Un giorno, appreso che le femmine di tutti i felini soffrono durante il coito, mi sono posta una domanda inquietante: ma come, allora lo stupro è naturale?? Mi sono messa a cercare in rete e, a partire da questo articolo, ho cominciato ad approfondire, leggendo perfino Goeff Parker, pioniere degli studi sulla coercizione sessuale animale. Intanto, la mia domanda va tradotta scientificamente, e la sua formulazione corretta è: lo stupro ha una sua motivazione evoluzionistica? Perchè tutti questi stupratori in natura?

Sono tantissimi in effetti: la lontra marina maschio, ad esempio, forza la femmina al coito ferendola gravemente ogni volta, mordendole il muso a sangue. Il maschio del germano reale (l’anatra dei nostri parchi urbani) organizza dei veri e propri stupri di gruppo: una dozzina di maschi catturano la femmina e la stuprano fino alla morte (un’anatra su dieci muore così). Alcuni coleotteri hanno un organo sessuale ricoperto di spine, con cui prima trasferiscono gli spermi e poi danneggiano le vie genitali della femmina, provocando delle ferite mirate probabilmente a disincentivare un suo nuovo accoppiamento con un altro maschio e a massimizzare invece le proprie probabilità di vincere la competizione spermatica. Il maschio della cimice penetra con il suo organo sessuale, che è appuntito come un’arma, qualsiasi parte del corpo femminile per rilasciare lo sperma nel sangue della femmina (si chiama proprio inseminazione traumatica). Non solo. Le cimici fanno indifferentemente la stessa cosa anche con un altro maschio: quando questo, a sua volta, trafiggerà una femmina, le trasmetterà lo sperma del suo aggressore. L’entomologo Howard Ewans ha scritto: “Dinanzi alla rappresentazione di questa schiera di cimici dei letti che si divertono aspettando il prossimo pasto a base di sangue – cioè copulando a piacere e indipendentemente dal sesso e trasmettendosi reciprocamente attraverso lo sperma sostanze nutritive – al confronto Sodoma sembra il Vaticano” (leggete, a tal proposito, M. Miersch, La bizzarra vita sessuale degli animali, Newton Compton 1999). Comunque la lista degli animali stupratori è lunga, e riguarda persino i nostri amati delfini.

Federica Sgorbissa, un dottorato in scienze cognitive, giornalista scientifica, già direttrice della rivista OggiScienza, penna di Mente e Cervello e Le Scienze, spiega che la selezione sessuale ha anche un lato oscuro che Darwin non approfondì: la coercizione sessuale, e cioè un modo in cui i maschi sbaragliano la concorrenza maschile barando. In pratica, fanno i grossi con i deboli, cioè le femmine. La buona notizia è che la violenza favoreggia la competizione tra maschi solo fino a un certo punto: se è vero che il maschio armato vince su quello innocuo possedendo la femmina, è anche vero che dove c’è aggressività c’è minor tasso riproduttivo e dunque l’equazione è immediata: la violenza porta all’estinzione.

Arriviamo adesso agli esseri umani: insieme agli uccelli, noi apparteniamo alle specie più monogame, che sono quelle con il livello più basso di conflittualità fra i sessi. Abbiamo insomma adottato la strategia più intelligente, quella appunto che ci porta dritti alla sopravvivenza a lungo termine. E quindi? Quindi, dopo tutto questo giro, sono tornata al pensiero-base, ossia che lo stupratore può solo essere disprezzato (avevo scritto sgozzato), perfino senza il soccorso della morale: è scienza!

Se l’ancoraggio alle spiegazioni etologiche sul funzionamento dello stupro in natura in parte mi aiuta a contenere l’angoscia dell’odio feroce (che ho espresso su TikTok) che provo per gli stupratori, dall’altro rafforza però dentro di me l’istinto di impugnare un Kalashnikov contro i sette milioni di maschi in Italia che hanno violentato una donna (il 20,2%, cioè 4 milioni e 353 mila donne, ha subito violenza fisica, il 21%, cioè 4 milioni 520 mila, violenza sessuale, il 5,4%, cioè 1 milione 157 mila, forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro: sono i nuovi dati, pubblicati da Istat un mese fa).

Sdoganato il fatto che lo stupratore è l’anello debole della catena, che non ha alcuna funzione se non quella di portare la sua specie all’estinzione, che il suo comportamento in termini evoluzionistici è barare, resta che ho sempre pensato che ci sono tante incongruenze nel rapporto tra maschi e femmine, anche considerando i maschi come soggetti non-stupranti. Dopo queste letture ho più chiaro il perchè delle mie perplessità: i due sessi non hanno affatto un fine riproduttivo comune. Il maschio, infatti, ricerca una maggiore frequenza di copula per aumentare le possibilità di trasmissione del suo corredo genetico, mentre la femmina tende a ridurre lo stress fisico derivante dall’accoppiamento al fine di garantire una nidiata più sana.

In ogni caso, mi rassicura sapere che anche tra gli animali femmina esistono le femministe e un vero movimento #MeToo: tra i catta, i colobo rossi, i macachi e gli ateli, le femmine si organizzano infatti in gruppi anti-stupro capaci di allontanare dal branco i maschi più irrequieti! Lo so che c’è poco da scherzare e che la verità è un’altra (ma me la riservavo per il gran finale): il motivo per cui noi esseri umani abbiamo vinto la competizione tra le specie è perchè abbiamo la coscienza. Quel pennacchio dell’evoluzione di Homo Sapiens, come diceva Gianni Liotti, che, seppur recentissima, ci permette, davvero a differenza di tutti gli altri animali, di approcciare alla vita anche attraverso quell’etica e quel senso morale che ci contraddistinguono.

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