Senza volo verso Passaggi segreti, consapevole che La libertà viaggia in treno, sempre Controvento.
“Un pomeriggio d’inverno sono partito per un viaggio così breve che non pensavo potesse condurmi così lontano”, questo l’esordio di Passaggi segreti, l’ultimo libro di Federico Pace (ed. Laterza, 2020), giornalista e scrittore italiano tra i più interessanti del panorama nazionale. In ogni suo libro, i luoghi sono racconti di vite eccezionali che diventano nostre, si traducono in percorsi esistenziali dove il viaggio diventa ricerca di senso e scoperta di sé, viatico alla ricerca di finestre dell’anima, elogio della lentezza che rifiuta la scia del volo nei cieli, ma vive dentro voli pindarici sulla terra, sempre memore del piacere della scoperta.

“Un pomeriggio d’autunno sono partita per un viaggio così breve che non pensavo potesse condurmi così lontano”, lontano dalla stasi di un tempo sospeso, il tempo del Covid, che mi impedisce di fare ciò che amo di più: viaggiare, scoprire luoghi dell’anima e vite altrui che regalano ricchezza.

Un pomeriggio d’autunno ritrovo i libri di Federico Pace, divorati nel tempo mai così lontano e così vicino dei miei viaggi, e sfogliati di nuovo dopo la lettura della sua ultima opera, Passaggi segreti, misteriosi come i luoghi che ho imparato a riscoprire dentro la mia terra natia, nel tentativo di uscire da un tunnel che, come nel racconto di Durrenmatt, mi inghiotte ancora e ancora dentro questo tempo oscuro che risuona di sirene spiegate.

In Senza Volo (ed. Einaudi, 2008) il primo tra i suoi scritti, ritrovo di nuovo il tunnel, la paura e la gioia infantile di James Joyce quando sul treno da Vienna, attraversando il tunnel che porta a Graz per giungere a Trieste, prova la sensazione che lasciando quella galleria buia di poco più di mille metri incastonata tra le montagne più impervie, possa finalmente uscire a ritrovar la luce, come si esce da un’interminabile convalescenza ancora timorosa di ricadute.

Resto qui, a leggere racconti brevi, acuti, coinvolgenti e intensi come fossero giri in bici intorno a quel che resta del muro di Berlino, racconti come Il pedale e la memoria che riparano paure e ferite, che cercano la luce in fondo al tunnel, regalano viaggi lenti e speranze profonde, senza fretta, la cui trama è retta da un’unica splendida voce letteraria, piena di spessore e cultura, quella dell’autore.

Ci sono i viaggi in bici di Cioran in Bretagna e di Beckett nella Loira, quelli in treno di Ortese o di Banderas, i viaggi in nave di Levi-Strauss e di Camus, tutti a raccontare la propria vita nel viaggio e il viaggio nella propria vita, con lo sguardo lungo e meditato verso terra, senza volo e senza fretta, in un elogio del senza che diventa elogio della lentezza e scelta ecologica, in un lungo viaggio emozionante che scopre paesaggi dal finestrino del treno, albe su distese infinite d’azzurro dall’oblò di una nave, città ricche di storia dalla pedalata lenta di una bici, boschi struggenti dal passo cadenzato di piedi in cammino.

Ci si incunea così nelle pieghe del mondo, dentro itinerari inediti, paesaggi nascosti, piccoli borghi sconosciuti, insieme a viaggiatori famosi e non, pittori come Mondrian, filosofi come Heidegger, scrittori come Kundera, Joyce e Pamuk, politici come Clinton, esploratori come Keruac e Terzani, registi come Truffaut e Wenders, a colmare distanze, a muoversi da un luogo all’altro impiegando il tempo necessario per guardare, conoscere, conoscersi, vivere, comprendere, emozionarsi; sempre e assolutamente senza volo, proprio come dice Federico Pace in Controvento (ed. Einaudi, 2017) il suo terzo libro: “Varcare una soglia geografica, ma anche, allo stesso tempo, superare un limite intimo e personalissimo. Passare una porta stretta e trovare dall’altra parte quel che non si sapeva di possedere”.

Conoscere e conoscersi, con lentezza, consapevole che La libertà viaggia in treno (ed. Laterza, 2016) come ricorda agli amanti del treno Pace nel suo secondo libro, quasi un prosieguo, del primo, Senza volo: tratte tra città come Londra-Parigi, Porto-Lisbona, Bergen-Oslo, mondi sospesi tra oceani e montagne, esistenze diverse e insieme simili che si incrociano ai margini di ferrovie, riunite in distanze colmate da treni che attraversano luoghi, tenute insieme da un modo emozionante e unico di esplorare, tra stridori di rotaie e fischi di stazioni che diventano mormorii dell’anima, emozionata dentro viaggi dalla forma sublime, antichissima e sempre attuale.

Senza fretta, come in Controvento, dove vengono narrate le storie di chi, come Pessoa, Kahlo, Gauguin, Bowie, tra gli altri, prendendo un treno o attraversando un ponte ha trovato la strada per cambiare e trasformarsi, per trasformare il viaggio nella consapevolezza acquisita grazie alla quale credere che non importa ciò che è e che si è, ma ciò che sarà e si sarà.

“Fu la spinta dell’alba così a farmi avventurare, in quelle prime ore del giorno, lungo un cammino. A salire e a entrare nel cuore della terra e salire ancora, fino alla punta che si sporge sulla vertigine del mare”. Il mio viaggio tra le pagine di Pace arriva al suo ultimo libro, che non è meta, ma tappa e speranza di uscire dal tunnel di durrenmattiana memoria, giunge a quei Passaggi Segreti che in questo strano autunno sospeso diventano per me scoperta di luoghi inediti e arcaici, nascosti e preziosi, inesplorati ed emozionanti.

“Sentii espandersi il silenzio assoluto, denso e profondo. Provai un piacere inatteso e sorprendente. Non si sentivano le voci umane, né il rumore delle vetture che giravano lungo la provinciale, né i pensieri degli altri, le preoccupazioni, non arrivavano gli sguardi degli altri, non c’era nulla. Era quella la forma di silenzio che aveva ascoltato Adamo prima che tutto il resto precipitasse?” Ed è così che ritrovo dentro i miei passi i suoi luoghi divenuti miei, tra dolci colline e aspre vette, tra boschi suggestivi e corsi d’acqua, tra distese azzurre e pietre antiche, a poca distanza di città in balia di paure ed egoismo, rumori ed inquinamento: sentieri poco battuti di una terra splendida e troppo spesso violata, luoghi e paesaggi che svelano misteri e meraviglie, borghi e tradizioni che ci consentono di ritrovare gli altri e negli altri noi stessi, pronti a nutrire insieme la speranza di una rinascita tanto difficile quanto necessaria.

“Inesorabilmente, in ciascun viaggio, in ciascun momento, negli attimi della vita, ci spinge quasi un’urgenza ad andare a cercare un’altura, una collina, una vetta, o una pianura, da cui riuscire a intravedere quel limite dove, lontanissimo, brucia un orlo di luce. Fin dove lo sguardo si perde. Un battito delle ciglia. Il chiudersi e l’aprirsi del mondo”.

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In viaggio con Federico Pace

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