Inclusione e parità di genere. A che punto è il clubbing italiano?
Inclusione, parità di genere e impatto ambientale, tematiche sempre più attuali anche nel clubbing. Ne parliamo con Alessandro Imarisio meglio noto come Ale Big Mama
Inclusione, parità di genere e impatto ambientale, tematiche sempre più attuali anche nel clubbing. Ne parliamo con Alessandro Imarisio meglio noto come Ale Big Mama
Inclusione, diversità, parità di genere e impatto ambientale: tematiche che riguardano tutt* noi e che sono sempre più attuali e imprescindibili anche nel clubbing italiano ed internazionale. Torniamo volentieri sull’argomento con Alessandro Imarisio, meglio conosciuto come Ale Big Mama, dopo averne parlato a marzo con Marco Sissa aka LA Vision e lo scorso anno con la dj e producer SYREETA.
Classe 1982, originario del Monferrato, Ale Big Mama da oltre 20 anni dirige locali e organizza serate in tutta Italia; nel 2019 ha fondato la sua digital agency, nel 2020 ha dato alle stampe il suo libro Il Mercante della Notte, dove si racconta e racconta le dinamiche di un mercato decisamente atipico e le competenze necessarie per dire la propria. Il tutto con uno stile sobrio, asciutto, diretto e senza girarci troppo intorno; lo stesso stile palesato nelle sue risposte alla nostra intervista.
Inclusione e diversità. Come si rispettano e come si mettono in pratica questi principi in un club ed in una serata per Ale Big Mama?
“Includere” significa creare un ecosistema dove chiunque, indipendentemente da etnia, orientamento o background, possa sentirsi accolt* e valorizzat*. Nei miei eventi, l’inclusione non è un concetto astratto: si vede nella scelta dei messaggi che comunichiamo e nelle vibrazioni che generiamo. L’obiettivo è quello di creare un luogo protetto in cui ogni ospite si possa realmente sentir liber* di essere sè stess*, senza paura del giudizio altrui. Ogni avventorem o avventrice deve sentirsi parte di qualcosa di più grande, dove le differenze non dividono ma uniscono. La chiave? Collaborazioni autentiche con le comunità e talenti che portino diversità e nuove prospettive sul palco e tra il pubblico.
E per quanto concerne la parità di genere? Sia per quanto riguarda il personale sia l’artistico.
Quello della parità di genere è un tema che obbiettivamente do abbastanza per scontato, anzi mi fa strano che nel 2024 ancora se ne parli. L’approccio a questo tema, nel mio settore, deve essere consapevole e continuo. Nei miei team, ogni scelta è guidata solo ed esclusivamente dal talento, mai da stereotipi. In consolle? Beh…Vale lo stesso principio: spazio a chi abbia qualcosa di autentico da offrire, a chi abbia qualcosa in più da esprimere, indipendentemente dal genere. Io ambisco a creare eventi che rompano gli schemi tradizionali, puntando su professionist* che mi possano aiutare in questa missione. Indi per cui li o le scelgo in base a ciò che creano, non in base a chi sono.
Come affronti tematiche quale l’impatto ambientale nelle tue serate e nei tuoi eventi?
Organizzare eventi sostenibili non è soltanto una scelta logistica, ma anche un atto di responsabilità verso il futuro. Ridurre l’uso di plastica, promuovere trasporti condivisi e materiali riciclabili sono passi concreti, ma tutto questo deve partire dal cuore, non da una strategia di marketing. Purtroppo, molti utilizzano la sostenibilità come facciata per vendere di più, ma così diventa un’arma a doppio taglio: la falsità prima o poi si ritorce contro. Quando scelgo di adottare pratiche “eco-friendly”, lo faccio con autenticità, perché credo davvero nel cambiamento. Non è una mossa per piacere di più, ma per fare meglio come persona e come professionista. Gli eventi devono essere un messaggio sincero, non un inganno vestito di “green” come fanno purtroppo molti miei collegh* in Italia.
A che punto siamo in Italia sul fronte sicurezza nei locali?
La sicurezza nei club va oltre il controllo all’ingresso. Significa educare, prevenire e creare ambienti dove il divertimento non sia mai sinonimo di pericolo. In Italia si è fatto molto, ma ci sono ancora lacune, soprattutto nella formazione del personale e nella gestione delle emergenze. Io spingo per locali che non siano soltanto sicuri, ma anche rispettosi: un luogo dove ogni ospite possa esprimersi liberamente senza il timore di essere giudicat* o – peggio ancora – minacciat*. Sicurezza è sinonimo di rispetto e consapevolezza. In Italia purtroppo vedo ancora locali che scelgono gli addett* alla sicurezza in base ad una unica metrica: quanto costano. In realtà lesinare sulla voce di costo “security” oggigiorno diventa sinonimo di “scarsa qualità”, il che si traduce in operatori/operatrici spesso non format* a dovere o con le giuste attitudini.
