Sandro Marenco, durante il lockdown, è approdato in rete per poter incontrare virtualmente i propri studenti e, da quel momento, ha riscritto l’uso dei social network come preziosi alleati per il mondo della formazione. Ora tutto in un libro.

Scuola in presenza, Dad, didattica mista, tecnologie, piattaforme, digitale e social network. Temi ed argomenti che dominano le ultime settimane ma che, in realtà, sono emersi con forza allo scoppiare della pandemia e del primo lockdown quando, da un momento all’altro, milioni di studenti si sono ritrovati a fare lezione in connessione con i propri professori.

Distanti e distaccati. In quelle settimane Sandro Marenco, insegnante di inglese e di sostegno in un istituto superiore di Alessandria, è approdato sui social per poter incontrare virtualmente i propri studenti.
Come hanno fatto tutti, direte voi.
In realtà, quello che ha fatto Marenco di innovativo è stato andare dove si ritrovano i ragazzi, ossia su Tik Tok e Instagram.
I contenuti proposti dal prof hanno riscosso immediatamente enorme successo tant’è che le mini-lezioni di grammatica inglese, video-pillole di meno di sessanta secondi, hanno raggiunto i 10 milioni di visualizzazioni.


«Quando è iniziato il lockdown, a marzo 2020, non abbiamo fatto in tempo a rientrare dalle vacanze di Carnevale. All’improvviso eravamo chiusi in casa. Uno choc incredibile. Per fortuna, nella mia scuola dopo due giorni eravamo già tutti collegati in Dad»


Marenco è diventato insegnante per scelta, dopo altre esperienze: una laurea in Lingue alla Cattolica di Milano, ha girato per il mondo, ha lavorato nella comunicazione, ha aperto un negozio e poi ecco è arrivata la scuola.
Oggi il prof conta oltre 320mila follower su Tik Tok e 20mila su Instagram ed ha pubblicato un libro Dillo al Prof (Salani).

Si tratta di un racconto divertente, commosso e affettuoso di un’esperienza nata per caso, diffusasi con successo ed oramai consolidata. I ragazzi si aprono con il loro prof di riferimento, chiedono consigli, spesso anche aiuto. E lui, con semplicità, li ascolta senza giudicare. Come pochi sanno fare.

Dillo al Prof

Dopo i primi video divertenti su Tik Tok, il prof ha creato la casella di posta dilloalprof@sandromarenco.it affinché i ragazzi potessero scrivere liberamente le proprie sensazioni, emozioni e, soprattutto, raccontare le proprie fragilità e paure.
Dalle tante email ricevute Marenco ha realizzato il libro, ora pubblicato da Salani, in cui, mettendo a nudo prima di tutto se stesso, racconta la sua incredibile esperienza social vissuta nei mesi del covid per intercettare i ragazzi durante la dad.

Nel libro Marenco racconta di come ha lasciato la sua vita precedente (lavorava in una multinazionale dell’elettronica nel ruolo di marketing manager) per dedicarsi all’insegnamento: oggi, dopo oltre 10 anni dietro la cattedra non si pente di una scelta che lo ha portato a scoprire di più gli adolescenti e soprattutto a farsi scoprire da loro.


Non ho mai voluto pormi come un insegnante bacchettone che lavora sul terrore e la paura: io voglio lasciare un segno di positività e onestà intellettuale, mi faccio vedere per ciò che sono, mi pongo con sincerità e garbo, e questo mi ha portato il rispetto dei ragazzi, anche da parte di chi non la pensa come me“.


È la storia di un insegnante speciale, di un compagno di scherzi, un amico sempre pronto a offrire il proprio affetto – e a chiedere aiuto, quando lui sta per crollare. Di una persona che passa molto tempo sui social, senza la presunzione di capirli meglio degli altri, e anzi combinando tantissimi guai. Infine, di un confidente anche per tanti genitori che sanno quanto sia importante dialogare coi loro figli.

Usare i social per rimanere umani

Sembrerebbe un paradosso ma, al contrario, può essere il modo ideale oggi sia per capire come stanno i ragazzi sia per scoprire grandi potenzialità educative del digitale, non solo per formare a livello nozionistico, ma anche per educare.
La storia di Marenco ci insegna che se il social è usato in modo intelligente allora diventa uno strumento di comunicazione che non ha pari.
Contenuto di qualità, utile e realizzato con il linguaggio che i giovani sono soliti utilizzare e comunicare.

L’informazione a tubo non vale più. Gli insegnanti devono capovolgere il paradigma riscrivendo una scuola social orizzontale e reticolare.
E’ ritrovandosi nei luoghi della rete che il dialogo può compiersi pienamente.

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