Scappata in vacanza. Questo è quello che ho fatto i primi di novembre. Destinazione Nosy Bee in Madagascar. Volevo solo non far niente, a parte quello che mi avrebbe fatto stare bene. Evasione pura. Mai stata in questa parte dell’Africa, dove il turismo non è ancora da un charter al giorno. 

Sono partita senza informarmi troppo, lo ammetto. Una sorta di pigrizia mentale e desiderio di essere trasportata in un posto dove essere sorpresa in ogni aspetto. Unico dato, il resort in una località a 17 chilometri da Hellville, la capitale dell’isola, ed un mare pieno di quelle gradazioni colorate che vanno dal verde fino a confondersi con l’azzurro del cielo.

Il volo prevedeva una scalo tecnico abbastanza lungo in Etiopia ad Addis Abeba. Il significato di lungo è stato ben 4 ore, per cui tutto il tempo necessario per visitare ogni angolo dell’aeroporto. Un sacco di negozi, duty-free, bar con ogni sorta di specialità. Devo annotare un incredibile numero di persone, in prevalenza donne, all’interno di ogni attività e qualche domanda in riferimento al mondo del lavoro italiano me la sono fatta.

Però ero in vacanza e quindi ho vietato alla mia mente qualsiasi ulteriore approfondimento. Così nella pausa ho provato il caffè filtrato che passa da un contenitore con un tappo di stoppa ed è versato nelle tipiche tazze colorate senza manico. 

L’Etiopia è un leader mondiale nella produzione di questa bevanda e se avessi voluto fare scorta, non avrei avuto altro che l’imbarazzo della scelta. Dopo questo ristoro, ho ricominciato con il secondo giro, perché pur quanto grande, non è Charles de Gaulle a Parigi e l’ho fatto con più dovizia di particolari.

Così in uno degli shop più piccoli, ma con maggioranza di cibo, nascosto da buste di caffè e altre specialità, udite, udite, ho trovato del vino. Producono vino? Lì per lì mi sono persa a leggere l’etichette per capire, poi con un sussulto di realtà e guardando se c’era la chiamata al gate, ho prontamente chiesto alla signorina se avessi potuto portare con me una bottiglia, specificando ovviamente l’arrivo finale.

La risposta è stata positiva e quindi fino quasi a prendere l’aereo al volo, sono stata a scegliere. Convinta e contenta del mio acquisto non ho avuto nessun problema a Nosy Bee. Al resort mi hanno fatto il breefing e al momento delle curiosità ho scoperto che convivono moltissime religioni e in quella parte l’Animismo è dominante, quindi senza problemi riguardo l’alcol. 

 Ho messo la bottiglia in frigo e aspettato la cena giusta. È arrivata dopo un paio di sere. Con la bottiglia davanti e nell’attesa dei piatti mi sono scatenata a cercare tutte le notizie su questo vino: Gebeta – Chenin Blanc, Arsi Zone. 

Dopo le prime righe capisco che non poteva essere altro che una delle cantine più importanti della nazione con ben 516 ettari. Questa nasce nel 1936 da una famiglia greca, la prima a creare in azienda vinicola  a Lideta, seguita dopo poco da una famiglia italiana che aveva stabilito la propria sede a Mekanisa. Nel 1974 le due proprietà vennero raggruppate e nazionalizzate e vista la posizione dei terreni, venne chiamata Awash Wine.

L’Awash è il fiume più importante dell’Etiopia che corre dentro i suoi confini per oltre 1200 chilometri, attraversando una parte della Rift Valley africana. La parte finale del suo corso è dal 1980 nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco per la ricchezza paleontologica e antropologica. 

Tornando ai vigneti, la terra dove hanno le loro radici è ricca di detriti vulcanici creati da millenni di storia geologica e godono di un clima in cui il sole è abbondante e le pioggia è concentrata in alcuni mesi dell’anno. Adesso che mi sono informata, posso assaggiarlo.

La parte minerale era evidente anche al naso insieme alle note floreali. Si è fatto bere benissimo e tenendo presente che la sera la temperatura di Nosy Bee è intorno ai 25 gradi, un vino bianco così, era perfetto. Nei giorni successivi ho assaggiato anche un vino locale, ahimè da dimenticare, ed alcuni vini sudafricani decisamente presenti.

Un piccolo dettaglio. Durante una escursione a Sakatia, il rifugio delle tartarughe marine, ho travato nell’unico ristorante, una lista di 3 vini, tra i quali un bianco italiano, il cui nome era Napoli. Non ho voluto indagare, ero in vacanza!

Awash Wine – info@awashwine.com

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