In bici lungo l’immenso Mincio
A chiamarlo immenso era stato Virgilio. Oggi il Mincio è immenso anche per la sua pista ciclabile, una delle più suggestive d'Italia.
A chiamarlo immenso era stato Virgilio. Oggi il Mincio è immenso anche per la sua pista ciclabile, una delle più suggestive d'Italia.
A chiamarlo immenso era stato Virgilio nelle Georgiche, con il termine latino ingens. Ma l’immensità del Mincio non è solo, banalmente, nelle sue dimensioni, che insieme all’immissario Sarca superano i 200 chilometri di lunghezza, bensì nel suo fascino poetico, in quel rapimento fantastico, in quello slancio lirico che sa scatenare nell’animo di chi ha la fortuna di incontrarlo lungo il proprio cammino. Non a caso sono caduti molti artisti nella sua trappola seducente, come Dante Alighieri che nel XX canto dell’Inferno lo descrive nel punto in cui si distende e s’impaluda. Ed è proprio in una locanda sulle rive del Mincio che si svolge il terzo e drammatico atto del Rigoletto di Giuseppe Verdi, quando Sparafucile pugnala l’ingenua Gilda.
E’ giusto lungo il Mincio che si snoda una delle piste ciclabili più suggestive d’Italia, che parte da Peschiera del Garda per raggiungere Mantova dopo un tragitto di circa 45 chilometri. Qui non serve avere polpacci di ferro, né polmoni d’acciaio, ma solo occhi spalancati ad ammirare il paesaggio e un cuore abbastanza grande da contenere le emozioni provocate da un territorio ancora molto bucolico. La pista infatti è quasi tutta in piano, adatta a tutti, e va percorsa senza fretta, perché offre continui spunti per soste, tappe e momenti di relax. Più che una pista ciclabile potremmo definirla una narrazione, che ha per protagonista il Mincio in tutte le sue declinazioni agresti, idilliache, campestri e fluviali.
Questa storia nasce a Peschiera del Garda, laddove il fiume abbandona le acque ferme del lago per avventurarsi in un viaggio che lo porterà fino al fiume Po, con il quale entra in comunione come in un dolcissimo amplesso. Una storia che racconta di piccoli borghi, fatti di casupole adagiate sull’acqua, di mulini a vento, di resti di antiche fortificazioni, di architetture medievali, di scavi romani, di palazzi ducali, di bistrot sull’acqua. Ma anche di cicogne, aironi e falchi di palude che incrociano la pista dall’alto o si tuffano in acqua in cerca di cibo.
Una storia, che come tutte le favole, si conclude con un lieto fine, quando la ciclabile entra nella città di Mantova, la città dei tre laghi, ma soprattutto città Patrimonio dell’Umanità, perché rappresenta uno dei più eminenti esempi di progettazione urbanistica del Rinascimento. E mentre si sta ancora pedalando tra alberi, anatre e mulini a vento ci si ritrova, quasi d’incanto, di fronte al magnificente profilo architettonico di Mantova, fatto di cupole, campanili, torri e guglie che si stagliano verso l’alto in una gara di bellezza e arditezza.
E allora, come per magia, la ciclabile del Mincio finisce per unire, in un matrimonio indissolubile, due siti Unesco, Peschiera del Garda, patrimonio dell’Umanità per le sue fortificazioni, e Mantova, per la sua urbanistica.
E allora non stupitevi se durante le pedalate resterete a bocca aperta. Non sarà certo per il fiatone…