Negli ultimi mesi, Roma è stata un teatro naturale di una serie di capitozzature e abbattimenti di alberi che hanno destato preoccupazione tra i cittadini. A Monteverde, in Viale dei Quattro Venti, ad esempio, sono stati abbattuti quasi 100 olmi, con appena 9 prove di trazione eseguite, secondo il comitato di quartiere. Situazioni simili si sono verificate in tutta la città, dall’Eur fino al Quadraro, dove tantissimi alberi vengono classificati sotto la classe D, che indica un grave rischio di schianto al suolo, aprendo così l’iter per l’abbattimento.

A Roma dal 2001, 8000 alberi scomparsi

Dal 2021 a oggi si contano oltre 8000 alberi scomparsi a Roma, in seguito all’intervento di ditte incaricate dai singoli municipi o dal comune di Roma, che hanno eseguito l’abbattimento e dubbie capitozzature, secondo comitati ed esperti, senza verificare prima lo stato dei fusti attraverso le citate prove di trazione o la salute degli stessi alberi. In questi quattro anni il comune non ha mai comunicato il numero effettivo di abbattimenti. Risultano poi, secondo le testimonianze di cittadini e cittadine, così come di ormai numerosi articoli sul web, le assenze di tanti alberi che una volta abbattuti non vengono sostituiti secondo l’iter previsto.

Ormai il ruolo degli alberi e del verde in città è fondamentale per prevenire gli effetti della crisi climatica e il beneficio che arrecano è sotto gli occhi di tutti: il Rapporto Speciale dell’IPCC spiega che ogni albero adulto cattura in media dai 10 ai 20 kg di CO₂ all’anno, con picchi fino a 50 kg per specie longeve e vigorose (come i platani del Quadraro, attorno al Torrino del Centro Anziani). Inoltre, gli alberi hanno un ruolo importante nella riduzione delle concentrazioni di PM₂.₅, le cosiddette “polveri sottili” dannosissime per la salute.

In un contesto cementificato come quello romano, le temperature superficiali possono superare di oltre 5-8° quelle periurbane: gli alberi offrono un effetto di mitigazione abbassando le temperature circostanti di 2-4°, dando sollievo, ombra e riparo nelle ore più calde alle fasce di popolazione più vulnerabili. Sebbene numerosi studi evidenziano come il verde urbano riduca i livelli di stress e migliori l’umore, sappiamo bene che un piano di piantumazione efficace richiede del tempo e sia quantomeno impensabile riforestare dall’oggi al domani intere città: gli ecosistemi vanno prima di tutto protetti, infine ripopolati facendo attenzione alle specificità territoriali.

Il tiglio o il bagolaro sono elementi, tra le altre cose, di identità storica per molti quartieri romani. Uomo e natura possono e devono convivere sempre più, in quanto connessi. In ogni caso, la diversificazione delle specie arboree aumenta la resistenza agli eventi climatici estremi, come le alluvioni che ormai iniziano a colpire sempre di più anche Roma, e supporta uccelli e insetti impollinatori preservando la biodiversità anche in un contesto urbano.

Tor Bella Monaca, Tiburtino e Laurentina si sviluppano senza corridoi verdi, piazze alberate o parchi attrezzati, altri quartieri sono isolati e cementificati, mentre molte città europee stanno eliminando in modo progressivo e costante superfici asfaltate (aree industriali, cortili scolastici, piazzali vuoti) per sostituirle con spazi permeabili e alberati. Questo, a Roma, è successo recentemente solo a Ottaviano, quartiere ricco e con più alberi fra i viali di Prati rispetto a un quartiere come Centocelle.

Esempi di riforestazione

Gli esempi di riforestazione nelle altre metropoli non mancano, dagli Stati Uniti all’Europa. Chicago ha identificato le aree più colpite dalle isole di calore e sta implementando giardini pensili, tetti riflettenti, aree urbane verdi. Parigi ha chiuso 500 strade al traffico motoristico, ha ampliato le zone verdi e le piste ciclabili. Milano ha aperto diverse strade scolastiche con arredi e verde urbano. Roma rimane ancorata a un concetto di città dei primi del ‘900, dove l’auto e lo smog vincono, il verde attorno muore, il cemento regna.

Per creare una città veramente sostenibile, verde, inclusiva, bisogna preservare ogni albero, verificando la sua salute prima di un abbattimento indiscriminato. Ci chiediamo perché la comunità, gli anziani, i bambini e le scuole non vengano coinvolti nella gestione del verde urbano, verde che riguarda e migliora il benessere collettivo, contrastando al tempo stesso i cambiamenti climatici mentre si crea una città più respirabile e meno inquinata.

Allora, invitiamo le persone a immaginare una città diversa: corridoi verdi che collegano parchi e aree verdi, che migliorano la qualità dell’aria lungo i principali assi di traffico; cure condivise del verde, come programmi in cui scuole e comitati di quartiere prendono in carico la manutenzione del verde di quartiere; una mappatura del cemento: noi di Fridays Roma stiamo compilando, con le segnalazioni di cittadine e cittadini, comitati e attiviste una mappa completa che indichi le aree cementificate a Roma. E quindi, conseguentemente, quanto verde in più potremmo avere liberando il suolo dal cemento e facendolo respirare.

Consigliamo quindi la visione e la lettura delle zone cementificate di Roma, arricchitela con le vostre segnalazioni! Quali sono le aree da depavimentare? Quali aree sono da difendere e riforestare? Compilatela e inviatela ai vostri cari!

Marzio Chirico per conto di Valeria Belardelli

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