Prima ancora di Roma (ne abbiamo parlato qui), già nel 2015 il Comune di Milano aveva promosso una sua Food Policy per rendere più sostenibile il sistema alimentare della città, promuovendo un approccio alle questioni agro-alimentari che fosse multidisciplinare e partecipato e nel quale il Comune ha assunto un ruolo di stimolo e facilitazione.

La riduzione dello spreco alimentare è una delle priorità della Politica Alimentare e si sviluppa attraverso l’ingaggio di diversi attori locali come centri di ricerca, istituzioni, settore privato, fondazioni ed attori sociali.

Tra le tante iniziative poste in essere dalla municipalità meneghina, spicca quella per combattere gli sprechi alimentari, che peraltro ha vinto l’Earthshot Prize, il premio Istituito dalla Royal Foundation destinato a ricompensare soluzioni innovative in grado di intervenire a tutela dell’ambiente.

Il tema è di grande attualità e importanza (lo abbiamo trattato anche in questo blog: qui e qui), come conferma l’istituzione della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare, che si tiene ogni anno il 5 febbraio. La soluzione pensata dal Comune di Milano è innovativa e rivoluzionaria. Oltre che molto efficace, avendo permesso di salvare più di 10 tonnellate di cibo al mese, assicurando in un anno un flusso di 260.000 pasti equivalenti, che hanno raggiunto 3.800 persone, grazie al contributo di 20 supermercati, 4 mense aziendali e 24 enti del Terzo settore.

Tutto è partito nel 2016, quando il Comune di Milano, Assolombarda e Politecnico di Milano hanno condiviso il protocollo di intesa ZeroSprechi con l’obiettivo di ridurre lo spreco di cibo e innovare le modalità di recupero degli alimenti da destinare agli indigenti, progettando e sperimentando un modello di recupero e ridistribuzione delle eccedenze alimentari basato su reti locali di quartiere.

Il Comune ha individuato uno spazio pubblico non utilizzato all’interno di un Municipio e lo ha reso disponibile come hub del progetto per lo stoccaggio e la distribuzione degli alimenti recuperati alle Onlus del territorio.

Il Politecnico di Milano ha elaborato uno studio di fattibilità della rete, monitorato l’operatività dell’hub e gli impatti generati dal progetto per 12 mesi, costruendo un modello logistico estendibile e replicabile in altri quartieri di Milano.

Assolombarda ha coinvolto alcune aziende del territorio e ha promosso e condiviso con gli altri partner il bollino ZeroSprechi. Banco Alimentare della Lombardia, vincitore del bando di assegnazione dell’hub, ha garantito la gestione operativa e quotidiana del modello elaborato dal Politecnico, recuperando le eccedenze alimentari e distribuendole alle strutture caritative partner del territorio.   

Il progetto ha dato buoni frutti e ormai ha preso piede, con l’installazione di nuovi Hub anche in altri quartieri della città.

Gli Hub sono allestiti con una cella frigorifera per la gestione del cibo fresco, ma ospitano anche cibo secco e confezionato. C’è poi una postazione amministrativa per la gestione dell’archivio e delle procedure. Per il trasporto viene utilizzato un furgone con cella frigorifera, che recupera le eccedenze dai supermercati (la mattina), stoccandole negli Hub per la ridistribuzione alle Onlus. Nel pomeriggio si aggiunge un altro veicolo adibito al recupero delle eccedenze dalle mense aziendali, distribuite direttamente alle realtà non profit.

Inoltre, nel progetto è previsto il bollino ZeroSprechi, promosso da Assolombarda per dare visibilità alle imprese virtuose, che assumono un ruolo attivo nel processo. Ideato dal Gruppo Armando Testa, il bollino è funzionale a diffondere le buone pratiche e una cultura del dono del cibo e della riduzione dello spreco.

L’aspetto più interessante dell’iniziativa descritta è la sua multi-finalità: non solo si recuperano alimenti che andrebbero sprecati, non solo si crea un indotto con la filiera del recupero, non solo si favorisce un ritorno di immagine alle imprese coinvolte, ma si attua anche una politica sociale, che va a favore degli indigenti.

Nell’ambito delle azioni contro lo spreco alimentare, l’iniziativa ZeroSprechi non è l’unica. Anzi, come si è avuto modo di notare negli articoli dedicati (citati sopra), le operazioni di questo tipo sono tante e variegate.

Tra queste, preme segnalarne una, per la sua semplicità: si chiama Too Good To Go ed è un’app con la quale è possibile individuare esercizi commerciali della ristorazione che hanno cibo in eccesso e quindi acquistare un pacchetto misterioso di cibo da consumare in giornata, ma con un prezzo estremamente favorevole rispetto al suo reale valore di mercato. A Roma è già molto diffusa ed è possibile fare grandi affari.

In questo modo il consumatore risparmia, il venditore recupera qualcosa e si riducono gli sprechi, contribuendo a rendere più razionale la gestione degli esercizi commerciali. Vincono tutti.

Lo spreco alimentare, si sa, è una follia inaccettabile. Ma per combatterlo bastano un po’ di idee e la giusta intraprendenza.

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