Anna Kauber, regista, scrittrice e paesaggista, dedica da anni la sua ricerca e il suo lavoro di documentazione alla vita e al lavoro nel mondo rurale, con una particolare attenzione alle tematiche sociali e culturali che lo animano. Tra i suoi progetti più significativi spicca il film In Questo Mondo, un viaggio profondo e toccante nell’universo della pastorizia al femminile in Italia, che sfida stereotipi e rivela una realtà sorprendente e ricca di umanità.

Il film è il risultato di un’immersione totale: un lungo percorso attraverso l’Italia, fatto di migliaia di chilometri e oltre cento incontri con donne pastore di ogni età. La spinta a intraprendere questa vasta ricerca nasce dall’interesse per le pratiche rurali, il paesaggio agrario, l’agricoltura e il cibo, scoprendo negli animali un “grande tramite”. Un’indagine che si è fatta “ricerca lenta, incontro, scambio”, mettendo in luce una pratica, quella della pastorizia, tramandata inalterata, vista come una “modalità produttiva non estrattiva, rigenerativa, che non produce sterilità ma preserva i territori”. È un’alternativa concreta a modelli basati sulla predazione e la sottrazione.

Kauber: la dimensione umana e relazionale

Il cuore del documentario batte grazie alla dimensione umana e relazionale. Il suo metodo si basa sul “tempo passato con le persone”, un tempo che ha il potere di “generare verità” e che diventa una vera e propria “trasmissione del tempo passato con gli altri”. Non si tratta di giornalismo, ma di un “tempo relazionale come metodo di indagine”, ricercato e valorizzato per permettere a un’umanità di esprimersi “inibita e senza filtri”.

La regista ha sottolineato che “nasce prima l’incontro e la sorellanza”, l’empatia, creando “piani di umanità diversa” che si ritrovano nei 97 minuti del film, un susseguirsi di “amore e affetto” nel tentativo di “capire la loro bellezza”.

Non voleva trasmettere dei messaggi precisi, ma semplicemente mostrare come loro “raccontavano la vita e le emozioni”.

È un “metodo emotivo”.

Anche “cinematograficamente il documentario regge”, e qui la Kauber sottolinea il merito dei suoi collaboratori che hanno contribuito a dar forma ad un “materiale sporco” in fase di montaggio ma è la relazione che continua a “fare vivere il film”, e anche le proiezioni diventano nuove occasioni di incontro.

Nel corso nell’intervista prende corpo un “modello empatico” che permette di superare la “deformazione dei nostri modelli di vita”, riempiendo un “vuoto cosmico” o la “povertà relazionale” delle realtà urbane e andando oltre la sterile la visione di un certo ambientalismo contemporaneo che anima i salotti culturali.

Il documentario esplora a fondo il tema del lavoro, mostrando la realtà della pastorizia nella sua crudezza, senza mistificazioni, ma celebrandone la profonda dignità.

Le donne pastore insegnano il valore del lavoro manuale a contatto con la natura, un lavoro che plasma e dà significato alla vita.

Nello specifico, lo sguardo femminile su questo mestiere rivela aspetti potenti: non tanto azioni rivoluzionarie eclatanti, ma la “libertà” nella scelta di una condizione apparentemente dura, un impegno quotidiano così stretto e immodificabile. Nonostante ciò, queste donne “si sentono libere” in un “contesto naturale”, manifestando un’autonomia nell’espressione di sé. Lo “specifico femminile” si trova in una “sottigliezza”, una “forza e tenacia di preservare la vita”, una qualità che anche i maschi riconoscono.

Si lega alla “cura dei corpi” e all’essere madri.

IN QUESTO MONDO 
Anna Kauber 
Italia / 2018 /

La regista ha menzionato anche il ruolo delle “raccoglitrici”, un ruolo antico e tradizionale di supporto all’attività principale e per l’autoconsumo. Ha notato come il “ritorno alla raccolta”, il “fascino che la ruralità esercita sulle persone dell’Urbe”, rientri in questa “economia rigenerativa e circolare”.

