Stavolta parto dalla fine, da quel suggerimento che di solito chiude i post su questo blog e che servono a racchiudere un po’ il senso delle parole, a volte troppo personali per essere rivolte a tutti.

“Cuori Stupidi” – la copertina

Cuori stupidi è il primo, e purtroppo unico, romanzo di Michele Merlo, cantautore e scrittore scomparso lo scorso 6 giugno a 28 anni per una leucemia fulminante diagnosticata troppo tardi. Mi posso permettere di consigliarlo senza averlo letto davvero (l’ho sfogliato, l’ho tenuto tra le mani, l’ho annusato ma non riesco ancora a leggerlo) perché io e Michele eravamo, siamo, amici. Michi era uno di noi, uno che viveva di panico nonostante i troppi dubbi e le troppe paure, una vita inquieta, certo, ma una vita piena, che nascondeva a volte dietro a una corazza di finta arroganza e eccessiva sbruffonaggine. Niente di troppo diverso da ciò che noi impanicati facciamo di solito, cerchiamo di non mostrarci troppo, ognuno con il proprio stile e le proprie caratteristiche. Posso consigliarvi Cuori stupidi perché io e Michi siamo stati legati dal panico prima ancora che dal rapporto lavorativo e di amicizia. Quel panico che io, già veterana dell’argomento, ho riconosciuto nel suo sguardo di ragazzino schivo e malinconico in giacca di pelle sul palco di Amici. Quel panico di chi ha paura di avere paura, perché non la vuole, perché non l’accetta, non la conosce, non la sa gestire però sa bene che gli altri non la capiscono.

L’ansia e il panico mi hanno legata a lui a doppio filo, anche quando avrei dovuto mollare c’era sempre quella voce che mi diceva “e se fosse solo perché ha paura? E se lo facessero con te?” E allora restavo, magari più nascosta, ma non andavo mai via del tutto.

Oggi sono 3 mesi che invece è lui ad essere andato via del tutto. Lui che nel suo libro era Luca, il protagonista che affronta gli attacchi di panico dopo la morte del suo amico, tre mesi fa si è trasformato in Valentino, l’amico che se ne va e che lascia chi resta a combattere con le ansie, il buio e la paura.

Il Michele che ho conosciuto io nel 2017 non aveva la consapevolezza di cosa fossero i disturbi mentali né la forza per affrontarli nel modo giusto. Ha fatto un percorso di accettazione, di guarigione e di crescita, ha avuto alti e bassi come tutti, aveva iniziato a capire cosa lo facesse stare bene e cosa no, ma soprattutto aveva smesso di vergognarsi, aveva rivendicato il diritto di avere paura, di essere fragile, di mostrare la sua verità. Lo ha fatto nel libro e nel disco che porta lo stesso titolo, lo ha fatto sui social, senza filtri, forse anche troppo, si è messo a nudo e ha rischiato, come rischiamo tutti, di essere troppo esposto. Ma se è vero che solo chi osa vince allora non si può dire che Michele Merlo sia stato un perdente.

Michele Merlo su Instagram

Oggi, su questo blog, non voglio farne un eroe, un martire o un Santo, voglio rendergli il merito che non gli ho reso quando potevo, perché l’orgoglio e la paura di essere feriti ancora ce lo hanno impedito. Voglio ricordare il suo, il nostro, stupido cuore, quel cuore che spesso batte troppo forte e che copre il rumore dei nostri pensieri razionali e ci manda un fuori di testa.

Questo pezzo, per quello che vale, è per te, che ora non hai più paura, ma anche per chi è rimasto che forse, invece, ora, ha qualche paura in più da affrontare.

Ciao Michi…

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