Nonostante i recenti scandali, primo tra tutti il Pandoro Gate che ha visto come protagonista l’influencer Chiara Ferragni, la fiducia nei/nelle content creator non accenna a diminuire.

Lo ha rivelato l’indagine Ipsos per Stardust, presentata in occasione dell’Influencer Marketing24 organizzato da UPA – Utenti Pubblicità Associati, la quale esplora l’evoluzione del ruolo di influencer e creator in parallelo al cambiamento delle abitudini del pubblico. Il campione preso in analisi comprende 1500 utenti social tra i 16 e i 65 anni, sebbene 800 di questi ha perlopiù tra i 16 e i 28 anni.

Lo studio ha evidenziato che tra i/le partecipanti, circa il 48% segue influencer e creator, il 42% guarda i loro contenuti (foto, video, reel e chi più ne ha più ne metta) e il 21% lascia un commento, elemento fondamentale per aumentare l’engagement.

La cosa che ha colpito di più è il fatto che, nonostante i molteplici casi in cui gli/le influencer hanno dimostrato poca trasparenza e chiarezza nei confronti dei/delle loro follower, quest* ultim* continuano a seguirl* e credere ancora nelle attività e nei prodotti che sponsorizzano: il 32% dei 1500 utenti social intervistat* ha un’opinione positiva o molto positiva, il 36% è neutrale, mentre solo il 29% ha un’opinione negativa. 

Money, money, money

Come suggerisce il nome, il compito degli/delle influencer è influenzare, e non si tratta solo di promuovere prodotti, ma di modellare abitudini, pensieri e ideali delle milioni di persone che li/le seguono giornalmente.

Per comprendere meglio la portata immensa di questo fenomeno, vi riporto alcuni dati. Nel 2024 sono più di 5 miliardi gli/le utenti sui social network. Stiamo parlando di più del 62% della popolazione globale. Se negli anni ’90, quando vennero creati, i social erano solo delle piattaforme utili per conoscere persone da tutto il mondo, oggi sono diventati parte integrante della nostra vita quotidiana generando un giro d’affari di, almeno, mille miliardi di dollari.

Il potere degli/delle influencer

Ora, considerando il numero degli/delle utenti che ogni giorno accede ai social network, è più semplice intuire il potere in mano agli/alle influencer e creator che hanno fatto di queste piattaforme un vero e proprio lavoro, con un’impennata specialmente negli ultimi tre anni. Tra i/le loro follower, c’è chi li/le segue per puro intrattenimento (56%), perché magari attratt* dal modo in cui si espongono e trattatano determinati argomenti (40%), oppure per avere consigli per gli acquisti (38%) o ancora per avere gli ultimi aggiornamenti su trend e gossip (33%). Insomma, il potere degli/delle influencer è immenso. 

Sempre dall’indagine Ipsos emerge che il 90% degli/delle utenti ha compiuto un’azione in seguito ai loro contenuti: seguire un suggerimento, cercare informazioni su un prodotto, approfondire un argomento, effettuare acquisti. Ma, se da un lato aumenta la consapevolezza nelle proprie scelte di consumo (l’84% del campione si dice più sensibile alle tematiche green), dall’altro non diminuisce la fiducia in queste figure, sebbene negli anni ne abbiano combinate di tutti i colori.

Ferragni e Pandoro Gate: il libro di
Selvaggia Lucarelli

Imprenditrice, influencer, blogger e amministratrice delegata di due aziende con un patrimonio che, secondo le stime, sarebbe di circa 40 milioni di euro.

Chiara Ferragni, conosciuta come la regina degli e delle influencer, per anni idolatrata dalle giovanissime (ma non solo), si è persa in un errore di comunicazione. Dopo lo scoppio del caso, alla fine del 2023, passato alla storia come Pandoro Gate, per le accuse di presunta truffa continuata a aggravata riguardo la vendita dei pandori Balocco e delle uova di Pasqua Dolci Preziosi nel 2021 e 2022, Chiara Ferragni si sfoga sui social con un video in tuta grigia in cui parla di un errore in buona fede. Un errore che le ha fruttato 1.075.000 di euro, ai quali va aggiunto, come specificato nel provvedimento, 400.000 euro, più Iva.

Nel suo libro edito Paper First, Il vaso di Pandoro, la giornalista Selvaggia Lucarelli ha analizzato l’inciampo dell’imprenditrice digitale di fama internazionale multata dall’Antitrust per promozione ingannevole con l’accusa di aver spacciato un’operazione commerciale per un’iniziativa benefica destinata alle cure per i bambini malati di tumore. Nel libro si analizzano i segnali di una rovinosa caduta, iniziata con un’ostentazione assillante del privilegio e conclusasi con un tentativo di attivismo e beneficenza poco chiara.