Salute mentale. Non se ne parla mai abbastanza. Come prevenire e curare un aspetto che può coinvolgere personale e artisti di un club?
La salute mentale è un tassello cruciale, spesso ignorato nell’industria della nightlife. Sarebbe esageratamente importante costruire ambienti di lavoro sani, con orari sostenibili e spazi di confronto. Nella società odierna, schiava delle performance, gli artisti e il personale vivono pressioni immense, tra aspettative e ritmi frenetici. Mi piacerebbe che le persone che collaborano con me sappiano che c’è sempre spazio per parlare e chiedere supporto, anche tra e con professionisti. Un club è anche una comunità: se stiamo bene dentro, questo si riflette in tutto ciò che creiamo.
La comunicazione come va modulata per lanciare i messaggi più adeguati in materia?
La comunicazione è il megafono del cambiamento. Personalmente credo in un linguaggio comunicativo diretto, empatico e visivamente potente. Non basta “postare”: bisogna coinvolgere il pubblico, ispirarlo e renderlo parte del messaggio. Parlare di inclusione, ambiente o salute mentale non deve sembrare una lezione noiosa, ma un dialogo vibrante, autentico, in linea con lo spirito delle serate. Ogni post, ogni flyer, ogni video deve raccontare una storia che possa lasciare il segno.
Quanto i social possono incidere – nel bene e nel male – in materia?
I social sono un’arma a doppio taglio. Possono amplificare il cambiamento, ma anche distorcere la realtà. Io li vedo come uno specchio della mia visione: uso i social per creare connessioni vere, diffondere consapevolezza e ispirare. Allo stesso tempo, dobbiamo stare attenti agli effetti negativi: l’ossessione per l’apparenza o la polarizzazione delle opinioni. La chiave è usare i social con autenticità, il mantra dovrebbe sempre essere “No Fake”, anche perché non bisognerebbe mai dimenticare che dietro e davanti allo schermo ci sono persone.
Dj donne. A che punto siamo? Ha ancora senso parlare di quote rosa o le donne adesso sono in console unicamente per meriti, non per altri fattori, l’estetica in primis?
Le donne stanno riscrivendo la storia della musica e della nightlife, ma c’è ancora tanto da fare. Le quote rosa hanno aiutato a rompere muri, ma il vero cambiamento arriverà quando non serviranno più, perché il talento sarà riconosciuto indipendentemente da tutto. L’estetica? Fa parte del mondo dello spettacolo, ma sarebbe bellissimo non fosse la chiave. Vorrei una nightlife dove le donne siano celebrate per la loro energia creativa e per la loro forza, non per come appaiono.
Quali le differenze tra Italia e resto del mondo in merito a queste tematiche?
All’estero spesso vedo una maggiore apertura, ma anche oltre confine i problemi esistono. L’Italia si sta evolvendo, ma con lentezza: c’è bisogno di spingere di più su educazione e sensibilizzazione. Mi piacerebbe vedere il nostro paese diventare un modello di inclusione, sicurezza e innovazione. Siamo conosciuti per la nostra creatività, sfruttiamola per cambiare le regole del gioco. O No?
Sei a conoscenza del progetto shesaid.so? Che cosa ne pensi?
Assolutamente sì, ed è una di quelle iniziative che mi ispirano. Shesaid.so sta facendo un lavoro incredibile nel creare una rete globale di supporto per le donne nella musica. È un esempio di come un’idea possa trasformarsi in un movimento che ispira e supporta. È quello che serve: unire le forze per ridefinire l’industria.
Quali sono gli eventi che Ale Big Mama sta producendo attualmente per sensibilizzare su queste tematiche?
Mi permetto di segnalarne due: il primo è La Merenda di Peppino, un format molto “eco-friendly” che valorizza la natura, nella fattispecie le colline e le sue eccellenze nel Monferrato-Casalese. È un invito a riscoprire la bellezza dello stare in compagnia all’aria aperta, sotto il sole, a degustare un buon bicchiere di vino e socializzare in modo genuino, avvolti da sonorità tech house. Un altro mio progetto è Tilt, evento itinerante che rappresenta un manifesto di libertà d’espressione. È un luogo protetto dove chiunque può sentirsi sé stess*, senza paura di giudizi. Tilt è un’esplosione di creatività artistica: unisce cultura e intrattenimento per celebrare l’unicità di ogni individuo. Entrambi i format abbracciano valori che vanno oltre il divertimento, creando consapevolezza e connessioni autentiche.