Come disse il buon vecchio Totò: la legge è legge. Creata dalle persone per le persone, bisogna assolutamente rispettarla. D’altronde l’articolo 3 della nostra Costituzione sancisce proprio l’uguaglianza di tutti i cittadini e le cittadine di fronte alla legge, senza alcuna distinzione. C’è da dire che se la legge è per le persone, queste ultime hanno nei suoi confronti non solo l’obbligo di rispettarla, ma anche quello di conoscerla; perchè si sa, la legge non ammette ignoranza.

La legge di Lidia Poët

Non è questa la sede in cui si vuole aprire un discorso decisamente più ampio ed importante e rispondere all’alquanto spinosa domanda: ‘la legge è davvero giusta per tutt*?’. Si vuole, tuttavia, offrire un semplice spunto di riflessione sull’impatto che quest’ultima ha avuto sulla vita delle persone; in particolar modo su quella dell’avvocatessa Lidia Poët, protagonista della nuova serie tv Netflix La legge di Lidia Poët. Arrivata alla sua seconda stagione, disponibile sulla piattaforma digitale di Netflix, la serie continua a seguire e narrare le vicende alquanto avventurose di Lidia che hanno come sfondo una Torino dell’Ottocento molto affascinante. La nuova stagione (per chi si fosse pers la prima, anche questa è disponibile sulla piattaforma digitale di Netflix) si apre con una nuova sfida per la giovane donna: entrare in Parlamento.

Ma partiamo dal principio. Lidia Poët, sorella minore di Enrico Poët, è una giovane donna, brillante, capace e caparbia, laureata in Giurisprudenza che si vede togliere da sotto il naso la sua iscrizione all’albo degli avvocati. Indovinate per quale motivo? Esatto, perchè è una donna. Una sentenza della Corte d’Appello dichiara illegittima la sua iscrizione. È costretta perciò a lavorare nello studio legale del fratello e nel frattempo preparare il suo ricorso per ribaltare la decisione della Corte.

Ahimè però, il suo ricorso è stato respinto. Ma questo non impedirà a Lidia di smettere di combattere; anzi, la spingerà ad essere ancora di più combattiva. Se è una legge che le impedisce (a lei e a tutte le donne) di potersi iscrivere all’albo degli avvocati ed esercitare la professione, allora è la legge che deve essere cambiata. Lidia incontra qui un ostacolo non da poco: per cambiare una legge bisogna entrare in Parlamento e qui, purtroppo, possono entrare solamente gli uomini. La nostra protagonista cerca di coinvolgere nelle sua battaglie anche il fratello Enrico, che però non è proprio delle stesse idee della sorella.

Lotta per l’emancipazione

Nella sua lotta per l’emancipazione troverà tantissime figure che le metteranno i bastoni tra le ruote; altre, invece, saranno disposte ad aiutarla. La sua battaglia personale si andrà ad intrecciare con varie vicende: i casi che si verranno a presentare allo studio legale di Enrico, le difficoltà familiari, l’amore che metterà Lidia di fronte alla famosa e quantomai ingiusta scelta tra amore e carriera (perchè non entrambe?). Questo continuo oscillare verso scelte opposte e all’apparenza inconciliabili, fanno di Lidia un personaggio completo, pieno di sfaccettature, in cui è facile immedesimarsi ed è impossibile non fare il tifo per lei.

La legge di Lidia Poët è un prodotto accattivante, divertente e bello da vedere. Le scenografie, i costumi e le musiche contribuiscono ad impacchettare una serie tv che, anche se non segue perfettamente le vicende storiche (perchè sì, il personaggio di Lidia Poët è realmente esistito. È stata la prima avvocata d’Italia), riesce nel suo intento: essere vista tutta d’un fiato. Il tutto si va ad intrecciare con tematiche più serie e contemporanee, come la lotta per l’emancipazione e la creazione di una propria identità. Lidia Poët è stata e continua ad essere fonte di ispirazione per tutte le donne, per il suo coraggio e la sua determinazione nel seguire i propri sogni e i propri valori.

Condividi: