Beh, signore e signori, in piedi per questo capolavoro, e se non lo avete letto perché i romanzi epistolari vi dispiacciono posso darvi ragione in linea generale. Ma in questo caso, signore e signori, proprio no.
C’è una frase, poi, un rigo appena, in questo romanzo, che scoperchia e illumina il senso della seduzione.
Le relazioni pericolose è un romanzo crudele, come crudele è l’eros. Quello tra il visconte di Valmont e la marchesa di Merteuil inizia come un gioco, ma poi scopri che il gioco è solo l’esca dell’eros che alla fine ti combina come tutti, più o meno, sappiamo. Insomma, il consiglio è: non fatelo a casa o, al limite, sempre sotto la supervisione di un adulto.
Quello delle Liaisons è un viaggio nella psicologia dell’attrazione, nessuna declinazione dell’eros sfugge a questo grandioso romanzo. In una versione aggiornata, il visconte di Valmont sarebbe guidato dalla marchesa di Merteuil – nei suoi tentativi di seduzione – tramite un auricolare. Qui gli dà indicazioni per lettera. E così vai di conquista in conquista, finché la macchina della seduzione non si inceppa.
E tra le tante perle delle Liaisons c’è la lettera XVII. La scrive il giovane Danceny a Cécile de Volanges, le due vittime dei più attempati pigmalioni. E mentre le spiega il motivo dei propri affanni per ottenere il suo amore, gira la chiave che regola i meccanismi della seduzione. Perché la verità è che la vittima del gioco non è il sedotto, ma il seduttore. I seduttori soffrono, i sedotti trionfano. I seduttori languono, i sedotti si compiacciono.
E infatti Danceny scrive: “In fin dei conti io non fo che mostrarvi l’opera vostra”.
Choderlos de Laclos – Le amicizie pericolose (Mondadori, 1989)