Quale sarà il futuro dell’arte tra NFT e AI? Il problema definitorio e la questione del copyright
NFT e Intelligenza Artificiale (AI) dividono pessimisti ed entusiasti per i cambiamenti presenti e futuri. Nessuno sa cosa succederà.
NFT e Intelligenza Artificiale (AI) dividono pessimisti ed entusiasti per i cambiamenti presenti e futuri. Nessuno sa cosa succederà.
Solo ieri dicevamo che il mondo era degli NFT. Oggi il nuovo protagonista è l’intelligenza Artificiale (AI), che divide la platea tra pessimisti ed entusiasti per i cambiamenti presenti e futuri conseguenti allo sviluppo di questa nuova tecnologia. La realtà è che nessuno sa ancora cosa succederà.
Gli NFT (Non-Fungible Token) sono dei certificati di proprietà di oggetti di vario tipo, scritti su una blockchain (ossia un registro digitale), che dimostrano come il possessore del token sia anche la persona che possiede l’opera digitale a esso collegata.
Il mondo degli NFT è diventato improvvisamente molto noto anche ai non addetti ai lavori quando a marzo 2021 Beeple, pseudonimo dell’americano Mike Winkelmann, ha venduto la sua opera Everydays: The First 5,000 Days – associata a un NFT – in asta da Christie’s, per l’equivalente in criptovaluta Ether di 69,3 milioni di dollari. L’opera è un collage ottenuto mettendo insieme 5 mila disegni raccolti quotidianamente dal 1° maggio 2007, acquistata da un programmatore di Singapore, proprietario del più grande fondo di NFT al mondo.
Il mercato degli NFT si è trasformato quindi nella possibilità di conferire maggiore valore economico alla cosiddetta arte digitale (quella prodotta e distribuita attraverso tecnologie digitali) e di offrire un sistema decentralizzato a quei tanti creativi stanchi delle classiche dinamiche del mercato artistico.
Ben presto ci si è resi conto che il mondo degli NFT, (pre)vede i soliti player di spicco, replicando strutture e gerarchie già note, sebbene con nomi diversi, e le importanti cifre che girano intorno ad alcuni pezzi sono principalmente collegati a fenomeni che prescindono dal valore artistico di queste opere, quali il collezionismo e gli investimenti/speculazioni finanziarie di una ristretta platea.
Oggi la bolla speculativa degli NFT è molto ridotta, causa anche la crisi delle valute cripto e l’alta volatilità del mercato. Se nel 2021 il volume mensile di scambi era di circa 2,8 miliardi di dollari (con le scimmie del Bored Ape Yacht Club o i CryptoPunks a essere scambiati anche per milioni di dollari), a settembre 2023 il 79% delle collezioni restava invenduto, con un’evidente sovrabbondanza di offerta rispetto alla domanda. Anche per le collezioni di maggior valore, il 18% non ha alcun valore, il 41% si colloca nella fascia 5-10 dollari e meno dell’1% supera i 6.000 dollari (fonte: Il Sole 24ore).
Oggi il nuovo protagonista del dibattito scientifico, e non solo, è l’Intelligenza Artificiale (IA).
I sistemi di IA sono capaci di adattare il proprio comportamento analizzando gli effetti delle azioni precedenti e lavorando in autonomia. Alcuni tipi di intelligenza artificiale esistono da più di 50 anni, ma i progressi nella potenza dei computer, la disponibilità di enormi quantità di dati e lo sviluppo di nuovi algoritmi hanno portato a grandi balzi in avanti nella tecnologia negli ultimi anni.
Rimanendo su un piano strettamente artistico, può un sistema di IA produrre risultati dotati di qualche valore creativo?. Nel 2019 uscì la notizia relativa alla produzione di copie di quadri di grandi pittori del passato, come Van Gogh, Turner, Vermeer, Seurat, grazie all’uso dell’IA.
La distinguibilità tra copie ed originali in tal caso è relativamente semplice, ma fino a quando questo sarà possibile? Ricordiamoci che il Sony World Photography Awards ad aprile 2023 ha premiato un’immagine generativa creata con un’intelligenza artificiale (PSEUDOMNESIA | The Electrician, due donne, una quasi nascosta dietro all’altra, e delle mani in primo piano non così perfettamente riprodotte), scambiandola per una poetica fotografia in B/N, realizzata con una fotocamera analogica.
L’intelligenza artificiale è molto veloce, molto potente e molto specializzata. Non ha ancora la flessibilità propria dell’intelligenza umana, ma dimostra una grande capacità nella c.d. ars combinatoria, ossia nel combinare elementi esistenti in modo inedito (come evidenziato nel bell’articolo di Annamaria Testa a riguardo).
Potremmo semplicemente elencare l’IA come uno dei tanti strumenti a disposizione di un’artista e, in tal senso, sentirci assicurati a riguardo della nostra superiorità rispetto ad una macchina, seppure intelligente e (auto) istruita.
Domanda: possiamo ancora definire autore di un’immagine colui che ha semplicemente fornito degli input al sistema, limitandosi a scegliere l’interpretazione più soddisfacente tra gli output generati dalla macchina? O dovremmo riconoscere l’esistenza di una creatività delle macchine, potenzialmente anche soddisfacente/sorprendente negli output derivanti dagli errori/imprecisioni della programmazione?
Già da tempo è scoppiata la disputa legale tra gli illustratori (provenienti dal mondo anglosassone) e le aziende che lavorano con l’intelligenza artificiale, specializzate nella creazione d’immagini (Dall-E, Midjourney, Stable Diffusion e altri), per violazione del copyright.
E’ notizia recente (27 novembre) che dall’altra parte del mondo, in Cina, il Tribunale di Pechino ha riconosciuto il copyright su un contenuto generato dall’intelligenza artificiale, affermando che un’immagine, generata tramite il software di conversione testo-immagine Stable Diffusion della start-up statunitense StabilityAI, dovrebbe essere considerata un’opera d’arte protetta dalle leggi sul copyright. La sentenza è stata formulata a seguito di una causa per violazione della proprietà intellettuale, avviata a maggio, relativa ad una immagine pubblicata da un blogger senza permesso.
A prescindere dagli aspetti creativi, non possiamo non citare la recente approvazione dell’AI ACT da parte del Parlamento e il Consiglio europeo, ossia la prima legge al mondo a regolamentare lo sviluppo e l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale, al fine di indicarne gli usi consentiti e quelli proibiti per tutelare la privacy e gli altri diritti dei cittadini europei. In particolare, Sono stati vietati sistemi di riconoscimento biometrico che utilizzano dati sensibili, come le idee politiche, la religione e l’orientamento sessuale. Non possono essere utilizzate immagini ricavate da internet per creare database di riconoscimento facciale. È stato vietato il riconoscimento delle emozioni sul posto di lavoro e nelle scuole. Sarà inoltre vietato sviluppare algoritmi che possano causare danni fisici o psicologici agli individui, o con la capacità di manipolarne i comportamenti anche in forma subliminale.
Sicuramente gli NFT ieri e l’IA oggi hanno riportato l’attenzione su un punto centrale, perenne oggetto di discussione: che cosa si intende, oggi, col termine arte, e che cos’è un’opera d’arte.
Sappiamo solo che l’arte è la forma del tempo (George Kubler).
Ed ogni epoca parla con le parole che ha.