Chi ha paura dell’Intelligenza Artificiale? Quanto sono fondate le inquietudini sul rischio che le macchine intelligenti diventino la specie dominante al posto nostro? Lo spazio virtuale potrà mai diventare un luogo di esperienze, di emozioni, di incontro con l’altro da sé, magari più profondo perché libero dalle barriere fisiche?

Queste le domande su cui riflettiamo oggi in compagnia di Marco Maurizi, filosofo e blogger, che inizia con una considerazione destabilizzante: la stessa definizione di intelligenza è incerta, e con essa la possibilità di concettualizzare la differenza – e le possibilità di relazione – tra quella umana e quella non umana, sia essa animale o algoritmica.

L’intelligenza artificiale nella letteratura e nel cinema

Certo è che la letteratura e il cinema di fantascienza ci rimandano da sempre un senso di minaccia legato all’idea di macchina pensante. Temiamo che ciò che è nato come uno strumento della specie umana possa finire per sovrastarla e asservirla. Ma questa, avverte Marco, non è che la proiezione fantastica di un sistema produttivo in cui le macchine servono effettivamente ad espropriare le energie e le progettualità di molti per il profitto di pochi. Uscendo da questa logica, potremmo immaginare una società in cui non solo le macchine servono al bene comune, ma ogni individuo – umano, animale, anche artificiale quando l’IA si sarà evoluta fino a quel punto – sia titolare di diritti in quanto capace di autodeterminarsi e di relazionarsi con gli altri.

E cosa dobbiamo aspettarci invece da quello che appare come un campo di applicazione dell’IA pressoché illimitato, la possibilità di ampliare l’esperienza umana creando ambienti virtuali? Questo genere di esperienze è destinato a rimanere deficitario, come la didattica a distanza che abbiamo conosciuto durante la pandemia rispetto alla vera vita scolastica? Forse le generazioni future vivranno la dimensione virtuale in modo diverso da chi si è format3 in un tempo analogico, perché la specie umana continuerà ad evolvere – come ha sempre fatto da quando esiste – insieme alle sue tecnologie. Imparando magari a mettere da parte una volta per tutte l’idea di poter invadere e controllare attraverso la tecnologia gli spazi, le vite e le coscienze altrui.

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