La musica è donna: donne sono le Muse, donna è Santa Cecilia (la protettrice dei musicisti) e donna è l’arte dei suoni, come suggerisce la sinuosa immagine di Man Ray Le violon d’Ingres. Le donne sono attive da sempre nel campo della musica colta dell’Europa d’Occidente, hanno creato e interpretato, condividendo linguaggi e sistemi teorici con i colleghi uomini. Eppure, i nomi femminili sono poco diffusi: se essere donna creatrice di suoni è antica consuetudine, non altrettanto consueto appare il riconoscimento nella storiografia ufficiale.

Ad accendere i riflettori sulla situazione attuale riguardo il tema del riconoscimento delle carriere musicali delle donne ci ha pensato The Guardian: su 1.445 concerti di musica classica e contemporanea rappresentati sui palchi teatrali più prestigiosi del mondo, solamente 76 contenevano brani composti da una donna. A quanto sembra, la musica, in particolare quella classica, e specialmente l’attività compositiva, sono ancora in larga parte appannaggio degli uomini. Per rendersene conto basta guardare al passato, quando le donne potevano sì imparare a suonare, ma non potevano farne un mestiere. Le convenzioni sociali e culturali sono state a lungo un ostacolo alle carriere femminili. Oggi, per fortuna, l’accesso alle professioni musicali è libero, ma siamo ancora lontani dal dare il giusto riconoscimento alle artiste.

La musica crea un linguaggio capace di superare ogni tipo di barriera linguistica, economica, culturale e politica, contribuendo a mettere in luce e contrastare le discriminazioni legate agli stereotipi di genere, sessuali, etnici e religiosi. La musica mette in moto un cambiamento culturale, come abbiamo potuto osservare nell’ultimo Festival di Sanremo, dove Achille Lauro ha omaggiato una delle figure di riferimento della musica italiana, Mina, mostrandosi con una lunga treccia in suo onore a dimostrazione del fatto che la musica può liberarci dai ruoli di genere tradizionali.

Altra artista che da sempre dà voce al mondo femminista e porta avanti iniziative importanti riguardo alla parità di genere è St. Vincent, cantautrice, musicista, produttrice e regista. Nel 2014 ha ricevuto il primo Alternative Grammy vinto da una donna in venti anni e nel 2016 ha ideato la prima chitarra elettrica da donna, affermando che

chitarre come la Fender Stratocaster o la Gibson Les Paul sono chitarre fantastiche, ma a causa del loro peso sono impraticabili e poco funzionali per una persona come me”,

denunciando come lo sguardo degli uomini ancora permanga nella musica. Ci sono strumenti musicali femminili e strumenti maschili? Ebbene si. Stiamo parlando proprio della scomodità legata alla progettazione di alcuni di questi oggetti. Non bisognerebbe nemmeno sottolinearlo, ma le donne hanno braccia più corte, bacini più ampi, dita più sottili. Non a caso è stata proprio una donna, Mary Frasier, nel 1939 a brevettare un plettro a più plettri, di lunghezze diverse, proprio per risolvere questa digit ratio, per colpire corde diverse contemporaneamente, per suonare più facilmente e velocemente, aumentando così il piacevole effetto della musica risultante.

Donne cancellate dalle
copertine dei dischi…

Il rapporto tra donne e musica è stato tormentato ed ancora oggi, in alcuni paesi, come l’Iran, la misoginia musicale è ancora presente: nel 2015 la polizia ha impedito l’esibizione delle donne nell’orchestra di Teheran, nonostante rappresentassero la metà degli ottantasette musicisti. Sempre in Iran, il sito di musica in streaming Melovaz ha voluto spingersi verso nuove mete: il portale ha rimosso completamente tutte le cantanti donne dalle copertine degli album presenti in catalogo, lasciandole a volte completamente vuote perché ritenute apparentemente troppo scandalose. Che scandalo, si.

In Afghanistan volevano impedire alle ragazze di cantare: in una lettera del ministero dell’Istruzione afghano era stato annunciato il divieto, rivolto alle studentesse di età pari o superiore ai 12 anni, di cantare in cerimonie pubbliche a meno che l’evento in questione non fosse al 100% femminile. Oltre a vedersi negata l’autorizzazione a cantare, le studentesse non avrebbero potuto frequentare lezioni di canto tenute da insegnanti di musica di sesso maschile. Dopo qualche giorno, sotto la crescente pressione del movimento di opposizione al nuovo provvedimento e, in particolare, grazie al successo della campagna #IAmMySong lanciata su Twitter, questo divieto è stato abolito. Nell’ambito della campagna, giovani ragazze afghane avevano postato sui social media numerosi video in cui cantavano le proprie canzoni preferite e chiedevano di aderire ad una petizione per annullare il divieto nazionale.

… ed etichette tutte al femminile

In Italia, invece, è nata WOMEN Female Label & Arts, la prima etichetta discografica italiana tutta al femminile, in partnership con Artist First. Un contenitore artistico a 360 gradi che si propone come struttura di comunicazione, ufficio stampa e distribuzione digitale per progetti artistici e forme d’arte nate dalle mani e dalla mente delle donne. Ogni 8 del mese, WOMEN Female Label & Arts proporrà una o più artiste attraverso il sito, i social e i canali di distribuzione digitale legati al mondo musicale. Curios* di scoprire chi sarà la prima pubblicazione dell’8 luglio 2021?

D’altronde anche la curiosità, come la musica, è donna.

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