Il Green New Deal (GND) è un programma di politica economica avviato ormai da alcuni anni, sviluppatosi in modo esponenziale nell’ultimo periodo e ancora in divenire (sul tema: J. Rifkin, Un Green New Deal globale. Il crollo della civiltà dei combustibili fossili entro il 2028 e l’audace piano economico per salvare la terra, Milano, Mondadori, 2020; N. Chomsky e R. Pollin, The Climate Crisis and the Global Green New Deal: The Political Economy of Saving the Planet tr. it. Minuti contati. Crisi climatica e Green New Deal globale Ponte delle Grazie, 2020; Ann Pettifor, Il green new deal. Cos’è e come possiamo finanziarlo, Fazi, 2020).

Il GND si basa sulla combinazione tra interventismo pubblico nel settore economico e iniziative private e mette insieme la tutela dell’ambiente e il rilancio dello sviluppo economico e sociale. Esso mira quindi a rivedere le priorità nelle scelte sulla produzione di beni e sulla fornitura di servizi secondo una visione orientata alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo sostenibile. Quest’ultimo, come è noto, consiste in un approccio volto a proteggere l’ambiente e al tempo stesso favorire lo sviluppo sociale ed economico ed è stato riconosciuto come principio di diritto internazionale (UN Doc. A/57/329, New Delhi Declaration of Principles of International Law Relating to Sustainable Development, 31 August, 2002). Il tema è molto discusso, sin dal noto rapporto Rapporto Brundtland (Il nostro futuro comune), del 1987, che lo definisce come “lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri” (World Commission on Environment and Development World Commission on Environment and Development, our Common Future, Oxford Paperbacks, 1990).

Quindi il nuovo approccio – che potremmo identificare come una versione aggiornata e riveduta dello sviluppo sostenibile – è volto a ridurre le emissioni di CO2 e il surriscaldamento climatico, a tutelare la biodiversità e a proteggere la salute umana, animale e vegetale e, al contempo, favorire la crescita economica, individuare nuovi settori di investimento e aumentare la ricchezza e il benessere sociale generale. Le disposizioni che compongono il GND sono in linea con un percorso teso a convertire le attività economiche alla sostenibilità ambientale, coniugando l’esigenza di ridurre l’inquinamento con quella di favorire lo sviluppo economico-sociale, limitando l’intrapresa economica in alcuni casi e al contempo incentivandola in altri, secondo finalità e percorsi innovativi.

Il GND nasce dal basso, con movimenti di opinione, lobbying e un cambio di paradigma culturale. Investe però le istituzioni – su vari livelli (locale, nazionale, sovranazionale) – che fanno propria quella visione dandole seguito con una serie di politiche, per lo più di natura programmatoria; quindi ritorna nuovamente alla società civile, chiamata ad adeguare i propri comportamenti per rendere possibile il cambiamento. In questo senso si tratta di un modello paradigmatico di regolazione glocal, che prevede regole e istituzioni che operano a livello comune e sovranazionale collegate e integrate con regole e istituzioni che operano a livello locale e subnazionale.

In secondo luogo, il GND si basa su un compromesso tra libero mercato e regolazione pubblica che segna un cambio di paradigma rispetto all’approccio adottato in passato e negli ultimi anni: l’intervento pubblico non si limita a vietare, controllare e punire, ma si spinge fino a promuovere, incentivare, indirizzare l’attività economica. La cesura con il passato e con il presente risiede nel fatto che i due momenti – quello dei limiti e quello degli incentivi, entrambi provenienti dai poteri pubblici – sono collegati e coordinati, secondo un disegno condiviso e coerente: le autorità amministrative non si ritraggono per lasciare il passo alle dinamiche economiche e di mercato, ma rimangono presenti, affiancandosi agli attori privati, condizionando le loro attività, modificandone gli obiettivi e favorendo nuovi investimenti, subordinati al raggiungimento di determinate finalità stabilite da soggetti pubblici.

In terzo luogo, riprende vigore il ruolo dei poteri amministrativi di regolatori e controllori delle attività economiche. Accanto a incentivi economici, investimenti pubblici e partenariati pubblico/privati non vengono meno e anzi si rafforzano – sebbene con declinazioni originali – pianificazioni, autorizzazioni, divieti, controlli e sanzioni.

Con l’affermarsi del GND, soprattutto all’interno dell’Unione europea, in particolar modo nell’ultimo anno, cambia anche l’approccio previsto per l’agricoltura, che a sua volta deve adeguarsi al nuovo paradigma, divenendo meno inquinante e più orientata alla tutela dell’ambiente.

A riguardo, si devono citare alcune recenti iniziative dell’Unione europea: le strategie Farm to fork (di cui ho già parlato) e Biodiversità e la nuova PAC dell’Unione europea, per il periodo 2021-2027. Questa, tra le varie disposizioni di sostegno all’agricoltura che si rinvengono nelle proposte di Regolamento ora in via di definizione, stabilisce una serie di vincoli e indirizzi per gli Stati membri. Questi ultimi, infatti, sono chiamati a porre in essere una serie di misure affinché, entro il 2030, l’uso e il rischio di pesticidi sia ridotto del 50%, l’uso di fertilizzanti di almeno il 20% e del 50% le vendite di antimicrobici utilizzati per gli animali allevati e l’acquacoltura. In più, prevede un target del 25% dei terreni agricoli dedicati all’agricoltura biologica e l’accesso del 100% della popolazione alla banda larga veloce nelle zone rurali entro il 2025.

C’è poi la cosiddetta condizionalità rafforzata, cioè un sistema di condizionamenti dei finanziamenti che riguardano le misure climatiche e ambientali dello sviluppo rurale e gli ecoschemi (un nuovo meccanismo – obbligatorio per gli Stati membri, ma facoltativo per gli agricoltori – che premia con pagamenti supplementari chi adotta pratiche benefiche per il clima e l’ambiente che vanno oltre i vincoli già richiesti).

Tra le varie misure si può citare l’art. 11, che stabilisce che gli Stati membri, nel predisporre il proprio piano strategico per l’attuazione della PAC, debbano includere “un sistema di condizionalità, in virtù del quale è applicata una sanzione amministrativa ai beneficiari che ricevono pagamenti diretti a norma del capo II del presente titolo o premi annuali di cui agli articoli 65, 66 e 67 e che non sono conformi ai criteri di gestione obbligatori previsti dal diritto dell’Unione e alle norme per il mantenimento delle buone condizioni agronomiche e ambientali dei terreni stabilite nel piano strategico della PAC, figuranti nell’allegato III relativamente ai seguenti settori specifici: (a) il clima e l’ambiente; (b) la salute pubblica, la salute degli animali e delle piante; (c) il benessere degli animali”.

La disposizione appena citata conferma l’impostazione descritta: il GND importa una nuova visione della produzione economica, che salvaguardi l’ambiente, che contrasti ogni forma di inquinamento e che favorisca una crescita economica razionale e ragionevole, che tenga conto dei bisogni e delle aspettative anche delle prossime generazioni. A cominciare dal sistema agro-alimentare.

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