L'”antispreco è anche femminile”, un’attitudine naturale al non sprecare che si manifesta in queste pratiche.

IN QUESTO MONDO 
Anna Kauber 
Italia / 2018 /

Nel film, il paesaggio non è mai un mero sfondo. Le note di regia lo definiscono un “vibrante protagonista”.

L’ambiente, le montagne, i ritmi della natura sono intrinsecamente legati alle vite e alle scelte di queste donne, parte integrante della narrazione stessa.

E qui si manifesta uno dei messaggi più potenti di “In Questo Mondo”: quello di presentare un mondo “diverso”, spesso sorprendente, ma che non è mai un “altrove”.

Questo punto risuona profondamente: il mondo rurale, come le altre “realtà marginali”, non è un luogo “altro” o “diverso” in senso assoluto, ma è in profonda “continuità” con il resto del tessuto sociale umano.

La dicotomia, quasi una “guerra tra urbano e rurale” con la conseguente “demonizzazione e discriminazione delle realtà rurali dagli anni ’50 in poi” e lo spopolamento, ha creato una percezione distorta.

Invece, queste realtà
“C’è[ ci sono] è solo invisibile”

Percorrere un tratturo, le antiche vie di transumanza che attraversavano il territorio montano, utilizzate dai pastori per spostare le greggi tra pascoli estivi e invernali, ad esempio, fa percepire un “vissuto millenario”, fatto anche di storie dure, ma che sono parte integrante della nostra storia collettiva.

“In Questo Mondo” ha rappresentato una rivelazione in questo senso, mostrando che non si tratta di archeologia, ma di un presente vivo e pulsante.

Durante il dialogo, la regista ha ricordato che nel 2015, quando ha iniziato il progetto, “di pastorizia non ne parlava nessuno”, era un mondo presente ma “solo invisibile”.

Ha menzionato le testimonianze delle vecchie pastore negli “ospizi”, che raccontavano con leggerezza di una “vita infernale”, spesso “discriminate nella comunità e dai loro stessi uomini”, descrivendo un mondo in cui la discriminazione era culturale, sociale ed economica , una realtà che tutt’oggi stenta ad essere rivista e riqualificata attraverso la lente del presente. Per Anna Kauber, dire “Diverso ma non altrove” significa riconoscere che “C’è ancora”, come camminare sul tratturo, “il decumano dei sanniti”, fa sentire un vissuto che non è scomparso. Non stupisce quindi che questo film sia stato una vera “rivelazione” per molti.

Il film ha l’obiettivo di attivare processi empatici che “riducono le differenze e ci fanno sentire tutti più uguali”, affratellandoci nella nostra comune umanità.

Attraverso il racconto corale, tessuto mettendo insieme le diverse “tessere narrative” raccolte in anni di incontri intimi e profondi, Anna Kauber ha ricercato un “linguaggio narrativo ‘femminile'”, complice e essenziale, capace di restituire la densità emotiva e intellettuale di queste esperienze. Il risultato è un documentario che non solo documenta la pastorizia al femminile, ma la rende visibile, la riconnette alla nostra realtà condivisa e celebra la resistenza, il legame con la terra e la ricchezza di vite vissute fuori dagli schemi dominanti, ma “In Questo Mondo”.

TITLEIn questo mondo
COUNTRYItaly
YEAR2018
DIRECTORAnna Kauber
LENGHT1h 37′ 00″
FORMATDigital
SOUNDValerio C. Faggioni
EDITINGEsmeralda Calabriaand Chiara Russo
PRODUCTIONLaura Borrini for Solares Fondazione delle Arti, Esmeralda Calabria for Aki

Informazioni e contatti

Sito ufficiale https://www.facebook.com/inquestomondo/

a.kauber@gmail.com

Condividi: