disturbo alimentare, ha senso parlare di prevenzione?

Mi chiedono anche se esistano libri adatti alla prevenzione e di nuovo mi trovo a rispondere che difficilmente un libro può aiutare a prevenire un disturbo alimentare, soprattutto se è un libro che tratta l’argomento in modo diretto.

Partiamo da un presupposto importante: non ha senso parlare di prevenzione dai Dca oltre la scuola primaria. L’età d’insorgenza della malattia si è abbassata sempre di più, con il 40% delle diagnosi sotto ai 14 anni e questo significa che in maniera diretta o indiretta bambini e bambine vengono a contatto con i fattori scatenanti molto presto, già a 7-8 anni.

L’unico modo per fare prevenzione con persone di quell’età è lavorare sulle emozioni e sul rapporto tra le emozioni e il cibo. Quando sei triste ti viene fame o ti si chiude lo stomaco? Ti capita mai di mangiare per noia? E cosa mangi quando sei annoiata? Sono solo alcune delle domande che aiutano i più piccoli a prendere confidenza con le emozioni che provano e ad avere maggiore consapevolezza dell’effetto che quelle emozioni hanno sul loro comportamento alimentare.

Al di là di questo –  che per inciso sarebbe il modo giusto per affrontare il tema della sana alimentazione nelle scuole, molto meglio dei programmi che dividono i cibi in buoni e cattivi – con i bambini funzionano molto bene le metafore, le favole, le storie.

Il libro “Il Buco” di Anna Llenas affronta il delicato tema del vuoto

In particolare c’è un libro di Anna Llenas, Il Buco, edito da Gribaudo, che sembra fatto apposta per affrontare il delicato tema del vuoto che sentiamo dentro e della spinta che ci porta a desiderare di “tapparlo” con qualcosa, qualsiasi cosa.

“Giulia sente un buco nella pancia che non le piace per niente. Allora prova in tutti i modi a riempire quel vuoto, per farlo scomparire”.

Il vuoto può essere una perdita, un lutto ma anche una situazione di disagio dovuta a qualcosa che nemmeno riusciamo a identificare. A volte un disturbo alimentare inizia proprio così, con il bisogno di riempire un vuoto e le necessità profonda di farlo senza guardarsi dentro, perché è difficile, è doloroso.

Allora ci si riempie di cibo o di assenza di cibo, cercando di distrarre la mente da quel vuoto che incombe.

Questo nel libro non racconta il disagio in modo esplicito ma attraverso metafore che si prestano molto bene ad essere adattate a situazioni anche molto diverse tra loro, fornendo la possibilità di scegliere il livello di profondità più adatto a quel determinato bambino o bambina.

La storia di Giulia può essere un modo intelligente, discreto e rispettoso di dialogare con le più piccole e i più piccoli sul rapporto che hanno col loro corpo, con l’istinto, con la fame, col cibo, con l’amicizia e con la paura, soprattutto quella di diventare grande.

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