L’inchiesta che ha cambiato per sempre il mondo degli influencer, imponendo più di una riflessione su come sia pericoloso, oggi, maneggiare un successo così incorporeo da svanire in un click. Fino a un’angosciante conclusione: quel vaso di Pandoro, che sia sigillato o rovinosamente aperto, riguarda tutti noi.

La nuova legge australiana

In merito all’uso delle piattaforme social, è notizia degli ultimi giorni la nuova legge australiana che vieta l’uso dei social per i minori di 16 anni. Si tratta della prima normativa che su questo tema impone l’età minima più alta rispetto a qualsiasi altro Paese al mondo. Il primo ministro Anthony Albanese ha spiegato che questa legge è necessaria per proteggere i giovani dai potenziali danni dei social media:

Vogliamo che i nostri figli abbiano un’infanzia e che i genitori sappiano che li sosteniamo.”

La nuova legislazione entrerà in vigore nei prossimi 12 mesi e riguarderà tutti i principali social: Snapchat, TikTok, Facebook, Instagram e X. Sono esentate le piattaforme di gioco e di messaggistica, così come i siti a cui si può accedere senza un account, il che significa che YouTube, ad esempio, verrà probabilmente risparmiato.

Per verificare l’età degli/delle utenti verrà implementata una nuova tecnologia che verrà testata nei mesi seguenti. Tuttavia, sono molti i ricercatori che si sono mostrati scettici su questo, avvertendo che non ci sono garanzie che questa effettivamente funzionerà, in quanto potrebbe essere facilmente aggirata mediante l’uso delle VPN, nascondendo così la posizione di un utente e far sembrare che stia effettuando l’accesso da un altro Paese.

Alcuni esperti hanno anche sottolineato che il divieto è una misura troppo brusca per affrontare efficacemente il problema, finendo per causare l’effetto opposto e spingendo i bambini verso gli angoli meno regolamentati di Internet.

L’esperimento italiano e i rischi legati all’esposizione precoce ai social media

Simile al caso australiano è la petizione lanciata in Italia a settembre 2024 da un gruppo di pedagogisti, psicoterapeuti, neurobiologi e neuropsichiatri infantili per chiedere al governo il divieto all’utilizzo degli smartphone e dei social a chi ha rispettivamente meno di 14 e 16 anni.

Se è vero che spesso le tecnologie migliorano la qualità della vita, questo non accade quando si parla di educazione nella prima infanzia e nella scuola primaria. I bambini e le bambine che utilizzano strumenti tecnologici e interagiscono con gli schermi subiscono due danni: uno diretto, legato alla dipendenza, e l’altro indiretto, perché l’interazione con gli schermi impedisce di vivere nella vita reale le esperienze fondamentali per un corretto allenamento alla vita.”

L’uso precoce dei social comporta rischi significativi, tra cui la dissociazione dalla realtà che immerge i più giovani in un contesto virtuale, conducendoli ad un graduale isolamento che può sfociare in situazioni estreme, come nel caso degli hikikomori

Per evitare questo, in Italia un gruppo di preadolescenti sta partecipando all’esperimento sociale Aspettando lo smartphone. Avviato due anni fa in alcune scuole del milanese, il progetto coinvolge delle famiglie che hanno scelto di posticipare l’introduzione dello smartphone nella vita dei propri figli, i quali vivono con un cellulare che gli consente solo di chiamare e inviare SMS.

Secondo un report dell’Università Bicocca, la diffusione di questi dispositivi tra gli studenti è in costante aumento: il 70,7% dei ragazzi ne possiede uno già in prima media, percentuale che sale all’88,1% in seconda, con un preoccupante 13% che inizia a usarlo già in terza o quarta elementare

Smartphone e adolescenti: tra esclusione e consapevolezza

Nonostante l’apprezzamento generale, l’esperimento non è privo di difficoltà. “A volte mi sento esclusa”, racconta una ragazza, evidenziando come l’assenza dello smartphone renda complicata la comunicazione con i compagni: “Scrivono tantissimo, e noi restiamo sempre un po’ indietro”. Tuttavia, i partecipanti riconoscono i vantaggi di limitare l’uso della tecnologia:

I ragazzi della nostra età vogliono il telefono per sentirsi grandi, ma in realtà non serve così tanto. Noi viviamo bene anche senza”.

Progetti come Aspettando lo smartphone sono e saranno fondamentali per i giovani in quanto, nonostante il senso di esclusione che può derivare dall’assenza di uno smartphone, aiutano a promuovere una maggiore consapevolezza sull’uso della tecnologia, mostrando che la propria identità e il proprio valore non dipendono da uno schermo o da una notifica, ma da esperienze e relazioni reali.

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